lunedì, Aprile 29, 2024
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La copia in polvere di marmo, calce e resina è stata ricollocata dopo sette anni d'attesa in piazzetta Craffonara Presentato da Ciurletti e Cavada il percorso museale in Rocca

Con la vasca romana decolla l’archeologia

La ricomparsa sul suo piedestallo in piazzetta Craffonara della vasca romana rimossa ormai da sette anni per un restauro, è stata salutata ieri con autentica gioia dai rivani, dal sindaco Malossini all’assessore Marino, da Gianni Pellegrini ad Elio Bresciani promosso sul campo custode onorario del monumento: anche se si tratta d’una copia di calcina, resina e polvere di marmo.L’originale arriverà ad ottobre e verrà piazzato, con tutta la solennità che merita l’eccezionalità del reperto -unico, di gran lusso, presumibilmente greco, di sicuro scolpito alla fine del I secolo dopo Cristo- in una apposita saletta del percorso archeologico del museo civico, presentato nella sua interezza da Gianni Ciurletti ed Enrico Cavada, responsabili in provincia delle antichità trentine. Nessuno sa quando e perchè la vasca capitò a Riva, dove a quei tempi non c’erano personaggi tanto ricchi da potersela permettere: di certo c’è solo che don Virginio Sztarony la vide, ridotta a deposito di cianfrusaglie, alla fine dell’800 nella cantina della canonica dov’era finita dopo esser servita da fonte battesimale. Quando Giancarlo Maroni negli anni Venti ridisegnò piazzetta Craffonara sulle fondamenta d’una antica cappella, volle valorizzarla. Nel ’95, danneggiata dall’esposizione agli agenti atmosferici, venne affidata alla ditta Moletta di Lavis per il restauro ormai completato. Quanto al percorso museale in Rocca, si articola in un percorso circolare, spaccato di qualche migliaio d’anni di storia altogardesana coagulata intorno a sette momenti: si parte della statue stele di Arco, seguono le testimonianze delle palafitte ledrensi (antipasto d’una visita obbligatoria a Molina) ed il pastore della Busa Brodeghera coi suoi attrezzi dell’età del ferro. Il San Martino, ricchissimo sito tuttora oggetto d’una campagna di scavi, lega la protostoria ai primi insediamenti umani ed all’epoca romana; la saletta della vasca testimonia gli sfarzi del tardo impero e sarà seguita da altre testimonianze romane fino al V secolo. In conclusione la formazione dei «vici» da Bolognano a Pranzo, cavalcata attraverso i secoli che legano i romani ai longobardi, passando attraverso i goti. Il tutto arricchito da didascalie (poche perchè la voglia di leggere è sempre più scarsa) e da postazioni multimediali dalla fruibilità più immediata. Gianni Pellegrini sottolinea la presenza di tre salette vuote sul lato sud, verso il lago: ospiteranno piccole mostre temporanee cui legare l’attività didattica del Museo, autentica legittimazione della presenza e della funzione dell’istituzione. Nato negli anni Cinquanta ad opera d’un valoroso gruppo di volontari entusiasti e generosi, come esposizione di testimonianze del passato, il museo ambisce a divenire interlocutore culturale non di episodici visitatori turisti ma della gente altogardesana di cui, attraverso la storia, garantisce l’identità.

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