lunedì, Aprile 29, 2024
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Riaprono le visite alla dimora di Gabriele D’Annunzio di Gardone Riviera. Ma prezzi alti e calo delle visite preoccupano. Il nuovo Governo dovrà risolvere l’annosa questione della Fondazione Tra le novità l’«Olio del Vate» Da risolvere il caso della «Col

Vittoriale, risveglio a primavera

Primavera: il turismo sul Garda si risveglia e con esso anche le visite al Vittoriale. Soprattutto da parte delle scolaresche in gita. Lo scorso anno i visitatori della casa di Gabriele d’Annunzio sono stati 151 mila. Un buon numero. Tuttavia centomila in meno rispetto alla fine degli anni Ottanta. Va rilevato che nell’ultimo decennio il calo è stato costante: nel 1997, ad esempio, i visitatori furono 173 mila. La ragione? Difficile dire. Ha inciso sicuramente la crisi generale. E conseguentemente il costo dei biglietti d’ingresso: 7 euro per ammirare solamente i parchi, 11 per la visita del Vittoriale e della casa (8 ridotto per studenti e anziani), 16 euro per Vittoriale, casa e Museo della guerra (11 ridotto). In sostanza una famigliola di tre persone che voglia entrare al Vittoriale (esterno) e nella casa deve spendere 33 euro. Se poi l’ipotetica famigliola vuol vedere tutto ciò che è possibile, deve disporre di 48 euro (al lettore l’equivalenza con le vecchie lire). Non per nulla sono sempre più numerose le persone che raggiungono il botteghino e poi decidono di non visitare il monumento. Il cantiere del Vittoriale ha in corso la sistemazione del tetto della Prioria (preventivo 70.000 euro); e lavori di manutenzione saranno effettuati sulla Nave Puglia. Naturalmente, come ogni primavera, sono previsti anche interventi nei giardini. Infine è stato predisposto l’inventario dei danni provocati dal sisma del novembre 2004, per ottenere i necessari finanziamenti e quindi effettuare le opere di ripristino. Tra le recenti novità va segnalato anche il protocollo d’intesa (durata cinque anni) con l’Aipol, la Comunità montana e la Latteria turnaria di Tignale per la gestione dell’uliveto e la produzione di olio d’oliva biologico etichettato «Vittoriale». Fra pochi anni, quindi, non appena tutti gli ulivi produrranno frutti biologici, verrà messo in commercio l’«olio del Vate». Il calo dei visitatori non può non preoccupare considerato, per contro, la grande fortuna che sta conoscendo il turismo culturale. Anche perché le potenzialità della casa di Gabriele d’Annunzio sono ancora molte. E si pensi alla Torre San Marco, non sfruttata adeguatamente, chiusa di giorno, e che potrebbe diventare la cerniera per incentivare i visitatori a scendere da Gardone Sopra a Gardone Sotto, percorrendo la bellissima strada della Torricella, e successivamente raggiungere anche il sempre meno frequentato lungolago, fermandosi qualche ora in più, a vantaggio di bar e ristoranti. Per non dire dei convegni internazionali, in collegamento con le università europee, che potrebbero animare le mezze stagioni, quando gli alberghi sono aperti e il flusso turistico è al minimo. E ancora «Suoni e luci», suggestiva visita notturna ai parchi e ai monumenti esterni del Vittoriale. E per ultima, ma non ultima, la mancata caratterizzazione degli spettacoli estivi, spesso assai banali, quasi usciti dal circuito delle grandi manifestazioni (si pensi al concerto «Rock nazi» che lo scorso anno ha creato problemi, stigmatizzato con un grande servizio anche dal «Corriere della Sera»). Resta poi sempre aperta la questione della «Collezione Sciltian», chiusa da tempo. Già sette anni fa venne proposto, come alternativa al Vittoriale, che la Collezione Sciltian fosse eventualmente ceduta in comodato all’Amministrazione comunale per l’allestimento del Museo Sciltian a Villa Alba, sia pure in via sperimentale. Ben 186 cittadini gardonesi firmarono una petizione (alla quale non venne prestata attenzione, e naturalmente fu poi dimenticata!), affinché tale Collezione non venisse dispersa. Molti ora si chiedono perché la pregiata raccolta (valore di milioni di euro, cioè miliardi di lire) donata a Gardone Riviera non venga aperta al pubblico, mentre il Vittoriale ospita mostre di dubbio gusto e scarso interesse, come quella dello scorso anno di sculture moderne intitolata «Meccaniche delle meraviglie»! LA NUOVA GESTIONE. Il futuro della casa di Gabriele d’Annunzio dipenderà dall’assetto istituzionale. Nell’autunno del 1999, quasi sette anni fa, veniva annunciata la svolta gestionale del monumento, affidato all’Università (di Brescia) per essere potenziato come Centro di ricerca. Ma ecco quanto prevede la disposizione governativa all’articolo 3 dello «Schema di decreto legislativo recante riordinamento del sistema degli Enti pubblici nazionali non previdenziali, in attuazione degli articoli 11, comma 1, lett. B, e 14 della Legge 15 marzo 1997, m. 59»: «Gli enti di cui alla tabella B allegata alla legge (23 enti fra cui, appunto, il Vittoriale degli Italiani), sono trasformati, a decorrere dall’1 gennaio 2001, in strutture scientifiche, dotate di autonomia amministrativa e contabile delle Università del luogo ove gli enti stessi hanno sede, ovvero, nel caso di più istituzioni universitarie, di quella di più antica istituzione, ovvero, ancora, di consorzi universitari anche appositamente istituiti. La trasformazione opera a condizione che l’Università o il consorzio, previamente interpellati dal presidente del Consiglio dei ministri, abbia