lunedì, Dicembre 9, 2024
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Zecchini e ducati narrano la storia. Collezionista di Castion donerà al Comune la sua raccolta di monete «per far amare l’educazione civica»

Ai giovani l’eredità di Colombo

Un motto latino dice che i nomi sono segni. Lui, che di cognome fa Colombo, come il grande Cristoforo, adora appunto viaggiare e, se non ha scoperto l’America, ha sicuramente trovato in giro per il mondo un altro prezioso tesoro, un mare di monete, pezzi provenienti da 75 nazioni del mondo e d’Europa, che ora sta per donare alla biblioteca comunale. Un’altra serie, che vuole però completare e che riguarda il Regno d’Italia, la Repubblica Italiana e monete romane, la lascerà più avanti, in eredità. Un dono grande di cui l’amministrazione, per voce dell’assessore alla cultura Fabio Salandini, si dichiara «orgogliosa». «Stando accanto ai ragazzi, ho scoperto che non sanno nemmeno chi è il presidente della Repubblica e le sue funzioni», allarga le braccia Domenico Colombo, 73, anni, di origini milanesi e cittadino di Castion, con la moglie Esther, da 17 anni. Viene spontaneo chiedersi che c’entrano le monete con il presidente della Repubblica, ma Colombo non cambia rotta:«Una delle mie attività, da quando sono in pensione, è quella di seguire i corsi della scuola elementare Calderini di Torri. E qui ci si accorge di quanto poco i ragazzi sanno di storia ed educazione civica. Invece, mostrando loro le monete, a cui in molti casi si appassionano, riusciamo a far capire loro che esse sono lo specchio della nazione, incarnano lo stato di salute del paese che le ha emesse. Se prendiamo ad esempio una moneta della Germania nazista, un esemplare del 1944, si nota un materiale scadente, una lega in alluminio poco costosa che non vale granché. Invece una moneta della Germania federale del 1994 è completamente diversa, è in rame, in argento, in bronzo. Ecco dunque che essa è specchio della storia. E così è per la Spagna, dove su un lato appaiono i volti dei vari regnanti». Chissà cosa pensa Colombo dell’euro. «Per un numismatico è la cosa peggiore che ci poteva capitare e, a livello estetico, non vale nulla», commenta. «Io resto convinto che le migliori monete italiane sono state quelle di Vittorio Emanuele III, un grande numismatico che all’Italia ha lasciato qualcosa come sette bauli di pezzi raccolti e collezionati». Dispone sul tavolo dieci contenitori in velluto, ciascuno con un’ottantina di monete dentro e due libri che contengono cartamoneta da 50, 100, 200, 400 lire, diffuse in massa verso la metà degli anni Settanta. «Questi li dono subito, il resto li lascio al comune in eredità». E scende nel suo studio per far vedere alcune chicche, conservate in quattro volumi di monete della Repubblica Italiana (dal 1946 ai nostri giorni), in tre del Regno d’Italia (dal 1881 al 1943), una raccolta di epoca romana, con pezzi del 200 dopo Cristo, come quella con il volto dell’Imperatore Aureliano del 270-275 dopo Cristo. «Qui ci sono ancora buchi da riempire», fa vedere. «Mancano le 500 lire con le vele che vanno controvento, un pezzo che vale moltissimo, ma c’è ad esempio la quadriga briosa da cinque lire in argento». Solo lei, se perfetta, controllando sul Catalogo Monete italiane dal 700 ad oggi – Giganti 2006, vale ben 12mila euro. L’assessore alla cultura Salandini commenta:«Siamo fieri che il signor Colombo abbia scelto di donare a Costermano questo patrimonio prezioso, è un bene che ci arricchisce moltissimo non solo economicamente, ma anche culturalmente. Pensare che ha dedicato una vita a raccogliere tante monete e le lascerà alla nostra comunità rende il valore della sua collezione veramente inestimabile». Barbara Bertasi Costermano. Numismatica, una passione nata quando Domenico Colombo aveva 14 anni e che vorrebbe ora trasmettere ai ragazzi e pure agli adulti, organizzando un corso. «Un’idea che stiamo valutando, per valorizzare questa stupenda collezione e capirne la storia», assicura l’assessore alla cultura Fabio Salandini. «Rimasi estasiato da una distesa di monete che per caso scorsi nel retrobottega di un fiorista quando, l’8 marzo del 1947, mio padre mi spedì a comprare semi di fiori per le donne impiegate nella ditta Rinoldi di Milano, dove entrambi lavoravamo. Da allora», rammenta Colombo, «non ho mai smesso di collezionarle, imparando molto da questi piccoli frammenti di storia. Poi ho conosciuto il Circolo di filatelia e numismatica (Cfn) di Torri, presieduto da Franco Pezzi, e da allora credo di essermi specializzato». Il circolo si riunisce normalmente il terzo giovedì del mese in via Sant’Antonio, ma Colombo e Pezzi stanno lavorando anche al di fuori di questa cerchia: «In base al progetto giovani istituito dal ministero dell’Istruzione e appoggiati dai referenti scolastici Daniela Peroni e Rita Menapace, abbiamo avviato un corso nelle classi quarte e quinte della scuola elementare Calderini di Torri. Gli alunni seguono un programma che si prefigge di far conoscere la numismatica e la filatelia ed è interessante notare come l’idea di collezionare qualcosa, in particolare monete e francobolli, accomuni ed unisca i ragazzini. Nelle classi che seguiamo ci sono anche una cinesina e una marocchina e tutti insieme trovano nella moneta un motivo di curiosità e interesse comune». Poi Colombo aggiunge:«Tra i miei programmi desidererei anche tenere un corso di numismatica a Costermano, potrebbe riguardare gli zecchini e i ducati di Venezia dal 1280 al 1805 e sarebbe molto stimolante perché interessa proprio il Veneto». Il materiale c’è, Colombo ha redatto uno studio ad hoc e un altro sull’evoluzione del commercio e l’esigenza della monetazione dal baratto (750 avanti Cristo) alla carta di credito. (b.b.)

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