mercoledì, Maggio 1, 2024
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L’assessore regionale benedice la ristrutturazione del complesso che serve Alto Garda e Valsabbia Cè: «Oltre 30 milioni per l’ampliamento». Roè? «Troppo caro»

«Ecco i soldi per Gavardo»

Lo aspettavano all’ospedale di Gavardo a metà giugno, in occasione dell’inaugurazione del reparto di dialisi. E’ arrivato otto mesi dopo. Allora l’assessore regionale alla sanità fece sentire la sua voce con un messaggio via fax. «Condivido l’ipotesi di ampliamento e riqualificazione – scrisse Alessandro Cè -. Il percorso per formalizzare la nuova scelta passa, necessariamente, attraverso una delibera che mi impegno a sottoporre quanto prima alla giunta regionale». Sì, quindi, al potenziamento di Gavardo, no a un ospedale nuovo per l’Alto Garda e la Valle Sabbia (a Roè Volciano o altrove). Ieri Cè ha riconfermato tale linea. «Ci sono 31 milioni e mezzo di euro, tra cui i 29 milioni stanziati a suo tempo dallo Stato – ha detto -. Entro poche settimane farò approvare in Regione il cambio. Poi andremo al Ministero per ricevere la conferma. Non credo esisteranno motivi di diniego». L’assessore assicura che i quattrini ci sono, e a Roma accetteranno di destinarli non più alla realizzazione di un ospedale nuovo ma alla sistemazione del vecchio. La seconda notizia la dà Mauro Borelli. Riguarda le aree espropriate moltissimi anni fa a Roè Volciano, quando si cominciò a parlare per la prima volta di costruire una moderna struttura nella conca degradante verso il golfo di Salò. Qualche privato fece ricorso al Tar, e riottenne in tempi brevi il proprio terreno. Altri, convinti della bontà dello scopo, accettarono di vendere a prezzo irrisorio, iniziando poi una causa civile, allo scopo di riavere il maltolto. «C’è la massima disponibilità a restituire tutte le aree, a prezzi correnti», ha garantito il direttore generale dell’azienda ospedaliera di Desenzano, diventata proprietaria di quelle superfici. Alla conferenza stampa sono presenti anche il numero 1 dell’Asl di Brescia, Carmelo Scarcella, il direttore sanitario locale, Lucio Dalfini, e il senatore leghista Francesco Tirelli. Cè afferma che, rimasto a impratichirsi all’interno del Pirellone, comincia a muovere i primi passi di un cammino che, da Gavardo, lo porterà a visitare nel pomeriggio Desenzano e, successivamente, gli altri ospedali della provincia. Incontra i primari, i medici, i giornalisti. Spiega che è indispensabile capire le patologie e i bisogni reali dei cittadini, per dare risposte precise, utilizzando le risorse nel modo migliore. Parla della necessità di puntare a forme associative più evolute tra i medici di base, per ridurre il numero degli accessi al pronto soccorso; dell’unità cardio coronarica e del dipartimento dell’emergenza («un argomento fondato, su cui stiamo riflettendo»); di psichiatria e pediatria; di riabilitazione («quando avrò una visione complessiva, effettuerò le valutazioni»). Intanto un impiegato smanetta sul computer proiettando sul muro le fotografie dell’ospedale di Gavardo (135 i posti letto esistenti), i dati relativi alle prestazioni effettuate nel corso del 2005, i disegni riguardanti l’ampliamento. Nell’interrato andrebbero i locali tecnologici e la risonanza magnetica, al piano terra il nuovo pronto soccorso. Quattro i livelli soprastanti, in grado di accogliere 120 letti, che porterebbero il totale a 230-240, con possibilità di un allargamento generale degli spazi disponibili. Per il vecchio ospedale di Salò, situato in riva al lago, gradualmente spogliato di tutti i reparti e rimasto con poche attività (radiologia, ambulatori di medici specialisti, prelievi, l’Avis), rimane invece lo spettro della chiusura. Borelli non ha peli sulla lingua. «Dopo il terremoto – dice – ho ricevuto 600 mila euro di contributi per le sottomurazioni, quando per realizzarle occorrerebbero cinque milioni. Bisognerà vendere l’immobile, riversando il ricavato in servizi da destinare al territorio. Stiamo inoltre ragionando sull’ipotesi di realizzare un centro pubblico & privato a Barbarano, per la diagnostica, la riabilitazione. Abbiamo abbandonato l’idea di costruire un nuovo ospedale a Roè perchè il costo sarebbe stato eccessivo: un miliardo di vecchie lire per ogni posto letto». «Non occorrono cattedrali nel deserto, ma servizi a misura delle necessità dei cittadini – interviene Cè -. E’ importante, comunque, dialogare con gli enti locali».

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