espresso il proprio assenso». Per contrastare l’assegnazione all’Università di Brescia, la presidente del Vittoriale, Annamaria Andreoli, e il Consiglio di amministrazione misero a punto, per tempo, la pratica al fine di ottenere la cosiddetta gestione «privata», o meglio l’autonomia gestionale e poter così continuare senza limiti di tempo ad amministrare il «principato» dannunziano. Anche alcuni funzionari del Ministero ai Beni culturali si schierarono a favore della cosiddetta «gestione privata» e fecero ricorso contro la decisione del Tar di Brescia, il quale aveva deliberato che l’ente universitario, pur non avendo la cattedra di Lettere, possedeva tutti i titoli per concorrere al conferimento della Fondazione del Vittoriale degli Italiani, come previsto dal decreto legislativo. L’assurdo ricorso, promosso da alcuni funzionari – come si è detto -, fu bloccato dall’Avvocatura di Stato su iniziativa dello stesso ministro e della Presidenza del Consiglio. L’Avvocatura, infatti, si rese conto che l’Università possedeva e possiede tali titoli. Pertanto l’Università di Brescia venne riammessa a concorrere, a piena ragione, alla gestione dell’istituzione gardonese, opportunità quindi ancora oggi valida. Una ferma opposizione alla «privatizzazione», decisa dal Consiglio di amministrazione del Vittoriale, venne espressa dal presidente dell’Azienda di promozione turistica di Brescia, Maurizio Banzola (all’epoca membro del Consiglio stesso), il quale chiese che il problema venisse esaminato alla luce dei benefici che l’assegnazione all’Università avrebbe apportato sia al Vittoriale sia all’intera comunità gardesana. Sostennero, invece, la cosiddetta «privatizzazione», oltre al sindaco di Gardone Riviera Sandro Bazzani, i presidenti dell’Amministrazione provinciale Cavalli e della Camera di commercio Bettoni, mentre il sindaco di Salò si riservò di approfondire la questione. PROROGHE ASSURDE. La vicenda ha tutti i tipici connotati di una malastoria italiana. Riconosciuti i titoli dell’Università di Brescia per amministrare e organizzare il Vittoriale, al fine di bloccare il ricambio e favorire la continuità gestionale da parte del vecchio Consiglio, per ben sette anni è stata decisa la proroga, di anno in anno, del Consiglio di amministrazione in carica (e quindi della presidente Andreoli): sette anni di rinvii! La soluzione definitiva venne demandata nel 2003 all’assessore alla Cultura della Regione Lombardia, prof. Ettore Albertoni, esponente della Lega Nord. Albertoni, in visita nel mese di febbraio del 2004 sul Garda, dichiarò che avrebbe risolto il problema giuridico del Vittoriale in un paio di mesi, riconvocando le parti. Ma Albertoni non mantenne l’impegno. La «Rassegna dannunziana», edita a Pescara dal Centro studi su Gabriele d’Annunzio, scrisse nell’autunno di quell’anno che aumentava «sempre più la possibilità che tutto continuasse secondo i disegni della professoressa Andreoli, che forse riuscirà a gestire a vita il Vittoriale». I fatti sembrano avvalorare l’ipotesi. Resta da chiedersi chi al Ministero abbia tanto potere da ostacolare – contro la volontà degli stessi ministri – la più ovvia delle soluzioni per il rilancio del Vittoriale: quello dell’assegnazione all’Università di Brescia. Nel gennaio di quest’anno è stata decisa l’ultima (forse solo in ordine di tempo) proroga di dodici mesi, così che tuttora la conduzione continua ad essere affidata al vecchio Consiglio di amministrazione, sempre presieduto da Annamaria Andreoli. E a fine anno che cosa accadrà? Una nuova proroga? O la gestione sarà affidata definitivamente all’attuale Consiglio, estromettendo l’Università? O verrà creato un «carrozzone» sul quale, per non scontentare nessuno, saliranno gli attuali consiglieri e i rappresentanti dell’ente universitario? Molto dipenderà, ovviamente, dalla volontà degli enti pubblici bresciani e dal peso che la stessa Università saprà mettere in campo. FALSE NOTIZIE. Per favorire la scelta, per così dire «privatistica», è stata attuata anche un’opera di disinformazione da parte di quanti sono interessati a tale soluzione. Tra le incredibili notizie fatte circolare dai rappresentanti gardonesi vi è stata anche quella che il passaggio del Vittoriale all’Università favorirebbe il trasferimento a Brescia «di tutto». E non si capisce se per «tutto» s’intendano addirittura le strutture monumentali e le dotazioni museali! Al contrario, vi sono persone che sostengono, per conoscenza diretta, che l’Università sarebbe in grado di promuovere convegni internazionali i quali favorirebbero pure il turismo alberghiero, oltre all’attuazione di una seria politica culturale attraverso collane scientifiche per approfondire l’arte e la storia del periodo dannunziano, come non avviene ormai da molti anni, collegando il Vittoriale alle istituzioni culturali storiografiche e letterarie europee. L’Università, anche a giudizio di molti dannunzisti, è l’unica istituzione che avrebbe le capacità di assicurare un futuro di livello scientifico e promozionale. Mentre l’affidamento a un’associazione di diritto privato assumerebbe un significato strettamente localistico e risentirebbe fatalmente degli interessi che stanno alla base dei sette anni di rinvii e proroghe. Il nodo dovrà essere comunque sciolto dal Governo che uscirà dalla consultazione di aprile, e in particolare dal nuovo ministro ai Beni culturali.

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