Dopo la chiesetta di Sant’Anna, che rischiava di sprofondare nel lago se non si fosse intervenuto in tempo, adesso un’altra chiesa di Sirmione, patrimonio artistico italiano, rischia il peggio. Si tratta della pieve di epoca longobarda, datata tra l’800 e il 900, di San Pietro in Mavino, che da qualche giorno presenta fessurazioni attraverso le quali sta penetrando acqua piovana. Nei giorni scorsi il Fai del Garda, in collaborazione con il Lions club locale e il Comune, ha chiamato a raccolta la popolazione con la manifestazione Dietro le quinte: l’intento era quello di far conoscere lo stato della pieve. Durante un gala tenutosi al Grand Hotel Terme di Sirmione, il vicepresidente della Banca Popolare di Verona, Alberto Bauli, ha sottolineato: «Per il consolidamento della piccola chiesa di Sant’Anna, i cui lavori termineranno entro fine anno, sono stati impegnati già 200 mila euro e altri ne verranno concessi; per quello di San Pietro in Mavino bisognerà attendere alcune decisioni del fondo di solidarietà della banca». Un impegno, quello della Popolare scaligera, che è notevole. Basti pensare che, come ha osservato Bauli, «oltre cinque milioni di euro sono già stati stanziati per i restauri della chiesa di San Zeno e altri tre per Sant’Anastasia, entrambe a Verona». La pieve sul colle Mavino è in stato di pericolo e poggia su un probabile sito archeologico. La chiesetta in origine era intitolata a San Paolo. Mentre i complessi lavori di conservazione di Sant’Anna sono in via di ultimazione, è il momento di volgere lo sguardo a San Pietro. Quando l’architetto Cesare Feiffer, docente alla Sapienza di Roma, ha messo mano alla cappella di Sant’Anna, «la situazione era identica a quella di un malato inviato in sala operatoria». Non c’erano fondamenta, l’altare non aveva una base, c’erano fessure di 6 centimetri diffuse, l’acqua del lago era ormai un incubo.
!
La Banca Popolare di Verona salva la chiesetta di Sant’Anna