Affare fatto. Il rifugio «G.Chierego», 1900 metri di altitudine, a Costabella sopra Brenzone, è a tutti gli effetti proprietà della Comunità montana del Baldo. Ad Affi, davanti al notaio Gabriele Noto, è stato firmato l’atto di vendita da parte del Club alpino italiano (Cai) che lo cede alla Comunità montana del Baldo la quale farà però un’entrata «morbida», pur avendo però per il futuro grandi progetti. Il sogno nel cassetto è di potenziare questo rifugio alpino trasformandolo in un presidio ambientale per le aree protette, una base operativa per studiare la biodiversità del Baldo, rinomata anche all’estero e nota come «Hortus Europae».Così il Chierego, quella stupenda veranda alpina sulla pianura padana e la Valdadige, non sarà più solo meta d’escursionisti e turisti ma anche un punto d’incontro tra studiosi che lavoreranno con università e centri studi, sempre a filo diretto con l’Orto botanico del Baldo di Novezzina gestito, per conto della Comunità che ne è proprietaria, dall’Associazione temporanea d’imprese (Ati) Baldonatura.Davanti al notaio, c’erano Pierino Bresaola, presidente del Cai Verona e Cipriano Castellani, presidente della Comunità. Passano così alla Comunità sia la struttura sia le aree di pertinenza. Il prezzo della vendita è stato di comune accordo convenuto in 305 mila euro, di cui 200 mila finanziati tramite contributo dalla Provincia. Davanti a Noto c’era, infatti, anche l’ingegner Riccardo Castegini, coordinatore e dirigente servizi dell’area manutenzione e gestione del patrimonio, che l’amministrazione provinciale ha desiderato fosse presente per assicurarsi che fossero trascritte alcune condizioni disposte all’atto di cessione del finanziamento. I 200 mila euro sono stati, seduta stante, corrisposti al Cai davanti a Noto, mentre i restanti 105 mila saranno pagati dalla Comunità in tre anni, non oltre il 30 giugno del 2009.Il Chierego era stato costruito negli anni Cinquanta su un terreno messo a disposizione dal Comune di Brenzone e nel 1963 veniva inaugurato. Nel 2001 chiudeva per problemi igienico sanitari, ma nel 2006 «risorgeva», completamente restaurato grazie a un contributo regionale di 238 mila 232 euro. Tale cifra la dice lunga sul valore reale di questo nuovo gioiello, stimato ufficialmente 550 mila euro, che entra ora a pieno titolo nel patrimonio comunitario. La vendita da parte del Cai è stata causata dall’accumulo di una serie di debiti.«La Comunità montana fa un’ entrata in punta di piedi, poiché il Chierego ha un gestore ed è in ogni caso un punto di riferimento per il Cai», dice Castellani. «Tuttavia, data la sua posizione, la nostra idea è di implementare la tradizionale funzione di rifugio alpino, cercando di farlo diventare un centro scientifico di riferimento, il fulcro di un circuito ecologico naturalistico per lo studio del prezioso ecosistema di questa montagna, un punto di monitoraggio dei sentieri e dei pascoli d’alta quota».La Comunità collabora già con l’Università di Bologna e, con l’équipe di Baldonatura, sono stati avviati progetti scientifici anche con il Centro nazionale biodiversità forestale (Cnbf) di Peri di Dolcé del Corpo forestale dello Stato e con alcuni tra i più importanti orti botanici d’Europa. Questi, a loro volta, sono in contatto con la World biodiversity association (Wba) di Verona, associazione che opera in cordata con Baldonatura, che è stata fondata nel 2004 da un gruppo di naturalisti con l’obiettivo principale di contribuire proprio alla conoscenza e alla tutela della biodiversità in tutto il mondo.«Il rifugio conserverà tutte le sue vestigia storiche, lo stemma e la scritta Cai e ovviamente il nome», dice il presidente comunitario Cipriano Castellani. «Compariranno anche il nostro logo e quello dei nove comuni membri: Brentino Belluno, Brenzone, Caprino Veronese, Costermano, Ferrara di Monte Baldo, Malcesine, Rivoli Veronese, San Zeno di Montagna e Torri del Benaco. E la targa dei mecenati comparirà sempre in evidenza», conclude Castellani.[FIRMA]
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Un atto davanti al notaio sancisce un passaggio di mano annunciato da tempo