Mancano risorse: lettera alle autorità dell’ex sindaco Vitello

Lonato, un appello: «Salvare la Da Como»

26/01/2003 in Cultura
Di Luca Delpozzo

È un gri­do d’allarme quel­lo che arri­va dal­la cit­tad­i­na garde­sana. Riguar­da il pre­sente e il futuro del­la più pres­ti­giosa isti­tuzione cul­tur­ale lonatese: la fon­dazione Ugo Da Como. Lo lan­cia Euge­nio Vitel­lo, un lun­go impeg­no civi­co come sin­da­co per due lus­tri del paese, un pre­sente da com­mer­cial­ista che gli com­por­ta anche l’incarico di revi­sore dei con­ti del­la fon­dazione. Ma è il lonatese Vitel­lo, il cit­tadi­no, a spinger­lo a pren­dere posizione, a lan­cia­re un acco­ra­to appel­lo al sin­da­co, alla Giun­ta, agli ammin­is­tra­tori, affinchè sostengano conc­re­ta­mente un’istituzione di alto val­ore cul­tur­ale e sci­en­tifi­co e la cui val­oriz­zazione può diventare van­to ma anche risor­sa eco­nom­i­ca. Tut­to ruo­ta attorno al fat­to che l’evoluzione delle situ­azioni, dai tem­pi del sen­a­tore Ugo Da Como a oggi, è sta­ta tale da richiedere impeg­no di per­son­ale qual­i­fi­ca­to, di dotazioni, stru­men­ti, capac­ità che richiedono disponi­bil­ità eco­nomiche sem­pre cres­cen­ti. Ma la fon­dazione non dispone di risorse suf­fi­ci­en­ti e ciò causa la lenta, inesora­bile, ago­nia dell’istituzione, alla quale Lona­to e i lonate­si non pos­sono assis­tere pas­si­va­mente. Da queste con­sid­er­azioni è sca­tu­ri­ta una lun­ga let­tera ind­i­riz­za­ta a sin­da­co, Giun­ta, capi­grup­po con­sil­iari. Si trat­ta di un appas­sion­a­to appel­lo affinchè il Comune sosten­ga finanziari­a­mente la Da Como, spon­sorizzi un’azione di incen­ti­vazione delle vis­ite, specie di quelle sco­las­tiche e più in gen­erale delle attiv­ità del­la fon­dazione. «Il muta­to con­testo sociale ed eco­nom­i­co — spie­ga Vitel­lo — ha via via inde­boli­to le occa­sioni di red­di­tiv­ità, oltre­tut­to imp­ri­gion­ate nelle scelte dai vin­coli imposti dal­la natu­ra di ente morale. Fino­ra solo un’oculata ges­tione ammin­is­tra­ti­va, l’appassionata opera dei col­lab­o­ra­tori di ieri e di oggi, l’apporto nel pas­sato di gen­erosi volon­tari e quel­lo attuale dell’Associazione ami­ci del­la fon­dazione han­no con­sen­ti­to una ges­tione deco­rosa nel rispet­to del­la volon­tà del fonda­tore. Ora però l’esiguità dei con­tribu­ti statali e region­ali non con­sentono più, a dif­feren­za del pas­sato, di sostenere la quo­tid­i­ana oper­a­tiv­ità tenu­to con­to delle accresciute esi­gen­ze ges­tion­ali, degli adem­pi­men­ti nor­ma­tivi, delle incomben­ze ammin­is­tra­tive, delle neces­sità pro­mozion­ali, di quelle di manuten­zione degli immo­bili, arre­di, del pat­ri­mo­nio artis­ti­co. La soprav­viven­za del­la fon­dazione che non è più lega­ta ai con­tribu­ti e al pat­ri­mo­nio fon­di­ario, può dipen­dere solo dal volon­tari­a­to e dalle vis­ite e dall’insopprimibile e indero­ga­bile con­trib­u­to morale e finanziario del Comune. Cre­do che il fonda­tore non a caso abbia inser­i­to il pri­mo cit­tadi­no lonatese nell’elenco dei con­siglieri di dirit­to del­la fon­dazione. Il pres­ti­gio, l’utilità morale, cul­tur­ale ed eco­nom­i­ca che pos­sono essere mes­si a dis­po­sizione non pos­sono con­sen­tire all’amministrazione locale di trascu­rare ogni pos­si­bil­ità di rilan­cio o di assis­tere pas­si­va­mente alla lenta, inesora­bile ago­nia del­la sua vital­ità. Da qui la richi­es­ta di val­utare la pos­si­bil­ità di inter­ven­to». Vitel­lo indi­ca anche una stra­da pre­cisa. È quel­la di ricon­ver­tire la accettan­do quel declas­sa­men­to che è nei fat­ti. Insom­ma, orga­niz­zare una man­i­fes­tazione di un sol giorno, man­te­nen­do solo gli aspet­ti tradizion­ali, riducen­do il deficit che viag­gia fra 150 e 200 mil­ioni di lire l’anno, per des­tinare i fon­di alla Da Como, cus­tode di tesori cul­tur­ali invidiati da molti.

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