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È stato indicato come vino (rosso)su cui investire e il Consorzio porta l’annata ’97 en primeur a Torino e Bolzano

L’Amarone? Meglio dei Bot

Amarone buono e non solo da bere. Assieme ad altri grandi rossi italiani il vino della Valpolicella è indicato fra quelli da tenere in debita considerazione per fare investimenti; insomma per far quattrini. E i produttori su cui puntare in Valpolicella sono parecchi. Stando a quanto suggerisce il settimanale il Mondo , i rendimenti per questo tipo di operazione finanziaria sono stati piuttosto interessanti. Proprio quest’anno, infatti, si vedono i primi frutti delle obbligazioni Meliorbanca 1999-2003 al 2%, con warrant (cioè un diritto di opzione entro una certa data su un determinato titolo) esercitabile ogni anno su un lotto di sei diverse bottiglie di vino. Questo investimento a un anno dall’emissione ha infatti reso il 10% più del doppio dei vecchi amati Bot; una percentuale calcolata da Meliorbanca che si ottiene, spiega il Mondo , sommando al 2% minimo garantito il valore che i lotti di bottiglie hanno acquistato sul mercato al momento dell’esercizio del warrant. Anche per le vendite en primeur del Brunello di Montalcino i risultati sono stati più che positivi. En primeur è un termine francese che indica la vendita di un vino a un determinato prezzo nell’anno successivo alla vendemmia, ma la cui consegna è prevista solo dopo un periodo di invecchiamento di qualche anno. Insomma una vendita in anticipo: si paga, a un prezzo concordato, prima di avere la merce. Nel caso del Brunello di Villa Banfi l’investimento su bottiglie del ’96 ha fruttato il 100% in quattro anni! Un meccanismo a cui un paio d’anni fa qualcuno aveva pensato anche in Valpolicella, ma poi non se ne fece nulla. I produttori di punta non mancano e il Mondo , sulla base delle indicazioni dei maggiori esperti enologi ed enotecari italiani, ne ha fatto l’elenco. A fianco di Barolo, Barbaresco, Brunello, Sassicaia, nella lista dei superquotati (i fuoriclasse con una consolidata storia di successi alle spalle) figurano la Poja di Allegrini e gli Amarone Castellani, Quintarelli, La Lodoletta di Romano Dal Forno. Nella lista dei quotati (etichette di successo già molto apprezzate) ci sono gli Amarone di Bertani, di Stefano Accordini, Corte Sant’Alda, il Mazzano della Masi, quello dei Fratelli Speri, il Vigneto Alto di Tommaso Bussola. Infine nella terza lista, quella degli emergenti (produttori giovani o già affermati che si stanno mettendo in mostra con determinazione e hanno i numeri per sfondare) c’è l’Amarone di Zenato. Un bel biglietto da visita al quale si aggiunge una iniziativa interessante promossa dal Consorzio di tutela che è la presentazione en primeur dell’Amarone 1997 al Salone del gusto di Torino, dal 25 al 29 ottobre, e al Merano Wine Festival, dall’11 al 13 novembre. In pratica si potrà assaggiare prima dell’immissione sul mercato l’annata ’97, ritenuta una delle migliori del decennio per l’Amarone. Alle degustazioni porteranno i loro vini quasi 50 produttori. Una produzione d’elite su cui si potrebbe puntare per fare un buon investimento. Sempre che non si preferisca berselo.

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