lunedì, Aprile 29, 2024
HomeCulturaStoriaAlla riscoperta dei Longobardi
La Croce di Desiderio si innalza sotto il cielo stellato di Santa Maria in Solario. Questo è il fulcro de «Il futuro dei Longobardi»

Alla riscoperta dei Longobardi

La Croce di Desiderio si innalza sotto il cielo stellato di Santa Maria in Solario. Questo è il fulcro de «Il futuro dei Longobardi». Ha ragione la direttrice dei Civici musei bresciani, Renata Stradiotti: qui si intersecano il percorso espositivo e quello museale, qui si uniscono il contenuto e il contenitore in una simbiosi che in un sol colpo d’occhio, offre i molti significati dell’evento culturale dell’anno. Il taglio del nastro della mostra in Santa Giulia, ieri pomeriggio, è stato non solo l’occasione per la vernice della rassegna, ma anche un momento di interpretazione che ha dimostrato, nei diversi e a volte contrastanti angoli di visuale, la vitalità dell’appuntamento bresciano. E in parte così si spiega l’attenzione che già la rassegna sta raccogliendo a livello europeo. Primi visitatori, infatti, della mostra, una sessantina di studiosi del Medio Evo riuniti a convegno tra Pavia e Brescia. «Il futuro dei Longobardi» come prima tappa di un cammino che il Museo della città intende percorrere. Questa la lettura che dell’evento è stata proposta dal sindaco Paolo Corsini. «Ad un anno dalla mèta acquisita del Museo – ha detto – si intende rafforzare e consacrare la vocazione di Santa Giulia». Una vocazione di museo della città, ma anche di museo d’Europa e di museo laboratorio, luogo di ricerca continua. Corsini ha sottolineato la felice partnership con la Fondazione Cab e il contributo dell’Asm. E il corposo lavoro svolto dai curatori della rassegna affinché ai Longobardi venisse riconosciuto il ruolo storico: non più invasori e guerrieri ma uomini di governo e cultura che hanno preparato la strada all’Europa di Carlo Magno. Su questa strada Brescia intende proseguire, per «far rivivere virtuosamente» la sua storia. Un progetto che viene condiviso dalla Fondazione Cab. Il presidente Alberto Folonari ha spiegato il significato della collaborazione con i Civici musei: «Rivitalizzare i tesori che la città ancora nasconde». Un compito che sottolinea «la sensibilità del Banco di Brescia» ma che richiede anche la collaborazione di tutti i bresciani, ha detto Folonari rivolgendo un caloroso invito ai molti convenuti. Folonari ha anche voluto ricordare la collaborazione con Martinazzoli e Comboni, sindaco e vicesindaco della città quando nacque l’alleanza tra Comune e Cab. Sul palco, tra le molte autorità, anche la vicepresidente della Regione, Viviana Beccalossi, il presidente della Provincia Alberto Cavalli, il prefetto Alberto De Muro, il vicesindaco Giuseppe Onofri, il rettore dell’Università Augusto Preti, il presidente dell’Asm Renzo Capra, Angelo Rampinelli e Agostino Mantovani che per la Fondazione Cab sono stati i primi promotori di questa rassegna. E numerose autorità civili e militari. Tra queste anche il ministro Patrizia Toia, che ha sottolineato la necessità, alla vigilia di un ulteriore allargamento della collaborazione europea, che si rifletta sulle rispettive identità. Ed è su questo filone che uno scambio di vedute è avvenuto tra gli intervenuti, non senza divergenze sostanziali di veduta. L’assessore regionale «alle culture», Ettore Albertoni, ha infatti elogiato l’iniziativa perché «occasione eccezionale di riflettere su alcune pagine di storia» che a suo avviso, fino ad oggi sono state lette con le lenti «deformate e deformanti dell’ideologia». Ai Longobardi viene fatta giustizia: via «lo stereotipo accidioso di barbari», per riconoscere loro d’essere «componente originale e imprescindibile dell’acculturazione della Lombardia». E di questo Albertoni rende merito ad uno dei curatori, il prof. Giampiero Brogiolo. Non sembra condividere questa lettura l’altro curatore, il prof. Carlo Bertelli che, ricordando le molte novità della rassegna, ringraziando i 176 musei che hanno prestato oggetti per la mostra, aggiunge che studiare i Longobardi oggi significa «scoprire l’Italia», vedere come si siano espansi da Nord a Sud, diventando elemento essenziale di unità in una fase di passaggio dalla Romanità all’Europa carolingia. E il presidente della Camera, Luciano Violante, ha voluto sottolineare come «i Longobardi quando arrivarono da queste parti non sapevano né leggere né scrivere. Impararono a scrivere in latino, si convertirono al Cristianesimo e furono uno dei primi fattori dell’unità d’Italia». Ha poi detto che la mostra presenta una tale abbondanza di materiale e suggestioni che ciascuno potrà ritagliarsi un percorso personale. E se la nostra è «la nazione delle molte capitali, con questa mostra Brescia si propone come una di queste capitali». Il comitato scientifico della rassegna vanta la presidenza di uno studioso di fama, Jacques Le Goff, che non ha potuto essere presente per problemi di salute, ma che tramite la dott. Daniela Romagnoli ha fatto pervenire il suo assenso e il plauso per «la magnifica mostra». La benedizione del Vescovo mons. Giulio Sanguineti ha preceduto il taglio del nastro affidato al Sostituto alla Segreteria di Stato del Vaticano, mons. Giambattista Re. «Questa mostra che si apre in un monastero – ha detto – mostra pagine di storia che stanno alle radici dell’Europa. E l’Europa oggi ha bisogno di riscoprire i suoi valori. Ha bisogno non solo di una moneta unica, ma anche di un’anima che corrisponda alle sue radici cristiane». Anche questo sta incastonato nella Croce di Desiderio, sotto il cielo stellato di Santa Maria in Solario. Quanti verranno a Brescia per scoprirlo?

Articoli Correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Dello stesso argomento

- Advertisment -

Ultime notizie

Ultimi Video