giovedì, Novembre 7, 2024
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Domani, sabato, alle 17 al Museo tavola rotonda sull'impronta indelebile dell'Ottocento urbanistico e architettonico di Riva

Baruffaldi e la voglia di «italianità» dei suoi restauri

Una tavola rotonda tra storici ed urbanisti inaugura domani alle 17, presso la sede della Rocca, un ciclo di iniziative che Museo e Comune – con la collaborazione di alcune associazioni culturali del Basso Sarca – ha deciso di dedicare a «momenti e vicende storiche dell’Alto Garda».Domani, in occasione della presentazione di un’interessante opera dell’architetto Barbara Scala («Tutela e restauro nella Riva di Luigi Antonio Baruffaldi (1850-1905)»: edita dall’associazione Riccardo Pinter), si parlerà delle trasformazioni urbanistiche e architettoniche avvenute a Riva fra l’Ottocento e il Novecento: un’epoca chiave, dove il rinnovo del volto cittadino si lega in un disegno armonico di lungo respiro, parallelo dad eltre città asburgiche italiane: come la Trento di Paolo Oss Mazzurana e la Arco del Kurort mitteleuropeo.E’ l’età di Luigi Antonio Baruffaldi, podestà di Riva dal 1851 al 1854 e dal 1861 al 1864, nonchè storico, membro influente della Commissione d’Ornato cittadina e soprattutto per mezzo secolo Conservatore e successivamente socio corrispondente della Commissione Centrale per l’indagine e la conservazione dei Monumenti dell’Impero.I mutamenti avvenuti a cavallo dei due secoli trasmettono un carattere peculiare alla città, contrassegnandola profondamente fino ai giorni nostri e chiamando a collaborare la borghesia cittadina in un disegno «nazionale» e progressista di ampio respiro; italianità e progresso hanno la più emblematica convergenza in questa fase urbanistica. L’arte del restauro attraversa nel tempo una serie di trasformazioni radicali, seguendo la parabola che va dal restauro «mirato» all’attualità politica, fino alla conservazione vera e propria.Di questa parabola oltre all’autrice dello studio, Barbara Scala, domani alle 17 parleranno Gian Paolo Treccani (docente all’Università di Brescia) e gli architetti Giovanni Leo Salvotti. Francesca Odorizzi e Carlo Oradini. Coordinatore Graziano Riccadonna.

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