venerdì, Maggio 3, 2024
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A rischio il restauro di due ceste dell’età del Bronzo ritrovate nello scavo del Lavagnone. La Regione Lombardia ha revocato il finanziamento promesso

Il museo resta senza fondi

di Si fermano i lavori di restauro dei due intrecci dell’Età del Bronzo rinvenuti nello scavo archeologico del Lavagnone di Desenzano. Lo stop arriva dalla Regione Lombardia che, a causa della scarsità dei fondi, ha deciso di non erogare al museo Rambotti la somma necessaria per il recupero dei due antichi manufatti. Oltre al restauro dei due intrecci, il progetto approvato dalla giunta comunale di Desenzano nel maggio scorso prevedeva anche la pubblicazione di un volume relativo ai lavori, di un quaderno didattico e l’organizzazione di una giornata di archeologia sperimentale dedicata ai bambini. Il costo complessivo del progetto è di circa 17mila euro, il 50% dei quali coperto dal Comune ed il restante 50% dal contributo richiesto alla Regione Lombardia, che nel mese di agosto ha fatto però un passo indietro. «Alla Regione sono arrivate moltissime richieste di sostegno ad attività didattico culturali e con i pochi fondi che ci sono a disposizione hanno dovuto fare una grossa scrematura dei progetti da finanziare – ha spiegato la direttrice del museo Rambotti, Claudia Mangani -. E’ importante comunque che i lavori di restauro si inizino, per questo motivo stiamo cercando altri enti o aziende private che possano coprire il buco lasciato dalla Regione». Il Lavagnone è un sito ricco di testimonianze di età preistorica. Gli scavi condotti dal dottor Perini negli anni Settanta hanno portato alla luce il più antico aratro conservato al mondo, esposto oggi in un’apposita sezione del museo Rambotti. Le ricerche sono state riprese nel 1991 dalla cattedra di Paletnologia dell’Università degli Studi di Milano, sotto la direzione del professor De Marinis. Nel corso degli ultimi anni si sono così ritrovati reperti molto antichi e unici. E’ il caso dei due intrecci in fibra naturale, due ceste di vimini dell’età del Bronzo. Il primo intreccio è stato rinvenutonel 2004 in uno strato torboso con cenere e limo. Il secondo manufatto è stato ritrovato ne 2005. Una volta terminati i lavori di pulizia e di restauro, il progetto bocciato dalla Regione prevedeva anche la realizzazione di una copia dei due intrecci da esporre al museo Rambotti. «Si tratta di reperti unici nel loro genere – ha sottolineato la Mangani – . E’ necessario intervenire presto in quanto c’è il rischio che questi oggetti così preziosi si rovinino».

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