domenica, Gennaio 26, 2025
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Il gpl è arrivato a Teglie e Moglia: un investimento per il futuro. Lo spopolamento dei monti si frena con i servizi

Due frazioni a tutto gas

Venerdì sera la cerimonia simbolica di accensione della fiamma del gpl ha suggellato una svolta storica per Teglie e Moglia (assieme hanno meno di 200 abitanti), frazioni montane di Vobarno che parevano destinate, come tante altre località valsabbine, all’abbandono e allo spopolamento. L’arrivo del gpl a cura di Valgas, la società di valle, potrà favorire invece la rinascita, come già è accaduto a Capovalle (comune di 450 abitanti a 1000 metri d’altitudine), Presegno di Lavenone e Degagna (sempre frazione di Vobarno). «Sono operazioni che comportano un’enorme sforzo – spiega il sindaco di Vobarno Marina Corradini – fatto solo nell’ottica politica di salvaguardare le popolazioni, già troppo penalizzate per il fatto di vivere in montagna, dove spesso i servizi non arrivano. Se l’investimento fosse stato pensato nell’ottica del guadagno, sicuramente il gpl non sarebbe mai arrivato a Teglie-Moglia, ma neanche a Degagna, a Presegno e a Capovalle. Nessuno si arricchirà con quest’operazione, e tanto meno Valgas. Ma se davvero vogliamo che la gente resti in montagna, dobbiamo portar loro i servizi, almeno quelli essenziali». L’impianto di Teglie è costituito da quasi un chilometro di rete di distribuzione, e da due serbatoi di stoccaggio da 5.000 litri ciascuno, naturalmente posizionati fuori dall’abitato: «Sono esempi concreti – ha aggiunto il presidente della Comunità montana, Gianantonio Girelli – dell’attenzione che Valgas dimostra verso le piccole realtà montane, in una solidarietà territoriale di cui la società di valle è strumento operativo». Alla cerimonia di accensione della fiaccola erano presenti anche Carlo Gorio e Pasquale Gavi (rispettivamente presidente e l’amministratore delegato di Valgas) e Renzo Capra, presidente dell’Asm: «L’attenzione di Valgas per Teglie – ha detto – è la stessa che Asm esprime per la Vallesabbia». Alla fine le utenze potranno essere forse 50, per 200 milioni di spesa sostenuta, come 145 sono quelle previste, ad esempio, per Capovalle, spendendo 600 milioni. Del resto, queste azioni possono contribuire a salvare un patrimonio ambientale che, sempre più abbandonato, non potrà altrimenti che scomparire: boschi, prati, strade e sentieri, argini e malghe, spariranno, se non si trattiene l’uomo. E perchè l’uomo rimanga, serve che i servizi vadano alla montagna. Ma perchè Valgas fa questo? «Perchè siamo una società a capitale misto, e tra coloro che compongono l’assetto societario ci sono gli stessi Comuni valsabbini e la Comunità montana. Questa componente pubblica delega alla società una particolare attenzione alle aree più periferiche e meno servite». Il gas per fortuna è solo l’ultimo esempio; basti pensare alle farmacie e ai dispensari, arrivati ad Anfo, Lavenone, Pertica Bassa, Treviso Bresciano e Valvestino negli ultimi anni. Il rilancio della bassa montagna comincia da queste cose. Obiettivi minimi, per trattenere i residenti e frenare l’esodo verso la pianura.

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