venerdì, Dicembre 8, 2023
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Ai giovani l’eredità di Colombo

Un mot­to lati­no dice che i nomi sono seg­ni. Lui, che di cog­nome fa Colom­bo, come il grande Cristo­foro, ado­ra appun­to viag­gia­re e, se non ha scop­er­to l’Amer­i­ca, ha sicu­ra­mente trova­to in giro per il mon­do un altro prezioso tesoro, un mare di mon­ete, pezzi prove­ni­en­ti da 75 nazioni del mon­do e d’Eu­ropa, che ora sta per donare alla comu­nale. Un’al­tra serie, che vuole però com­pletare e che riguar­da il Reg­no d’I­talia, la Repub­bli­ca Ital­iana e mon­ete romane, la lascerà più avan­ti, in ered­ità. Un dono grande di cui l’am­min­is­trazione, per voce del­l’asses­sore alla cul­tura Fabio Salan­di­ni, si dichiara «orgogliosa». «Stan­do accan­to ai ragazzi, ho scop­er­to che non san­no nem­meno chi è il pres­i­dente del­la Repub­bli­ca e le sue fun­zioni», allarga le brac­cia Domeni­co Colom­bo, 73, anni, di orig­i­ni milane­si e cit­tadi­no di Cas­tion, con la moglie Esther, da 17 anni. Viene spon­ta­neo chieder­si che c’en­tra­no le mon­ete con il pres­i­dente del­la Repub­bli­ca, ma Colom­bo non cam­bia rotta:«Una delle mie attiv­ità, da quan­do sono in pen­sione, è quel­la di seguire i cor­si del­la scuo­la ele­mentare Calderi­ni di Tor­ri. E qui ci si accorge di quan­to poco i ragazzi san­no di sto­ria ed edu­cazione civi­ca. Invece, mostran­do loro le mon­ete, a cui in molti casi si appas­sio­n­ano, rius­ci­amo a far capire loro che esse sono lo spec­chio del­la nazione, incar­nano lo sta­to di salute del paese che le ha emesse. Se pren­di­amo ad esem­pio una mon­e­ta del­la Ger­ma­nia nazista, un esem­plare del 1944, si nota un mate­ri­ale sca­dente, una lega in allu­minio poco cos­tosa che non vale granché. Invece una mon­e­ta del­la Ger­ma­nia fed­erale del 1994 è com­ple­ta­mente diver­sa, è in rame, in argen­to, in bron­zo. Ecco dunque che essa è spec­chio del­la sto­ria. E così è per la Spagna, dove su un lato appaiono i volti dei vari reg­nan­ti». Chissà cosa pen­sa Colom­bo del­l’eu­ro. «Per un numis­mati­co è la cosa peg­giore che ci pote­va cap­itare e, a liv­el­lo esteti­co, non vale nul­la», com­men­ta. «Io resto con­vin­to che le migliori mon­ete ital­iane sono state quelle di Vit­to­rio Emanuele III, un grande numis­mati­co che all’I­talia ha las­ci­a­to qual­cosa come sette bauli di pezzi rac­colti e collezionati». Dispone sul tavo­lo dieci con­teni­tori in vel­lu­to, cias­cuno con un’ot­tan­ti­na di mon­ete den­tro e due lib­ri che con­tengono car­ta­mon­e­ta da 50, 100, 200, 400 lire, dif­fuse in mas­sa ver­so la metà degli anni Set­tan­ta. «Questi li dono subito, il resto li las­cio al comune in ered­ità». E scende nel suo stu­dio per far vedere alcune chic­che, con­ser­vate in quat­tro volu­mi di mon­ete del­la Repub­bli­ca Ital­iana (dal 1946 ai nos­tri giorni), in tre del Reg­no d’I­talia (dal 1881 al 1943), una rac­col­ta di epoca romana, con pezzi del 200 dopo Cristo, come quel­la con il volto del­l’Im­per­a­tore Aure­liano del 270–275 dopo