Dodici informazioni di garanzia, una pepata lettera aperta indirizzata (ma non ancora inviata) alla Magistratura penale, in calce alla quale si stanno raccogliendo firme in paese e molte discussioni. Torna alla ribalta il tanto discusso progetto di realizzare, in località Campagna Trezza, una centrale elettrica alimentata da combustibile ricavato da rifiuti della potenza di 70 megawatt per un investimento di 300 miliardi. Stavolta, come abbiamo detto, sono 12 avvisi di garanzia a far rumore. Sono quelli recapitati nei giorni scorsi ai consiglieri comunali che la sera dell’8 novembre 1999, prima di depositare in segreteria le dimissioni causando lo scioglimento del Consiglio e le elezioni anticipate, adottarono due varianti alle norme tecniche del Piano regolatore generale della città. Variazioni che avevano un obiettivo: «Vietare nelle zone D2 collocate ad ovest e sud-ovest del capoluogo l’insediamento, l’impianto e l’esercizio di industrie destinate allo stoccaggio ed alla lavorazione dei rifiuti solidi urbani e speciali, l’impianto o l’esercizio di apparecchiature per la combustione di rifiuti ovvero funzionanti con combustibile derivato dai rifiuti. In ogni caso dette industrie dovranno distare almeno 3 chilometri dal capoluogo, 2 chilometri dalle frazioni e 50 metri dalle abitazioni». Veniva anche modificata l’altezza massima degli edifici. Quella sarebbe stata la pietra tombale dell’impianto Eurosea che aveva ottenuto un primo parere favorevole di massima dalla Giunta leghista. Sciolto il Consiglio, il progetto dell’inceneritore non è andato avanti. Sono arrivati invece i ricorsi al Tar contro appunto le due delibere che saranno discussi davanti ai giudici amministrativi di Brescia il 27 ottobre. La società Eurosea Srl aveva anche attivato alla magistratura chiedendo un risarcimento da 300 miliardi sempre nei confronti dei consiglieri comunali che approvando le delibere n. 84 e 85 avrebbero provocato, questa è la tesi sostenuta dall’amministratore della Eurosea Francesco Bernardi, un tale danno. E dopo il sequestro dei fascicoli in Comune, il 9 marzo, ecco ora arrivare le informazioni di garanzia, come riferiscono sia esponenti di Lonato Ambiente che alcuni destinatari; avvisi che, è bene ripeterlo, sono delle comunicazioni emesse a tutela delle persone interessate. Sono stati inviati perché trascorsi 6 mesi dall’avvio del procedimento penale, il Pubblico Ministero, dottor Alberto Rossi, ha chiesto la proroga del termine per le indagini preliminari per altri 6 mesi e cioè fino al 3 dicembre prossimo. Così si è saputo dell’indagine che ipotizza il reato previsto dall’articolo 323 del Codice penale, cioè l’abuso d’ufficio. Gli avvisi arrivano proprio nel momento in cui il nuovo Consiglio comunale si appresta a riesaminare ed approvare definitivamente le due varianti e le norme tecniche in questione. I destinatari, come abbiamo detto, sono 12 consiglieri che votarono le delibere e cioè Ugo Ughi, Roberto Vanaria, Renato Roberti, Franco Ferrari, Sergio Paghera, Davide Baccinelli, Luigi Caprioli, Pietro Musatti, Antonio Roscioli, Giuseppe Gandini, Eraldo Cavagnini e Fiorenzo Bresciani. «La comunicazione è arrivata, sono già andato dal mio legale e non intendo rilasciare dichiarazioni» dice Davide Baccinelli, attuale vicesindaco della città. Parlano invece gli ambientalisti. Lonato ambiente, l’associazione che si è battuta contro la realizzazione dell’inceneritore e che, alleandosi con l’Ulivo, ha vinto, seppur per pochi voti, le elezioni. È stata predisposta infatti una lettera aperta indirizzata alla Magistratura penale in calce alla quale vengono ora raccolte firme. Non risulta essere ancora stata spedita. Questi sono i passaggi più significativi del testo diffuso da Lonato Ambiente. «Stupefatta la cittadinanza lonatese ha appreso dell’indagine della Procura di Brescia su un ipotetico abuso d’ufficio. Del fatto si è saputo accidentalmente soltanto perché il Pm ha chiesto una proroga delle proprie indagini di altri 6 mesi. Sul capo dei consiglieri comunali passati e presenti, se si ostinassero “nell’errore dei vecchi” pende ora la minaccia di una incriminazione penale con possibili risarcimenti di danni d’entità astronomica. Alla vigilia della definitiva approvazione della variante urbanistica che vietava alle industrie dei rifiuti di collocarsi a ridosso dell’abitato di Lonato, viene fatta gravare una intollerabile minaccia sulla libertà di voto e di coscienza dei consiglieri. Pretendiamo il ripristino delle libertà politiche fondamentali e che il potere dei cittadini di amministrarsi liberamente, nel rispetto delle leggi, sia posto al riparo da fuorvianti pressioni. Il Procuratore capo ed il Procuratore generale di Brescia debbono perciò richiedere al Pm che uno zelo pari a quello usato nell’ipotizzare accuse sia messo nel concludere le indagini; in altre parole 6 mesi di sospensione delle nostre libertà politiche sono troppi».
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Abuso d’ufficio: 12 «avvisi» ai politici che avevano annullato il progetto.
Indagati i consiglieri comunali
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