giovedì, Maggio 2, 2024
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Legambiente: «Vanno separate subito acque bianche e nere»

«La prima cura per il lago è smetterla di costruire»

All’indomani di un rapporto ambiente che sancisce il peggioramento della qualità delle acque del Garda, i volontari di Legambiente trionfano, ovviamente per modo di dire. «Non siamo contenti del fatto che la salute del Garda sia preoccupante, ma depone a favore della nostra associazione sapere che l’Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale del Veneto (Arpav) rileva problemi che il Cigno Azzurro denuncia da anni». Cecilia dal Cero, biologa, della segreteria di Legambiente, che ha un’intera bibliografia sul Garda e la storia infinita del collettore, snocciola dati, legge relazioni, mostra grafici e tabelle. «Ci hanno sempre accusato di far scappare i turisti e di rovinare l’economia gardesana, invece tra un po’ nel lago non sa più nemmeno possibile fare il bagno». «Si deve smettere di sversare a lago, il collettore ha ancora grosse perdite ed è ora che tutti i comuni gardesani controllino i reticoli fognari e si decidano a separare definitivamente le acque bianche da quelle nere». E ancora: «Quando il collettore fu costruito vennero anche realizzati dei dispersori che, in caso di emergenza, sversano liquami a lago: si trovano a Malcesine, a Salto di Brenzone, a Brancolino di Torri, a Cisano di Bardolino, all’altezza di Villa Bagatta a Malcesine». Sono delle vere e proprie condotte, lunghe fino a mille metri: «gettano liquami nel centro del lago, servono solo a garantire la balneazione a riva…». E le acque del bacino perdono trasparenza, la massa delle alghe aumenta. «Il fosforo presente nel materiale organico che viene in continuazione sversato è uno dei principali nutrienti per la vita del fitoplancton, un vero e proprio concime per le alghe tra cui alcune sono tossiche», spiega Michele Bertucco, presidente dell’associazione, «senza contare che nei piani regolatori dei Comuni sono previste aree fabbricabili sempre più larghe, ciò implica un superiore carico antropico e, quindi, rischi maggiori per l’ecosistema lacustre». Legambiente carica di molte responsabilità gli enti locali: «Guido Butti, ex presidente della azienda incaricata della gestione del collettore, tentò un Accordo di Programma per costituire un unico ente di gestione del sistema idrico integrato. Si poteva così trovare una via di uscita all’impasse creata dalla frammentazione dei vari sistemi di fognatura e depurazione, ma l’accordo fu bocciato, lui preferì dimettersi e non se ne fece nulla», continua Dal Cero, «ora i Comuni devono muoversi». E il Cigno Azzurro? Perché quest’anno non si è pronunciato sulla balneabilità delle spiagge gardesane, come faceva in passato? «Lo sta facendo l’Arpav», nota Dal Cero, «noi avremmo solo fornito dati parziali e così stiamo lavorando su un altro fronte. Stiamo cercando un buon finanziamento per effettuare un nuovo ed approfondito studio sui sedimenti. Come già fatto nel ’93, vogliamo accertare lo stato di arricchimento fecale dei sedimenti, specialmente nel basso lago; e con la sonda parametrica controlleremo alcuni parametri idrobiologici, come la clorofilla e l’ossigeno, legati alla attività fotosintetica delle alghe. Già erano stati trovati nei sedimenti valori alti di coliformi fecali e clostridi. Se il collettore funzionasse e non ci fossero perdite, si rileverebbe solo la spora del clostride che, rimanendo nel tempo, indica nella sua stratificazione, l’inquinamento pregresso».

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