martedì, Aprile 30, 2024
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Dopo le sassate alle barche dei pescatori esplode la contesa: per il pesce più ricercato succede di tutto. Dilettanti e professionisti si contendono le zone del lago

La battaglia delle sarde

La denuncia dei pescatori professionisti che vengono presi a sassate dai pescatori dilettanti per la pesca della sardella, non coglie di sorpresa il settore caccia e pesca della Provincia. L’ultimo episodio è avvenuto nei giorni scorsi quando una pietra di circa un chilo è stata scagliata contro la barca del pescatore più anziano della Cooperativa agricola di pescatori di Garda, Ettore Malfer, 68 anni, che aveva gettato le reti a punta San Vigilio. Ivano Confortini, l’ittiologo responsabile dell’ufficio provinciale commenta l’accaduto e spiega che «il problema è storico, si combattono tra di loro e nessuno è santo». «È da anni», dice, «che cerchiamo di risolvere la questione, che riguarda anche le altre Provincie. Il regolamento del 2000 è stato concertato tra le parti con notevoli difficoltà. Bisogna tenere presente che i dilettanti con licenza di pesca nella provincia di Verona sono circa 35 mila, mentre i professionisti che operano sul lago di Garda sono una cinquantina. Sono chiaramente due entità diverse di cui non si può non tener conto». «Abbiamo apportato, cinque mesi dopo, un’integrazione al regolamento con un provvedimento apposito nel maggio 2000», continua Confortini, «dove sono stati dettati gli orari e i giorni di pesca per le due categorie, che danno gli stessi diritti alle due parti, proprio per limitare gli scontri. Ci siamo arrivati dopo un lungo periodo di concertazione, fatto di scontri enormi, ora ritoccare il regolamento significherebbe inasprirli ancora di più». «Come possiamo», conclude, «ridurre gli orari ai dilettanti, magari anticipando le 21,30 quando è proprio alle nove di sera che si pesca la sardella? Bisogna che le due categorie facciano uno sforzo di convivenza. È la sarda il vero problema, che è la specie più catturata sul lago. Si tratta di questi due mesi, perché è il periodo della riproduzione sotto riva, dove si pesca con la canna e dove vengono gettate le reti. Nelle giornate dove pescano assieme, è chiaro che succede di tutto». «Gli orari», sottolinea il responsabile provinciale, «sui quali ci siamo confrontati per un anno, sono gli stessi della sponda bresciana, dove anche là hanno avuto le stesse pressioni. Non possono essere diversi tra le due provincie, altrimenti i bresciani vengono a pescare sulla sponda veronese e viceversa. Siamo consapevoli che i professionisti vivono di questo lavoro e che arricchiscono l’economia locale con la vendita del pesce, però non possiamo non tener conto di una risorsa come quella della pesca sportiva. Anche volendo come si fa a fermare una massa così numerosa. Gli episodi di inciviltà, però, sono un’altra cosa e vanno condannati nel modo più assoluto. Purtroppo lo sappiamo che si tirano i sassi». E questo è il punto, chi controlla che le regole vengano rispettate da tutti? « Le guardie pesca provinciali», conclude Confortini, «e i controlli vanno intensificati». Lo precisa anche l’assessore provinciale alla caccia e pesca, Luca Coletto: «Da poco è partito un rafforzamento dei controlli, è stato aggiunto un»altro motoscafo a quello che svolgeva servizio. Le guardie andranno a vigilare anche su questi episodi, che francamente io non conoscevo e che sono terrificanti e barbari. Non può esistere che si prendano a sassate tra pescatori nel terzo millennio».

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