venerdì, Maggio 3, 2024
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Tra i pezzi all’asta, anche una cinquantina di abiti sfoggiati dalla diva in serate di gala

La stola con cui sfidòl’eleganza del Papa

Sono una cinquantina gli abiti di Maria Callas che saranno venduti all’asta a Milano il 12 dicembre, la maggior parte dei quali creati da Biki, al secolo Elvira Leonardi Bouyeure, la stilista milanese conosciuta nel 1951 a casa di Wally Toscanini. Poco dopo la cantante dagli occhi scuri e profondi, pingue e goffa, decise di trasfigurarsi: tra il 1952 e il 1954 perse ben 28 chili. Una trasformazione rimasta leggendaria; si disse che avesse ingoiato un verme solitario, in realtà pare si fosse sottoposta a cure ormonali. La Callas divenne un’altra donna.Biki disegnò per lei un’intera collezione di abiti, ora messi in vendita da Sotheby’s, tra cui quello da sera in seta color verde acqua indossato alla Carnegie Hall di New York del 1975 (4.000-6.000 euro), quello in chiffon di seta gialla indossato al party di Guy de Rothschild in compagnia di Onassis (3.000-5.000 euro), l’abito da concerto in chiffon di seta vinaccia e pailettes indossato durante la tournée in Europa, Canada, Corea e Giappone con il tenore Di Stefano, l’abito turchese a tunica senza maniche indossato durante il ricevimento di Grace e Ranieri di Monaco nel 1974, entrambi stimati 4.000-6.000 euro. Dal guardaroba della Callas anche molti abiti e cappe di Yves Saint Laurent.Tante le stole di Maria all’incanto. Biki sosteneva che nell’indossarle il soprano avesse un solo concorrente al mondo, papa Montini. Con il suo predecessore, invece, Pio XII, la Callas, nella primavera del 1954, ebbe un incontro che rischiò di trasformarsi in scontro per una disputa incentrata proprio sulla lirica. Era stato difficile ottenere un’udienza pontificia per un’ortodossa come Maria. La quale peraltro, come raccontò Meneghini, non fece nulla per ottenerla. Anzi, lei disertò il primo invito, nell’autunno 1953, perché la giornata era fredda e piovosa. Nel corso dell’udienza, il pontefice Pio XII — appassionato di musica classica, violinista ed esperto di composizioni wagneriane, essendo vissuto a lungo in Germania — si rammaricò perché alla radio Maria non aveva cantato Parsifal in tedesco. Il soprano obiettò che la trasmissione era destinata a un pubblico italiano. Il pontefice replicò che era impensabile staccare la musica di Wagner dalle parole. La Callas si infervorò, sostenendo che la traduzione italiana era invece opportuna, «perché per comprendere la musica bisogna anche capire il senso delle parole».La discussione sembrava divertire Pio XII ma non la religiosissima suocera della Callas, Giuseppina Cazzarolli, anche lei in udienza, che era rimasta sconvolta. Stava sulle spine pure il commendatore: temeva uscite poco riguardose da parte della cocciuta consorte, al punto che fece scivolare il discorso su altri temi.

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