domenica, Maggio 5, 2024
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Un caprinese a Palazzo Carlotti. Dalle macchinine alle Lenci da collezione

Giocattoli e bambole. Una mostra d’epoca

La sua passione sono i giocattoli e le bambole, ma l’infanzia è ormai un ricordo abbastanza lontano. Quello che gli brucia dentro, ormai da 25 anni, è il sacro fuoco del collezionismo. E così gira i mercatini dell’antiquariato e le aste di pezzi storici alla ricerca di pezzi che arricchiscano la sua raccolta, fatta appunto di rare bambole e di vecchi trastulli da bimbo, come automobiline, scatole di latta, aeroplanini e via discorrendo. Ora Mario Zeni, caprinese d’origine, ma milanese di residenza, ha accettato l’invito di Garda Arte ad esporre una piccola parte della sua collezione a palazzo Pompei Carlotti per il Natale tra gli olivi. E così, protette nelle vetrine, ecco alcune splendide bambole Lenci accanto ad altri preziosi giocattoli. In tutto una quarantina di pezzi, in mostra tutti i giorni dalle 15.30 alle 18.30. «Ho cominciato coi giocattoli di latta», racconta Zeni. «Da principio le bambole non mi interessavano perché ritenevo fossero adatte solo a un pubblico femminile. Poi ho acquistato la prima, una damina veneziana, e ho continuato la raccolta. Mi hanno colpito per i colori. Quando ne compro una finisco per pensare subito a quella successiva. Adesso la mia collezione è costituita per circa il cinquantuno per cento proprio dalle bambole, tutte rigorosamente della Lenci». E quelle della Lenci sono probabilmente le più famose bambole che siano state poste sul mercato. Sono vestite di un panno confezionato con fibre di lana di scarsa qualità pressate fortissimamente insieme: un materiale adatto proprio alla fabbricazione di giocattoli. Il nome dell’azienda è una sigla, che prende le lettere iniziali di una frase latina: «Ludus est nobis constanter industria». Significa «Il gioco è per noi un lavoro costante» e si riferisce al fatto che la fabbrica è nata nel 1919 a Torino proprio per la produzione di giocattoli. Oggi le bambole Lenci sono oggetti da collezione. Alcune hanno prezzi considerevoli: ci sono pezzi che costano tranquillamente una decina di milioni e più. In mostra a Garda ce ne sono una quindicina: risalgono ad esempio agli anni ’20 un maschietto vestito di rosa e una bimba in soprabito, mentre è degli anni ’30 una coppia di bimbi in costume tirolese e una ragazza della Valgardena con tanto di gerla di vimini. Oltre alle bambole, Zeni raccoglie giocattoli di latta. «Quasi tutti i pezzi che ho acquistato», dice il collezionista, «hanno un meccanismo, una molla. Sono tutti rigorosamente funzionanti». Poi aggiunge: «Ad attrarmi sono soprattutto i colori, in particolare quelli dai toni pastello, e la semplicità». Mostra con orgoglio la più vecchia delle macchinine esposte a Garda: è una Hessmobil del ’18 o del ’20 e ha la classica carica a manovella che caratterizzava le automobili di quei tempi. Altri pezzi sono della Ingap, l’Industria nazionale giocattoli automatici Padova: della ditta padovana ci sono per esempio una macchinina, un aereo e un carro armato anni ’30. Il pezzo più recente fra quelli della piccola mostra allestita a palazzo Carlotti è probabilmente un cartoncino con gli stampini per giocare con la sabbia, al mare: sono degli anni ’50. Adesso così non li fanno più: oggi a dominare incontrastata è la plastica. E il fascino se n’è andato.

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