Cristo. «Qui ci sono anco­ra buchi da riem­pire», fa vedere. «Man­cano le 500 lire con le vele che van­no con­tro­ven­to, un pez­zo che vale moltissi­mo, ma c’è ad esem­pio la quadri­ga briosa da cinque lire in argen­to». Solo lei, se per­fet­ta, con­trol­lan­do sul Cat­a­l­o­go Mon­ete ital­iane dal 700 ad oggi — Gigan­ti 2006, vale ben 12mila euro. L’asses­sore alla cul­tura Salan­di­ni commenta:«Siamo fieri che il sign­or Colom­bo abbia scel­to di donare a Coster­mano questo pat­ri­mo­nio prezioso, è un bene che ci arric­chisce moltissi­mo non solo eco­nomi­ca­mente, ma anche cul­tural­mente. Pen­sare che ha ded­i­ca­to una vita a rac­cogliere tante mon­ete e le lascerà alla nos­tra comu­nità rende il val­ore del­la sua collezione vera­mente ines­tima­bile». Bar­bara Bertasi Coster­mano. Numis­mat­i­ca, una pas­sione nata quan­do Domeni­co Colom­bo ave­va 14 anni e che vor­rebbe ora trasmet­tere ai ragazzi e pure agli adul­ti, orga­niz­zan­do un cor­so. «Un’idea che sti­amo val­u­tan­do, per val­oriz­zare ques­ta stu­pen­da collezione e capirne la sto­ria», assi­cu­ra l’asses­sore alla cul­tura Fabio Salan­di­ni. «Rimasi estasi­a­to da una dis­te­sa di mon­ete che per caso scor­si nel retro­bot­te­ga di un fior­ista quan­do, l’8 mar­zo del 1947, mio padre mi spedì a com­prare semi di fiori per le donne imp­ie­gate nel­la dit­ta Rinol­di di , dove entram­bi lavo­rava­mo. Da allo­ra», ram­men­ta Colom­bo, «non ho mai smes­so di collezionarle, impara­n­do molto da questi pic­coli fram­men­ti di sto­ria. Poi ho conosci­u­to il Cir­co­lo di filatelia e numis­mat­i­ca (Cfn) di Tor­ri, pre­siedu­to da Fran­co Pezzi, e da allo­ra cre­do di esser­mi spe­cial­iz­za­to». Il cir­co­lo si riu­nisce nor­mal­mente il ter­zo giovedì del mese in via San­t’An­to­nio, ma Colom­bo e Pezzi stan­no lavo­ran­do anche al di fuori di ques­ta cer­chia: «In base al prog­et­to gio­vani isti­tu­ito dal min­is­tero del­l’Istruzione e appog­giati dai ref­er­en­ti sco­las­ti­ci Daniela Per­oni e Rita Mena­pace, abbi­amo avvi­a­to un cor­so nelle clas­si quarte e quinte del­la scuo­la ele­mentare Calderi­ni di Tor­ri. Gli alun­ni seguono un pro­gram­ma che si pre­figge di far conoscere la numis­mat­i­ca e la filatelia ed è inter­es­sante notare come l’idea di collezionare qual­cosa, in par­ti­co­lare mon­ete e fran­cobol­li, acco­mu­ni ed unis­ca i ragazz­i­ni. Nelle clas­si che seguiamo ci sono anche una cinesina e una marocchi­na e tut­ti insieme trovano nel­la mon­e­ta un moti­vo di curiosità e inter­esse comune». Poi Colom­bo aggiunge:«Tra i miei pro­gram­mi desider­erei anche tenere un cor­so di numis­mat­i­ca a Coster­mano, potrebbe riguardare gli zec­chi­ni e i ducati di Venezia dal 1280 al 1805 e sarebbe molto sti­molante per­ché inter­es­sa pro­prio il Vene­to». Il mate­ri­ale c’è, Colom­bo ha redat­to uno stu­dio ad hoc e un altro sul­l’evoluzione del com­mer­cio e l’e­si­gen­za del­la mon­e­tazione dal barat­to (750 avan­ti Cristo) alla car­ta di cred­i­to. (b.b.)

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