sabato, Maggio 4, 2024
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Firmata ieri mattina l’intesa tra Comune, Provincia e Regione per la valorizzazione dell’area. Fondi per oltre 3 milioni. In futuro includerà l’Isola dei conigli

La Rocca è diventata Parco

Il parco della Rocca e del Sasso a Manerba, a tutela e valorizzazione di quello che è uno degli ultimi gioielli naturali del Garda, ora è divenuto realtà. Ieri mattina in Municipio sono state poste le firme dell’accordo di programma per il finanziamento della realizzazione del Parco tra Comune, Provincia e Regione. Il finanziamento ammonta a 3 milioni e 200 mila euro e verrà erogato in più tranche, la prima delle quali sarà di 1 milione di euro messi a disposizione dalla Regione: metà entro il 2004, metà nell’anno successivo. Soddisfazione è stata espressa da tutte le parti. «Un organo di difesa – afferma il sindaco di Manerba Maria Speziani – di uno dei più affascinanti posti della zona del basso lago»; l’assessore provinciale al territorio Aristide Peli ha ricordato che «per l’economia bresciana, in un periodo non troppo roseo, la valorizzazione del territorio riveste un ruolo importante per lo sviluppo della nostra società». Il Parco naturale archeologico della Rocca e del Sasso si sviluppa su un’area di circa 9 ettari, di cui i 5 della sommità sono di proprietà comunale, che includono il promontorio roccioso (del Sasso) alto poco più di 200 metri e una fascia costiera sottostante che si estende per alcuni chilometri. In futuro sarà ampliato anche alla spiaggia di Pisenze e all’Isola dei Conigli. La zona è particolarmente interessante, oltre che per il panorama unico sulla costa gardesana, anche per i ritrovamenti archeologici e le particolarità naturalistiche che vi si trovano. Scavi sistematici si sono svolti dal 1995 al 2000 ad opera di studiosi dell’università inglese di Birmingham, per quanto riguarda le fasi preistoriche, e dell’università di Padova, per le fasi medioevali. E così ora si possono ammirare sulla cima del promontorio i resti, per intero, delle fondamenta del castello che, sebbene ridotto a rudere, si conserva fuori terra per circa due metri. Infatti la roccaforte, dopo secoli di splendore, è stata distrutta nel XVI secolo su ordinanza del Provveditore di Venezia perché divenuta sede di banditi. Mentre nella parte sottostante sono stati rinvenuti resti della Chiesa di San Nicolò, sempre di epoca medioevale, che erano stati inghiottiti dalla vegetazione. Ora grazie ai finanziamenti potranno essere effettuati importanti interventi che permetteranno di salvaguardare e valorizzare maggiormente l’importante promontorio incontaminato. Innanzitutto verrà realizzato il centro visitatori, con annesso laboratorio per la didattica ambientale ed un museo nel quale verranno riposti i reperti trovati nella zona, in una villa, da ristrutturare, acquistata dall’amministrazione comunale nella zona adiacente all’attuale parcheggio della Rocca. La seconda fase prevede il ripristino e la valorizzazione dell’attuale museo a cielo aperto che è costituito dai resti del castello medioevale, delle cinte murarie e della Chiesa di S.Nicolò (sempre di epoca medievale). Per rendere il percorso più accessibile, la via principale, che partirà dal centro visitatori e giungerà ai resti della Chiesa di S.Nicolò, verrà lastricata in selciato di pietra naturale e completamente illuminata. Inoltre verrà recuperato ed illuminato il sentiero posto al di sotto della cinta muraria, a completamento della cornice panoramica della Rocca. La terza fase, che è la più lunga, prevede la valorizzazione e salvaguardia della vegetazione che permetterà anche il ripopolarsi della fauna caratteristica della Rocca. Infatti proprio su questo territorio crescono ben 16 tipi di orchidee, e fioriscono numerose piante come il leccio, il terebinto e lo scotano tipiche della macchia mediterranea. In questa fase è prevista la realizzazione di un percorso di visita principale ed esaustivo del parco (un tragitto di 4-5 ore di cammino); un percorso da svolgersi in bici; altri specifici per diverse attività (canoa, free-climb, arrampicata); altri percorsi tematici (ad esempio un percorso sulle orchidee). «Perché – come sottolinea il presidente della commissione per il Parco, Marta Mattiotti – valorizzare il nostro territorio vuol dire valorizzare Manerba e lanciarlo in uno scenario turistico, che è in voga in questo periodo, sensibile al territorio ed alle bellezze naturali ed archeologiche».

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