lunedì, Aprile 29, 2024
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Sarà sicuramente la scalata più importante della sua vita quella che Fausto De Stefani ha intrapreso di recente

La scalata più alta del mondo

Sarà sicuramente la scalata più importante della sua vita quella che Fausto De Stefani ha intrapreso di recente e che vede l’arrampicata non su una della vette più alte del mondo, ma invece rivolta verso coloro a cui la vita non ha dato grandi soddisfazioni. Stiamo parlando di quelle popolazioni che vivono in Nepal nella povertà più profonda. Popolazioni nelle quali, come spesso accade a farne le spese sono i bambini. Nei suoi numerosi viaggi lo scalatore, nato ad Asola nel 1952, ha avuto la possibilità di vedere e dominare le più alte vette del mondo, uno fra i pochi al mondo ad avere scalato tutti gli ottomilametri (14 in tutto e fra i quali l’Everest dove, nel 1996, De Stefani ha fissato uno stendardo con la scritta “Peace” assieme ad un guidoncino de Lions Club). Fra queste meraviglie però spesso si è imbattuto in situazioni di miseria raccapriccianti. “Dal Nepal ho avuto molto – ha affermato De Stefani a Manerba del Garda nel corso di una serata tentasi al ristornate Splendid Sole e organizzata dal Lions club della Valtenesi per raccogliere fondi da destinare ala sua iniziativa – ed è sempre stato un pensiero presente. Ora, l’idea di un intervento, si è trasformata in un progetto concreto: una scuola che possa accogliere ed accudire anche i più poveri.Da anni mi occupo di alcuni bambini nepalesi sfortunati, e in tal modo ho avuto occasione di incontrare le persone giuste a cui far riferimento per la realizzazione di questo mio progetto. Ho conosciuto così la realtà dell’Istituto no-profit “Rarahil Memorial Schol che da tempo si interessa dei problemi legati alla povertà. Una presenza che naviga in mille difficoltà con una spesa per l’affitto divenuta oramai insostenibile per degli spazi altrettanto esigui. Sentendomi in sintonia con le loro metodologie ed i loro problemi mi sono proposto per un aiuto concreto. Un progetto certamente ambizioso il mio, sia per l’entità della cifra, circa 300 milioni, sia per l’impegno che esso comporta. In pratica si tratta di acquistare il terreno e costruirvi un edificio adeguato alle esigenze della scuola compresa un infermeria, dei laboratori ed un convitto per l’accoglienza dei bambini poveri”. La formula che l’alpinista intende seguire rispecchia quella da tempo collaudata dalla Fondazione “Senza Frontiere” ossia dell’”emancipazione autosufficiente in pieno rispetto della cultura del luogo”.la scuola che sorgerà in Nepal sarà sufficiente per ospitare e fornire servizi a circa 700 alunni di cui, i paganti, dovrebbero poter garantire la permanenza dei più bisognosi. “I tempi della realizzazione – ha concluso De Stefani – sono legati ai tempi della raccolta dei fondi. Io mi sto impegnando in conferenze e spettacoli per promuovere e finanziare l’iniziativa. Purtroppo – ammette De Stefani che nelle sue imprese, e per superarle, ha perso, congelate, le prime falangi di mani e piedi –, temo che non ce la farò da solo a reperire l’intera somma con i proventi dei miei interventi. Sono anche consapevole di non avere la presunzione di risolvere i problemi della miseria infantile in Nepal con la costruzione della scuola. Ma è possibile invece concorrere a quel processo di miglioramento a cui anche quei ragazzi hanno diritto”. Nel prossimo marzo intanto De Stefani effettuerà la scalata dell’Himalaya.

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