lunedì, Luglio 7, 2025
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Se n’è parlato a Salò al convegno sugli ultimi giorni della Rsi. Roberto Chiarini: «Condividere i valori della Costituzione»

Valtellina, l’ultima roccaforte per il Duce

Estate ’44. Liberata Roma, gli Alleati risalgono la Penisola combattendo, mentre le forze del Reich e le truppe collaborazioniste della Rsi di Benito Mussolini ripiegano verso la pianura del Po. Nel clima che sembra preludere allo sfondamento del fronte italiano e al crollo della Repubblica di Salò, il Partito fascista repubblicano si impegna a facilitare la ritirata al nord, a sistemare le migliaia di sfollati nelle federazioni del nord, a organizzare il successivo deflusso in Germania. Fra giugno e agosto del 1944 vengono diramate istruzioni e itinerari per il ripiegamento che sollecitano gli iscritti a dichiararsi per la continuazione della resistenza a fianco dei camerati tedeschi o per la mimetizzazione dietro le linee. Per chi intende proseguire, la via indicata è quella del territorio Veronese, poi del Brennero.A inizio settembre, cambio della strategia: niente ritirata verso il Reich, ma primi cenni a una difesa estrema, in una roccaforte da predisporre nelle montagne tra il Comasco e la Valtellina. Per tutto l’inverno, i mezzi e gli uomini armati (in particolare delle Brigate nere toscane) sono concentrati in valle. L’obiettivo: allestire a Sondrio la sede del governo e la residenza del Duce. Il piano è di rimanere in Italia, in una fortezza naturale, a ridosso del Tirolo, evitando il destino dei francesi Petain e Laval, ex collaborazionisti, scavalcati da filonazisti e deportati in Germania. Le ultime disposizioni sono diramate nella riunione del direttivo del Pfr del 3 aprile ’45. Un’ispezione è condotta in loco da Alessandro Pavolini; un battaglione di «Milice francaise» è avviato in valle il 14 e ulteriori accordi coi tedeschi vengono stabiliti lo stesso giorno. Il 23 il comandante militare del «ridotto» riceve gli ultimi ordini operativi da Mussolini. Tutto sembra pronto, invece il 25 ordina «precampo Como», per riunire i fascisti. Gli eventi finiscono di spingerlo sulla strada di Dongo, a poca distanza dalla Valtellina.Marino Viganò, ricercatore in Storia militare dell’Università di Padova e autore di numerose pubblicazioni, ha rivissuto gli ultimi giorni della Rsi al convegno di Salò (svoltosi nel salone della Domus) che aveva l’obiettivo di riannodare i fili tra il Garda e il lago di Como, itinerario finale di Mussolini. Gianni Scipione Rossi, giornalista, vicedirettore dei Servizi parlamentari della Rai, ha parlato dei rapporti italo-tedeschi nei diari di Serafino Mazzolini, ministro degli Esteri della Rsi fino alla morte per malattia, nel febbraio ’45, che, in continuo contatto con l’ambasciatore Rahn, ha registrato quotidianamente le difficoltà politiche e amministrative con le forze occupanti.Aldo Alessandro Mola ha invece parlato delle varie anime della Resistenza: dalle posizioni moderate che emergono nel ’44, riconducibili al Partito d’azione, a quelle più rigide dei mesi successivi. Finchè il 5 maggio il controllo del territorio passò nelle mani degli Anglo-americani.Giuseppe Parlato, preside della Facoltà di lingue e letterature straniere all’Università «San Pio V» di Roma, ha illustrato le ultime ricerche su strutture, momenti e personaggi che, sul finire della Rsi, si impegnarono a dare un futuro al fascismo che stava morendo, ricordando in particolare la figura di Pino Romualdi.Roberto Chiarini, responsabile del Centro studi di Salò, ha tenuto la sua relazione al mattino, anzichè nel pomeriggio. Il professore ha detto che, nella memoria antifascista, c’è stata una componente programmatoria (guardare al passato per trarre indicazioni e stimoli sul futuro), mentre quella neofascista ha un carattere esistenziale (la ricerca della propria identità, senza implicazioni di impegno politico per il domani). A suo giudizio, per giungere a una pacificazione occorre da un lato riconsiderare lo spirito di dedizione e il senso della Patria di quanti aderirono alla Rsi, e, dall’altro, condividere i valori di base della Costituzione.

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