Era di pochi giorni fa la notizia che l’associazione Agmen Quadratum aveva individuato nonché recuperato i resti del velivolo del pilota Renato Patton, precipitato a Ponti sul Mincio durante la seconda guerra mondiale. Il gruppo di ricercatori, aveva localizzato con precisione il punto dove nel lontano 1945 era impattato il caccia del pilota italiano dell’Aeronautica nazionale repubblicana, abbattuto durante un cruento duello aereo contro velivoli angloamericani. Grazie al supporto di sofisticati metal detector, il gruppo di storici ha dato vita a degli scavi nel punto indicato, recuperando alcune significative parti del velivolo italiano. Il gruppo Agmen Quadratum è famoso per aver recuperato numerosi aerei precipitati nel periodo bellico, non ultimo quello dello scomparso Renato Patton appartenente ai Diavoli Rossi. Alla base di queste ricerche un’ipotesi di fondo: solitamente quando un velivolo cade dalla quota di volo, soprattutto nel caso di terreni molli o paludosi, tende logicamente a conficcarsi nel terreno. In casi specifici, la fusoliera può penetrare il suolo anche di alcuni metri e, se non rimossa, rimanervi per sempre come nel caso dei velivoli ritrovati. In un particolare episodio, addirittura, sono stati ritrovati i resti del pilota, riesumati e trasferiti a degna sepoltura con tutto il rispetto e gli onori del caso. Ebbene anche a Peschiera potrebbero esserci i resti di un velivolo militare. Era la primavera del ´44 e durante il rientro da una missione di bombardamento su Verona, un velivolo americano venne irrimediabilmente colpito dalla contraerea tedesca. Lasciando una densa fumata nera, il velivolo si trascinò fino al margine sud del lago di Garda; quando fu sulla verticale di Peschiera cominciò drammaticamente a perdere quota. A terra, in prossimità del fiume Mincio, si trovava Sergio Caldogno allora bambino, intento a giocare nei campi. «Ho ancora le gambe che mi tremano», racconta Caldogno, «perché ad un certo punto il velivolo puntò il muso verso il basso, entrò in vite e cominciò a cadere sulla mia verticale. Cominciai a correre a più non posso, sempre con lo sguardo teso verso l´alto. L´aereo ondeggiava e casualmente si spostava sempre nella direzione nella quale tentavo di fuggire. Ero nel panico più totale e non sapevo cosa fare. Ad un certo punto ho deciso di correre verso la collina, mentre ormai l´aereo era a poche centinaia dall´impatto, mentre nel cielo ondeggiavano alcuni bianchi paracaduti. Ho visto una grossa ombra nera, mi sono lanciato per terra con le mani sulla testa … il boato è stato terrificante». Respira profondamente il testimone e poi prosegue, «vi è poi stata una vera e propria pioggia di frammenti e sassi sparati in aria dal violento impatto con il suolo. Dopo pochi istanti sulla zona sono giunti i soldati tedeschi, interdicendo l´area ai curiosi». Va sottolineata una cosa importante: il terreno era reduce dal piovoso inverno ed il velivolo si conficcò fragorosamente di muso. Altri testimoni hanno asserito che i tedeschi sgomberarono l´area alla meno peggio e ciò che rimase venne coperto con il terreno divelto. Potrebbero esserci ancora preziosi resti del velivolo? Di che tipo di aereo si trattava? Sergio Caldogno non sa dare una risposta ma una cosa è certa: in questi giorni nella zona si stanno facendo dei lavori di movimentazione terra. Gli amici di Agmen Quadratum potrebbero approfittarne per vedere se qualche testimonianza è ancora presente. Non serve nemmeno chiamare la ruspa perché c´è già. Anzi bisogna far presto prima che lo sbancamento sia completato.
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Testimone ricorda un velivolo americano caduto nella primavera del ’44
Oggi nella zona ci sono lavori di sbancamento