Fino al 1951 il lago di garda aveva un deflusso naturale. Da quando venne costruito lo sbarramento di Salionze, che regola i deflussi verso il Mincio, vennero decisi anche criteri precisi per fissare i livelli stagionali del lago. «Quelli attualmente in vigore», spiega il professor Alessandro Muraca, «sono stati stabiliti nel 1984 dalla commissione ministeriale dei lavori pubblici per l’esercizio della regolazione dei livelli delle acque del lago di Garda» e prevedono: un livello massimo di 140 centimetri sopra lo zero idrometrico (fissato all’idrometro di Porta Verona a Peschiera, che si trova a 63,03 metri sopra il livello del mare) in aprile; un livello massimo estivo (compreso tra maggio ed agosto) di 135 centimetri; un massimo autunnale (tra il 10 settembre e il 10 novembre) di 80 centimetri e un livello minimo assoluto di 15 centimetri sopra lo zero idrometrico. «Da diverso tempo, tuttavia, poiché il prelievo d’acqua dal Mincio per consentire l’attività irrigua nei mesi estivi rischiava di presentare un lago troppo basso durante la stagione turistica, il che in alcune occasioni aveva creato qualche problema di attracco per i traghetti e aveva fatto affiorare gli scarichi fognari non lontano dalle spiagge», spiega Muraca, «vige il compromesso di tenere il livello invernale del lago di Garda al di sopra degli 80 centimetri previsti inizialmente dalla commissione». La piena di quest’anno, con cantine allagate e livelli limite che si sono mantenuti ancora a diversi giorni di distanza dall’emergenza meteorologica, ha comunque precedenti storici ben peggiori. La fonte viene sempre fornita dal professor Alessandro Muraca: il record dacché esistono misurazioni si è verificato il due luglio 1879, quando il Garda superò di due metri e 36 centimetri lo zero idrometrico. Da quando è in funzione lo scolmatore Mori Torbole e proprio per effetto del suo utilizzo, invece, si raggiunsero i picchi di due metri e 20 centimetri nel settembre del 1965 e di un metro e 80 centimetri nel novembre del 1966.