mercoledì, Maggio 1, 2024
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Un vero successo la sfida provinciale dedicata al piatto tipico stagionale: la vittoria a una donna di Vobarno. Quello camuno è il più morbido, a Vestone il primato del gusto

Il miglior spiedo è valsabbino

Maria Povia Franzoni di Vobarno si è aggiudicata l’11ª edizione del Palio degli spiedi, svoltosi alla «Campagnola» di Salò. «Ho fatto girare guanciale di maiale, lombini di cinghiale, uccellini (consentiti) e capretto», dice la signora, che è originaria di Bisceglie (Puglie) e abita in Degagna. Il figlio Cristian, che lavora in carpenteria dagli Almici, le ha dato una mano; il marito, invece, ha preparato la polenta sul paiolo. «Sono passata dal mare alla montagna, e nei primi tempi non mi trovavo bene. Ho sempre avuto la passione della cucina. Dò il massimo con gli spiedi e le crepes alle erbe», conclude lei. Dieci i gruppi in gara. Ognuno ha ricevuto un riconoscimento. Il salodiano Renzo, decoratore di pareti, e l’amico Alfredo sono stati premiati per l’originalità: hanno proposto quaglie, faraona, anatra, ali di pollo e uccellini. Il finanziere Ennio Brida per la bontà dei «momboi». Il gruppo di Antonio Labellottini, ex sindaco di Vobarno, per la salvia (c’erano spezie fragranti). Fabrizio dell’Angolo Verde di Campoverde per il profumo. Massimo Perazzoli, della città, per le patate. Ezio Benedetti per gli uccelli e la tipicità (lo scorso gennaio il norcino di Carpeneda è stato invitato negli Stati Uniti da un ricco uomo d’affari, che gli ha chiesto di preparargli dei salami). Il dentista Attilio Piccinelli di Roè per il burro e il miglior tamburo. Marco Scaglia di Vestone per gli gusto (inoltre ha ottenuto una menzione per avere partecipato alla prima edizione, nel ’93). Per la morbidezza, successo di Roberto Domenichini della «Gastronomia» di Breno, che ha utilizzato involtini di lonza, costine, faraona e coniglio. Il gruppo della Valle Camonica, chiamato alle feste più importanti della zona, riesce pure a guadagnare una decina di milioni di vecchie lire (all’anno), che destina in beneficenza. La serata, organizzata da Angelo Dal Bon, ha richiamato quasi duecento commensali, giunti anche da province vicine. I concorrenti hanno cominciato ad accendere i fuochi alle 15.30 (gli ultimi, alle 16.30). E sino alle 21 si sono dati da fare, con burro, salvia e quant’altro. Poi tutti a tavola, per assaggiare, gustare, elogiare o criticare. Una giuria popolare ha attribuito i voti. La telecamera di Brescia Punto Tv ha ripreso le varie fasi del Palio e le premiazioni. Il giornalista veronese Angelo Peretti, bancario e gastronomo, ha detto che «lo spiedo è un bene culturale, al pari di un quadro o di una chiesa. Un grandissimo monumento, da apprezzare e tutelare. Angelo Dal Bon fa bene a tenere alta la tradizione». Da tre anni Peretti sta effettuando una ricerca sulle origini di questo piatto, e sul perchè sia diffuso soltanto in alcune zone della provincia di Brescia. Ermes Buffoli, assessore provinciale al Turismo, che ha già stampato un libro sull’argomento, si è detto curioso di conoscere i risultati. Preso il posto degli indimenticabili Amos e Cilì (uno suonava il violino, l’altro la fisarmonica, venivano all’Emilia, e tornavano a casa zigzagando per le stradine di campagna, con l’auto piena di bottiglie di vino, il compenso della loro prestazione), il siparietto musicale è stato garantito dal gruppo salodiano «Piamigole», tre chitarristi che hanno proposto sei pezzi in dialetto, arrangiati da Maria Cecilia Merzari. Uno dei brani più belli è dedicato ad Angelo «Bistecca», scomparso nell’aprile 2000. Dal Bon, fiduciario di Arcigola, cerca sempre di riproporre qualcosa di originale. Molti ricordano ancora le sfide alla morra, con un menu imperniato sullo stracotto d’asino. Un modo per tenere vivo il ricordo del passato.

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