mercoledì, Dicembre 4, 2024
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Ripercorse durante una tavola rotonda alla Rocca le tappe di trasformazione della città attraverso i suoi monumenti

Il concetto di restauro dall’età di Baruffaldi ad oggi

Appassionante e non solo per iniziati il tema trattato alla tavola rotonda sabato scorso in Rocca, “La città fra tradizione e rinnovamento”: che cosa è il restauro e come deve essere eseguito per rispettare il monumento o il documento storico? L’occasione per parlarne l’ha offerta la presentazione dell’opera di Barbara Scala su “Tutela e Restauro nell’età di Baruffaldi”, vincitrice del concorso per borse di studio universitarie indetto dall’associazione “Riccardo Pinter”. Il premio, ha ricordato l’assessore Luigi Marino, ha segnalato giustamente un’opera valida (per metodologia, originalità, documentazione), che gode della dotta prefazione del prof. Gian Paolo Treccani, docente al politecnico di Milano e attualmente all’Università di Brescia, presente alla tavola rotonda. Argomento dell’incontro, coordinato dal presidente dell’associazione Pinter Graziano Riccadonna, la parabola compiuta dal concetto di “restauro” nel corso del secolo: da restauro “politico” perché legato al nazionalismo, a restauro conservativo puro. Parabola è la stessa opera di Scala, che ha due valenze: 1) esame dei restauri dell’epoca del Baruffaldi (porte civiche S.Marco, Michele, Bruciata e S.Francesco; Apponale; S.Rocco; S.Michele; Inviolata); 2) dibattito in seno agli organi istituzionali. Si tratta di un’età di profonde trasformazioni urbanistiche e architettoniche, che nella seconda metà dell’800 danno a Riva un carattere peculiare, pari a quello di G.Carlo Maroni e a quello della conurbazione attuale. L’età di Baruffaldi è al centro di queste trasformazioni, al displuvio tradizione 800 e modernizzazione maroniana, punto di passaggio o cerniera tra due periodi. Treccani ha affrontato il tema del restauro collegato con la tutela del monumento, sostanziandolo con i numerosi esempi rivani, non ultimo l’apertura delle mura sulla chiesa di S.Giuseppe, vero sfregio comprensibile mediante la contestualizzazione. “Il restauro spesso impoverisce la struttura del monumento, il mito divora se stesso, quindi bisogna affrontarlo con cognizione di causa e ampia comprensione storica. Cosa che ha fatto il Baruffaldi, anche se fuorviato a volte dall’ideologia nazionalista, nelle porte urbiche così come nella proposta di restauro neo-rinascimentale della Torre Apponale”, ha ricordato il docente.Ha concluso gli interventi l’arch. Francesca Odorizzi illustrando un esempio eclatante di restauro attuale, quello di Piazza Erbe, il cui primo intervento risale addirittura all’arch. Enrico Odorizzi, contemporaneo di Maroni.Con la tavola rotonda si è inaugurato quello che è stato definito “il salotto buono” della cultura rivana, che d’ora in avanti è disponibile alla cittadinanza e agli incontri culturali sia del Museo che delle associazioni. Per il ciclo di “Momenti e vicende storiche dell’Alto Garda” vi si svolgeranno per i prossimi tre lunedì di aprile tre incontri, sui monumenti funebri, sul commercio e contrabbando, su un romanzo di von Heigel.

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