Col mese di aprile, sempre che la neve si sciolga, riaprirà Campei di Cima, il rifugio tra il lago di Garda e la Valle Sabbia, in territorio di Toscolano Maderno. Per arrivarci, da Gaino bisogna percorrere la valle delle Camerate, lasciare (dopo otto chilometri) l’automobile e salire un’ora e mezzo a piedi. Altrimenti, dalla Degagna, lungo il Prato e la Valle della Noce: due ore abbondanti di scarpinata. O da Treviso Bresciano. «Nel 2005 abbiamo servito 2.231 pranzi, 732 cene e 680 colazioni – ricorda Giuseppe Granata, di Desenzano, il responsabile, che ora passa la mano a Boris Rolfi, di Agnosine -. Più di 700 i pernottamenti, con un incremento medio del 2 per cento rispetto al 2004. Considerati anche gli ospiti e gli addetti, il totale dei pasti sale a 4.111 (più 1.054 colazioni) e i pernottamenti a 1.046. I risultati hanno risentito dell’inclemenza del tempo (a Ferragosto eravamo davanti al fuoco per scaldarci). Sono stati accolti numerosi alunni delle scuole di Sabbio Chiese, Puegnago, Navazzo di Gargnano, Vobarno, Odolo, San Felice, Roè Volciano, Provaglio, Preseglie, Padenghe e Pertica Bassa, con i loro insegnanti, realizzando quella che era stata una delle motivazioni principali: far conoscere, amare e godere la montagna». Nel corso dell’anno gli alpini della «Monte Suello», che gestiscono la struttura, si sono impegnati a effettuare l’approvvigionamento della legna da ardere, i lavori di pavimentazione delle strade e la manutenzione dei serramenti esterni, a trasportare e montare l’arredamento della nuova cucina, a ripassare i tetti sostituendo i coppi rotti, a ripristinare il rivestimento refrattario dal fuoco e a installare il caminetto nel locale bar, a posare le zanzariere, come richiesto dall’Asl, ecc. Nel 2006 sarà realizzata la passerella a fianco del guado sulla strada che sale dalla Degagna, ed eliminati alcuni scoli dell’acqua. I fabbricati verranno dotati di estintori e manichette antincendio. Ma Granata chiude qui. «Dopo trent’anni nel direttivo, di cui gli ultimi dieci a Campei – dice -, termina il mio impegno in sezione, con un certo rimpianto. Ringrazio quanti hanno avuto fiducia in me, e mi scuso con coloro ai quali posso avere recato offesa». «Campei de Sima», questo il nome dialettale, è un dosso erboso a 1.017 metri, coltivato già nel Cinquecento. Ci sono tre fabbricati, e una cappella dedicata a Santa Maria della Neve, costruita nei primi del Seicento. Nel periodo 1996-2000 gli alpini hanno rimesso a nuovo la struttura, di proprietà dell’Azienda regionale delle foreste (Ersaf), ottenendone la gestione per 25 anni. La vecchia stalla è stata trasformata in un salone capace di accogliere 150 persone più la cucina, la dispensa, il grande fuoco, i servizi e una decina di posti letto. Il tutto con colonne di pietra a vista e travi in legno. Il secondo immobile, più piccolo, è adibito a bivacco, per quanti passano e intendono rifocillarsi o asciugarsi. Il terzo, la casa padronale, su due piani, comprende un paio di camerate (20 posti letto), i servizi, ecc. All’ingresso, la zona giorno, con le tavole e l’immancabile fuoco. C’è anche la cantina interrata. Oltre a sistemare i sentieri che portano sulle montagne circostanti, gli alpini hanno individuato una sorgente, a 300 metri di distanza, collocato le tubature e posato sia una vasca di raccolta da 27 metri cubi (27mila litri di acqua) che due piccole di contenimento e decantazione. Per la cappella della Madonna delle Neve, un po’ discosta, sono state ricostruite le sottomurazioni e il volto, con le travi e i coppi. Lo scultore Angiolino Aime ha realizzato una statuetta in cotto. Campei viene tenuto aperto ogni fine settimana, dall’inizio di aprile (quando arrivano gli studenti delle scuole) alla fine di ottobre, e l’intero mese di agosto. Offre ospitalità e un pasto caldo a quanti amano salire sulle montagne del Garda, per godere la natura e ammirare il lago dall’alto. Numerosi i turisti che, d’estate, scorazzano in mountain bike. Quando se ne vanno, ecco giungere i cacciatori. Caprioli, tassi, cervi, fagiani, lepri, galli forcelli: una fauna variegata. Senza dimenticare i faggi centenari, le piante di noce, i peri e i ciliegi selvatici.