lunedì, Aprile 29, 2024
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La società sportiva è in crisi: nei prossimi giorni l’assemblea della verità. L’assessore Garagna: «Il nuoto rischia di scomparire»

Avantgarda, il miracolo è finito

Era la capitale del nuoto. Vinceva ovunque, siedeva sul trono d’Italia, ospitava i campionati invernali che aveva inaugurato nella sua piscina Tre Stelle. Adesso Desenzano raccoglie i cocci di ribaltoni e malumori, problemi economici e partenze eccellenti. «Il nuoto qui rischia di scomparire», ammette senza giri di parole l’assessore allo Sport del Comune, Giuliano Garagna. Nei primi giorni di gennaio (la data è ancora da definire), l’Avantgarda si riunirà in assemblea. I soci decideranno il da farsi: rinnovare o togliere la fiducia al presidente, l’ungherese Tomas Gyertyanffy, l’allenatore di tutti i trionfi desenzanesi? Allearsi con altre associazioni sportive gardesane, entrare in un pool di squadre bresciane (sotto la regìa della Federazione italiana nuoto) o cos’altro? «Per come si sono messe le cose, l’ancora di salvezza è la Fin: entrare nell’orbita federale garantirebbe una gestione più sana del club. Altrimenti – conclude amaramente Garagna – esistono forti probabilità che il nuoto scompaia da Desenzano». Il miracolo è finito. Sono bastati pochi mesi a dissolvere un impero che sembrava poggiare su basi solide anche in prospettiva. I risultati agonistici, sempre eccellenti, avevano mascherato una situazione che stava precipitando. I campionati italiani invernali, quest’anno, hanno cambiato sede: meglio Imperia, ché la capitale gardesana non c’è più. Come se fosse stata rasa al suolo. L’Avantgarda rischia il tracollo e non può consolarsi nemmeno con i suoi assi. Li ha già persi tutti. Un anno fa Sara Goffi, fresca di Olimpiadi, passò sotto le insegne della Dds Milano. Con lei, Beatrice Zurma. In autunno le ha raggiunte Veronica Ranieri. La decisione di cedere in prestito al Dabliu Team Roma Alessandra Cappa e Cristina Maccagnola ha fatto traboccare il vaso, suscitando l’ira dei soci. Il Consiglio direttivo ha chiesto un rimborso per la cessione e vorrebbe ricavare qualcosa anche dai campioni ungheresi (Peter Horvath e Attila Zubor, entrambi in attesa di cittadinanza italiana) che da mesi utilizzano l’impianto desenzanese per gli allenamenti. Di qui la decisione dei soci (60 in tutto: 30 genitori degli atleti, 40 Master) di convocare l’assemblea dopo le dimissioni dal direttivo di Luisa Cappa, madre dell’ondina azzurra. A sei mesi dall’uscita di scena di Gianfranco Parolini, l’Avantgarda rischia ora di ritrovarsi con il terzo presidente in tre anni. E pensare che nel ’99 Giovanni Bissoli fu costretto a dimettersi (cosicché anche la figlia Francesca, punta di diamante della squadra, decise di abbandonare) perché la sua gestione era considerata «di livello parrocchiale»… «Criticavano Bissoli, ma con lui al timone l’Avantgarda era arrivata ai vertici – ricorda l’assessore Garagna -. Dal suo abbandono le cose sono decisamente peggiorate. C’è qualcosa che non quadra. Il presidente attuale ha una visione tutta sua delle cose, un modo suo di pensare la società: vede solo il professionismo puro, ma così si lasciano perdere le basi. L’impianto è comunale, la piscina è gestita dalla Fin: noi contribuiamo a coprire il costo dell’acqua, ma le vere questioni sono altre. È un problema di soldi, di sponsor che mancano, ma anche di persone. Bisogna allargare la gestione, mettere insieme gli sforzi di diverse società: urge una sterzata per salvare il nuoto desenzanese, un nostro fiore all’occhiello». Tomas Gyertyanffy, dal canto suo, difende a spada tratta le proprie scelte: «Con la cessione di Cappa e Maccagnola in prestito a Roma – spiega il presidente-allenatore – non ho inteso smantellare la squadra, ma realizzare qualcosa di utile all’Avantgarda anche in prospettiva. Sei mesi fa ho accettato di diventare presidente per salvare la società, ma in questi mesi ho scoperto cose che non mi sono piaciute. Intorno a me ho trovato forze e correnti che remavano contro. L’Avantgarda è sopravvissuta, ha vinto per anni in Italia come il Chievo, a dispetto di tutti. Per gestire la routine quotidiana basta l’autotassazione, ma per diventare grandi serve una società più articolata, servono sponsor. Sono rimasto l’unico allenatore della società, ma ho lavorato bene, dunque sono sereno. I genitori di alcuni atleti invece si dedicano ai complottini: hanno fatto dimettere la Cappa, organizzano un’assemblea e ufficialmente io non so ancora nulla. Non so se sarò sfiduciato o confermato – conclude Gyertyanffy -: in ogni caso, dovrò riflettere sul mio futuro».

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