Gienne Febbraio 2019

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    Sono sincero! A me il dialetto piace e lo parlo spesso. E mi piace anche sentirlo e ascoltarlo.
    Da dieci anni, sin dai suoi primi numeri GN abbiamo dato spazio ai dialetti gardesani attraverso le poesie, perché la poesia è una di quelle arti capace di raccontare il territorio, usanze, tradizioni e situazioni rionali, capace di destare curiosità e interesse nella lettura. Volutamente non ho mai pubblicato le traduzioni in italiano, proprio per creare interesse e curiosità verso certe terminologie.
    Lo spunto di questa mia riflessione mi è venuto guardando alcuni interventi di Gigi Proietti nel corso della serata inaugurale dell’anno culturale di Matera, capitale europea della Cultura, quando il grande attore ha dato spazio ad alcune letture dialettali, in gran parte incomprensibili per noi del nord ma ricche di tradizioni.
    Subito mi è venuto da pensare alla nostra Regione del Garda: non solo come crocevia d’Europa per quanto riguarda il posizionamento geografico e tutte le su vie di collegamento con l’intera Europa, ma anche come crocevia di diversi dialetti presenti con le altrettanto varie sfaccettature e desinenze.
    Tre regioni si affacciano sul Garda con le rispettive province allargate anche al mantovano, che del Garda da sempre ne fa una questione di appartenenza e il cui territorio è collegato alle sponde lacustri non unicamente tramite il Mincio ma anche con la via ciclabile che collega Mantova a Peschiera.
    Ecco, sul Garda si parlano il dialetto veneto, bresciano, trentino e un po’ di mantovano, ma da una località all’altra, anche se geograficamente confinanti, le accentazioni mutano a volte leggermente altre di più. Ma, tutto sommato, tutti i dialetti gardesani sono comprensibili ai gardesani nella quasi totalità.
    Sono stato, come accennato sopra, una forte sostenitore del dialetto e durante la trascrizione delle poesie, sempre di difficile battitura, mi diverto nel riscoprire terminologie del passato, non poi tanto lontano, che spesso vanno nel dimenticatoio.
    Quindi ben vengano anche quelle pièce teatrali in cui gli attori rappresentano fatti di vita vissuta riportate in auge sul palco e ben vengano anche tutti quei testi che ancor oggi autori locali, di cui non faccio nomi per non dimenticare qualcuno, si impegnano a raccontare, a raccontarci, parte della nostra vita e del nostro passato. Lunga vita ai dialetti!

    122°-Gienne-Febbraio-2019

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