mercoledì, Dicembre 4, 2024
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In assemblea con il Sunia settanta inquilini delle duecento famiglie nelle abitazioni popolari. Vecchi stabili con problemi di manutenzione. Pasticci negli affitti

Case Aler, monta la rabbia

Monta la preoccupazione tra gli inquilini delle case popolari di Desenzano, parte delle quali sono di proprietà dell’Aler (l’ex Iacp) e la restante del Comune, per la situazione in cui versano i loro alloggi. Una carente manutenzione, le infrastrutture in pessime condizioni, la necessità di inserire in alcuni condomini una sorta di amministratore per evitare pericolose situazioni di «anarchia» o, peggio, di sopraffazione da parte di alcuni inquilini nei confronti di altri, una situazione di generale degrado che rischia di peggiorare: è il «pacchetto» di accuse che denuncia l’inquilinato dell’ex Iacp. Una miscela esplosiva che rischia di accendersi da un momento all’altro, se non ci fosse stata nel frattempo un’opera di mediazione del Sunia, il sindacato inquilini, che ha promosso un’assemblea pubblica alla quale hanno partecipato oltre settanta persone in rappresentanza delle duecento famiglie che occupano gli alloggi popolari. Quelli situati in via Ercoliano Papa (traversa di via Andreis) e via Giovanni XXIII risultano gli appartamenti più vecchi e presentano forti problemi di conservazione e manutenzione. A far loro compagnia ci sono, però, anche i caseggiati di via Allende e via Togliatti, dove le scarse manutenzioni periodiche causano seri problemi. Non godono di miglior salute nemmeno le case costruite nel 1999 in via Francia (San Martino della Battaglia) e nelle vie Monti e Manzoni (Rivoltella), in cui sono affiorati già numerosi vizi e difetti costruttivi, come conferma il segretario del Sunia, Adriano Papa, «mai affrontati seriamente da parte dell’Aler con l’aggravante che le imprese costruttrici, nel frattempo, sono pure fallite». I problemi di questi ultimi caseggiati sono ancora quelli esistenti al momento di ingresso delle famiglie; dunque un peccato «originale» mai assolto: ascensori mal funzionanti, cancelli elettrici che rimangono aperti, presenza di macchie d’umidità, luci delle parti comuni che restano sempre accese, e così via. C’è anche una mezza beffa che gli inquilini degli stabili di San Martino e Rivoltella devono subire. Per motivi oscuri, tutti gli appartamenti di proprietà comunale sono stati classificati nella categoria A/3, mentre quelli di proprietà dell’Aler nella categoria A/2 con un differente canone d’affitto, pur essendo perfettamente uguali sia nella tipologia degli accessori sia nella qualità dei rivestimenti. Non mancano infine problemi agli assegnatari delle case delle vie Gherla, Goito e Garibaldi (rione Capolaterra), che però sono di natura sociale.«Molti di loro – spiega il numero uno del Sunia provinciale – temono che con la convenzione che ha delegato all’Aler di Brescia per altri quattro anni la gestione dell’edilizia sociale, la soluzione dei problemi si allontani sempre di più; è nota infatti la scarsa disponibilità dell’Aler ad essere un interlocutore presente per i cittadini assegnatari». Aggiunge Papa: «La realtà dell’edilizia sociale e le condizioni di vita delle famiglie vanno seguite con maggior attenzione; non dimentichiamo che a Desenzano con l’edilizia popolare e sovvenzionata si sono risolti problemi legati alla casa. Nonostante la convenzione quadriennale tra Comune e Aler per la gestione degli alloggi, non tutto va delegato: il Comune deve incalzare l’istituto ad eseguire le manutenzioni periodiche, altrimenti il patrimonio si degrada e gli inquilini vivranno sempre peggio».«Infine – conclude Papa – è mia convinzione che negli stabili vada inserita una figura a metà tra l’amministratore e il mediatore culturale, per risolvere alcune diatribe ed incomprensioni che sorgono tra coppie sole, famiglie con bambini piccoli, lavoratori stranieri poco avvezzi alle nostre normative o persone con gravi problematiche, che convivono tutti nello stesso caseggiato: altrimenti prevale l’anarchia e la legge del più prepotente».

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