venerdì, Maggio 3, 2024
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Sarà disperso a Milano quanto rimane del lascito dell’industriale che scoprì la cantante e la sposò. Poteva essere un tesoro per il nascente museo di Zevio

La storica eredità di Maria Callasche Verona perde

di A trent’anni dalla morte, quanto vale per Verona la voce del Novecento? La risposta a Milano domani, all’asta Sotheby’s «Maria Callas e il suo pigmalione, gli anni con Giovanni Battista Meneghini».I cimeli, rivela Sotheby’s, provengono dagli eredi di Emma Brutti Roverselli, la governante-ereditiera del commendatore. All’incanto oltre 2.000 ricordi conservati dal marito-agente zeviano che lanciò la Divina nel mondo della lirica: 63 lettere d’amore a Battista; 2.000 foto di scena e con amici come Bernstein, Visconti, Zeffirelli, Pasolini, Toscanini; lettere e documenti; 300 spartiti musicali provenienti dall’appartamento parigino di Maria; gli abiti da sera creati per lei dalla stilista Biki; registrazioni e dischi, gioielli e dipinti. Oggetti che nel Natale 1977, poco dopo la scomparsa della Callas, furono contesi tra la madre di lei e il commendatore Meneghini, il quale poi non esitò a comprare all’asta i ricordi non ricevuti in prima battuta della donna che gli aveva spezzato il cuore, morta senza disposizioni testamentarie.L’ultima grande vendita all’incanto di oggetti appartenuti alla regina della lirica — base d’asta 600mila euro destinati quantomeno a duplicarsi — rappresentano il sigillo della veronesità della Callas, essendo tutti legati al decennio italiano coinciso con il periodo più sereno della vita dell’artista.Salvo inversioni di marcia, Verona perderà il lascito della primadonna che affascinava anche i digiuni di lirica. Regione e Provincia non hanno saputo trovare una soluzione per evitare l’ulteriore dispersione dell’eredità Callas.Il soprano iniziò la sua grande carriera proprio in Arena, nel 1947, con [FIRMA]La Gioconda. Paolo Lorenzoni, sindaco di Zevio — paese in cui la coppia Meneghini-Callas visse lungamente nella villa dell’industriale, e che sta lavorando per allestire un museo in ricordo della coppia, ampliando così l’offerta culturale veronese a disposizione dei flussi turistici areniani — ha stanziato 5.000 euro e ha lanciato una pubblica sottoscrizione per partecipare all’asta e recuperare cimeli da esporre a beneficio di tutti. Risultato: «Briciole. Una fondazione ha invitato ad inoltrare la domanda di contributo entro il prossimo febbraio». La sordità di enti e istituzioni, insomma, sembra farla da padrona.Secondo le anticipazioni, l’asta Sotheby’s vedrà scendere in campo schiere di collezionisti, soprattutto anglosassoni. In prima fila dovrebbe esserci anche il governo ellenico, che ha colto la grande capacità d’attrazione internazionale esercitata dalla dea greca di nome Callas.Le lettere d’amore della cantante al marito, quotate 60mila euro, risalgono ai primi anni della loro unione, quando ancora il soprano non era La Divina e girava i teatri da sola. All’epoca Meneghini, industriale e bon vivant, un Agnelli della provincia veneta, non aveva ancora rotto con l’attività di famiglia, l’impero del laterizio, per diventare impresario e ombra della sua donna.Le missive rivelano che il leggendario soprano non si era innamorato del conto in banca di Battista. Illuminante il messaggio inviato al futuro marito alla vigilia delle nozze: «Caro amore! Si avvicina il giorno che verrò da te! Mi vuoi? Sono Tua!»La grande asta aggiudicherà anche gli spartiti musicali su cui l’ineguagliato soprano studiava e faceva annotazioni di suo pugno, dischi e registrazioni inviate da Columbia ed Emi prima della pubblicazioni, quadri, mobili, servizi di piatti e posate, gioielli, tra cui il ciondolo donatole dal marito in occasione di un incontro con la regina Elisabetta d’Inghilterra.Ancora: il set di quattro spazzole da toilette in argento, avorio e malachite immortalato dal fotografo Gaetano Richelli nel budoir di casa Callas nel 1954, quotazione 1.500-2.000 euro. Il metronomo della Callas, un Paillard svizzero da cui non si separava mai (1.000-1.500 euro), e più di 50 vestiti creati per la Callas dalla stilista Biky, alla quale è riconosciuto un importante ruolo nella metamorfosi della cantante, da balena a raffinata donna del jet set.L’industriale zeviano, morto nel gennaio del 1981, fece di tutto per accaparrarsi i ricordi della donna che aveva lanciato nel firmamento mondiale della lirica, e dalla quale si era separato dopo che, nel 1959, lei gli aveva preferito l’armatore greco Aristotele Onassis, che a sua volta avrebbe lasciato la cantante per la vedova di John Fitzgerald Kennedy, Jaqueline.La Callas conobbe personalmente il presidente americano poi assassinato a Dallas, senza immaginare che le loro vite private si sarebbero intrecciate. Vanno all’asta anche i documenti di quell’incontro: la ciotola d’argento di Tiffany donatale dal presidente Kennedy, stimata 2.000-3.000 euro (all’interno la dedica: «La nostra generazione sarà ricordata per i suoi artisti») e una foto 20×24 centimetri, quotata 800-1.200 euro, che ritrae l’incontro: porta la data 19 maggio 1962, serata memorabile, perché al Madison square garden di New York dove si festeggiava il compleanno di Kennedy la Callas si vide rubare la scena da un’altra icona del XX secolo, Marilyn Monroe, che cantò un sensuale Happy birthday al presidente e suo amante. La Callas, invece, cantò due arie della Carmen di Bizet. Con Marilyn ebbe in comune un destino tragico: morire di solitudine e depressione.In vita la Divina, capace di cambiare aspetto come di pelliccia, si conquistò la fama di tigre capricciosa, di perfezionista esasperata, d’essere assetata d’applausi, di tirare dietro le quinte robusti calci ai colleghi con cui non voleva dividere i trionfi artistici, ma anche di avere un’indole ingenua, dolce e timida, da colomba, e un carattere e una memoria di ferro, di muoversi in un balenio di diamanti. Le sue vicende fecero scorrere fiumi d’inchiostro. Ma il mito non seppe rassegnarsi all’oblio. Quando la voce cominciò a vacillare e nel 1980, il giorno dopo il parto, la Callas perse Omero, il figlio di Onassis, sepolto nel cimitero di Bruzzano, a Milano; e quando ancora il miliardario greco la schiaffeggiò preferendole inaspettatamente la vedova Kennedy, il viale del tramonto della Divina, che poteva essere dorato, si trasformò in un inferno da lenire con dosi di tranquillanti e di eccitanti da far scoppiare il cuore.

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