Vicaria di Mondragone, detta anche corte e curia, era un piccolo feudo, e colui che ne era investito ne esercitava, nelle liti contenziose, una limitata giurisdizione. Questo, in sunto, è quanto recita intorno alla predetta vicaria di Mondragone, don Giovanni Agostini nel suo libro, ormai famosissimo, su Lazise. E ancora oggi Mondragon è una località unica, autonoma, avulsa dal contesto territoriale di Lazise, ma ne fa parte a pieno titolo. È proprio a Mondragon, nella casa che fu di uno dei notabili del paese, nei primi anni del 900, e che poi divenne proprietà delle sorelle Teresa, Angela e Santina Olivetti, tutte nubili, che, per volontà di Loris Castelletti, erede unico delle predette sorelle, si è dato luogo alla collocazione di una antica icona in legno rappresentante la Madonna, detta della pace. A benedire il trittico ligneo, della Madonna con la «colomba», è stata il parroco don Edoardo Sacchella, coadiuvato dalla presenza di don Nicola Azzali. L’opera, di chiaro stile russo, su legno, della misura di cm 80 per 60, è suddivisa per tre capitelli, rappresentanti al centro la Madonna con bambino in braccio, il quale a sua volta tiene nella mano appunto la colomba della pace. A destra san Benedetto con le tavole della legge ed a sinistra, probabilmente, san Paolo, con in mano il rotolo della sacra scrittura, dei vangeli. La icona, rinvenuta nella casa paterna del Castelletti, di buona fattura e con una ottima colorazione cromatica, è stata collocata in una nicchia, appositamente ricavata, nel porticato della anticamera dimora delle sorelle Olivetti, conosciute da tutti, sin dall’inizio secolo, con il nomignolo de «le fontane». I lavori sono stati realizzati con la direzione tecnica di Guerrino Zanetti, progettista, e capo tecnico, dall’incisore Giorgio Rizzardi, dal marmista Adriano Cristofaletti, con la direzione artistico-religiosa di don Edoardo. «È stata voluta da me e da Guerrino Zanetti – spiega Loris Castelletti – in occasione dell’anno giubilare, proprio per ricordare la devozione delle zie defunte verso la Madonna. Il contributo di Zanetti – continua Castelletti – è stato determinante sia per la sua esperienza tecnica che per la conoscenza del luogo, dove è nato e vissuto fin dalla giovinezza». Ma torniamo per un attimo alle «fontane». Perché sono conosciute in tutta la zona come fontane? È presto detto. La casa da loro abitata, ed oggi oggetto di cronaca, era dotata sin dal 1800 di una fontana zampillante acqua purissima e di ottima qualità. Qualità ancora oggi certificata dai competenti organi sanitari. Un bene quindi prezioso per le famiglie, bene a cui tutti miravano per una condizione di vita difficile dati i tempi. Le sorelle Olivetti hanno sempre messo a disposizione di tutte le famiglie del circondario la loro fontana, anzi le loro fontane ed il loro pozzo.
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