venerdì, Maggio 3, 2024
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Via domani al campionato iridato nel tendone de «La Terrazza»: è la prima volta in Italia. Gli azzurri puntano a conquistare l’oro

Braccio di ferro, il mondo a Gardone

Una trentina di nazioni e circa 600 atleti partecipanti, ai quali bisogna aggiungere medici, preparatori, accompagnatori. E’ la prima volta che il campionato mondiale di braccio di ferro si disputa in Italia. Finora sono giunti a Gardone Riviera i campioni di Stati Uniti (una cinquantina), Costarica, Armenia, Inghilterra, Brasile (una quarantina), Turchia (i più… indisciplinati, dato che alla stazione di Brescia, non vedendo l’autobus mandato dagli organizzatori, da tempo in paziente attesa, ne hanno noleggiato un altro), Ucraina, Repubblica Ceca, Slovacchia, Russia, Belgio, Germania, Malta, Egitto, Israele, Spagna, Portogallo, Giappone (una quarantina), Francia, Svizzera, Argentina, Lituania, Svezia. Altri giungeranno in mattinata, dopodiché verranno perfezionate le iscrizioni e si conoscerà il numero esatto. Una sessantina gli italiani. Pakistan, India e Uzbekistan hanno rinunciato per problemi di guerra e di visti. Il via alle gare sarà dato domani alle 11, sotto il tendone già allestito dinanzi al centro sportivo «La terrazza». Cominceranno i «sinistri» (uomini e donne), poi i master, vale a dire quelli con almeno 40 anni di età. Sabato, dalle 10.30, disabili e molte categorie di «destri» (uomini fino a 50 chili, 60, 70, 80, 90, 100, donne fino a 50, 60, 70, 80, più di 80). Domenica la conclusione (uomini fino a 55, 65, 75, 85, 110, oltre i 110, donne fino a 45, 55 e 65). Alla fine il supermatch tra i vincitori, che assegnerà un premio di mille dollari. Ieri pomeriggio, alla presentazione nel salone del Grand Hotel, c’erano quattro personaggi dello sport: Franco Cappelletti, maestro di judo, Beppe Ogna, ex ciclista (mondiale in pista), Gino Corioni, presidente del Brescia, ed Evaristo Beccalossi, ex calciatore, ora uomo immagine della Sony e commentatore di Telelombardia. Non mancavano gli sponsor principali: Danilo Corsini, della Technopartner, e Carlo Dragoni, della Dragonfly. Marco Scalvini, sindaco di Bagolino, uno dei promotori, ha letto i telegrammi del presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, di onorevoli e ambasciatori (di Costarica, Germania, Spagna, Icraina, Egitto e Slovacchia). «Dopo aver superato mille difficoltà, finalmente si comincia – ha detto Scalvini -. Il braccio di ferro non è più lo scherzo tra il padre e il figlio, né viene disputato all’interno dei bar. E’ diventato uno sport a tutti gli effetti, tanto che noi chiediamo al Coni il riconoscimento ufficiale. Vogliamo l’inserimento nel programma delle Olimpiadi, a scopo dimostrativo. Stiamo ancora aspettando una risposta. I concorrenti non sono dei mister muscolo, ma si impegnano e si dedicano agli allenamenti in maniera meticolosa». Scalvini ha annunciato che verrà chiesta l’esclusione del segretario della Federazione mondiale, l’indiano Barij Baras Das, che di sua spontanea iniziativa aveva spedito un fax agli atleti invitandoli a non partecipare alla rassegna iridata, a causa dei rischi dei voli aerei. «Voleva fare la guerra santa, ma il nostro sport è ambasciatore di pace. Sarebbe bello se le contese e i contrasti fossero risolti a braccio di ferro. Non possiamo avere paura di un atto di terrorismo o di qualcosa che potrebbe accadere. Vogliamo ricominciare a vivere». L’assessore provinciale, Alessandro Sala, spera che «le villanie della società vengano mese da parte e torni un raggio di luce». Claudio Rizza, il numero 1 della Federazione azzurra (è di Gardone Riviera, e una volta correva su «Foscarina», la bissa vincitrice per quattro anni del Palio estivo), ha ricordato i sacrifici compiuti e gli sforzi finanziari sostenuti. Un breve cenno di saluto anche da parte del presidente della Federazione mondiale, lo slovacco Milan Capla, e del sindaco Alessandro Bazzani. L’Italia cercherà di migliorare il bottino dell’anno scorso in Virginia (Stati Uniti), dove conquistò un argento con Cristian Guatta, di Roè Volciano, e due bronzi, con Mauro Callegaro di Varese e Nicola Schivalocchi, pure lui di Roè.

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