domenica, Dicembre 10, 2023
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L’epopea del ferrovecchio

Lun­go la Statale 11 c’è un a cielo aper­to. Due gen­er­azioni del­la famiglia Gam­bi­ni, nel­la loro azien­da di mate­ri­ali fer­rosi, han­no collezion­a­to negli ulti­mi decen­ni anche fer­rovec­chio d’ec­cezione: mac­chine, motori, aerei. I pezzi da collezione sono in bel­la vista lun­go la recinzione del depos­i­to, che si affac­cia appun­to sul­la stra­da. Tre aero­plani, can­noni, il motore di un dragamine, un trat­tore cin­go­la­to Pavesi P4 imp­ie­ga­to nel­la sec­on­da guer­ra mon­di­ale, un forno da pane data­to 1934: sono solo alcu­ni dei pezzi che com­pon­gono ques­ta rasseg­na inaspet­ta­ta e curiosa. Molti auto­mo­bilisti si fer­mano a scattare e, se il can­cel­lo è aper­to, non sono in pochi a entrare e a chiedere infor­mazioni sug­li ogget­ti del­l’e­s­po­sizione. L’azien­da com­mer­cia prodot­ti siderur­gi­ci; la sua pri­ma sede è sta­ta nel­l’en­troter­ra di Cav­al­caselle, su quel colle di San Loren­zo che ogni anno ospi­ta l’an­ti­ca fiera e le sue migli­a­ia di vis­i­ta­tori. «Si lavo­ra­va con i bot­toni delle divise mil­i­tari: donne e uomi­ni divide­vano la parte in fer­ro da quel­la in ottone, di mag­gior val­ore», ricor­da Gabriele Gam­bi­ni, figlio di Mari­no che con­duce­va allo­ra l’azien­da con i fratel­li Gio­van­ni e Nel­lo. Negli anni Cinquan­ta la Gam­bi­ni arri­va sul­la Statale. Dei tre fratel­li è pro­prio Mari­no a dare il via a quel­la collezione che anco­ra oggi viene por­ta­ta avan­ti dal­lo stes­so Gabriele e dal cug­i­no Ste­fano. «L’azien­da ha sem­pre lavo­ra­to con grossi appalti delle ammin­mis­trazioni mil­i­tari; i pezzi ven­gono qua­si tut­ti da questi canali», spie­ga Gam­bi­ni, «pun­tual­mente con­seg­nati con i rispet­tivi ver­bali di demil­i­ta­riz­zazione, a con­fer­ma e garanzia che si trat­ta di mac­chine e armi inef­fi­ci­en­ti». A far la parte del leone, tra i pezzi esposti, sono sicu­ra­mente i tre aerei; si trat­ta di un Fiat G91, avio­get­to ital­iano usato come cac­cia­bom­bardiere fino agli anni Ottan­ta, che arri­va da Amen­dola (Fog­gia), un Aer­ma­c­chi bipos­to, nato orig­i­nar­i­a­mente come idro­volante e trasfor­ma­to in aereo civile, e un cac­cia Lock­heed F104 Starfight­er, rib­at­tez­za­to dai piloti «fab­bri­ca di vedove» per i tan­ti inci­den­ti: uno si schi­antò in decol­lo anche a Vil­lafran­ca. Ma il pez­zo in asso­lu­to più raro del­la collezione, tan­to da essere com­per­a­to per finire in un museo in Ger­ma­nia, è sta­to un motore di U‑Boot, i som­mergi­bili tedeschi che nel­la sec­on­da guer­ra mon­di­ale furono il mag­gior peri­co­lo per gli Alleati (paro­la di Win­ston Churchill). Il motore diesel, un Man da 1200 cav­al­li, in orig­ine era mon­ta­to sul som­mergi­bile U‑48 e ser­vi­va a far­lo nav­i­gare in super­fi­cie (in immer­sione, entra­va in fun­zione un motore elet­tri­co, sino all’in­ven­zione del­lo snorkel, un tubo tele­scop­i­co che pren­de­va aria dal­la super­fi­cie). Alla fine del­la guer­ra, il potente motore fu smon­ta­to e riu­ti­liz­za­to come grup­po elet­trogeno nei cantieri navali di Mug­gia (Tri­este). Fu lì che lo prelevò Gam­bi­ni, per por­tarse­lo a a Cav­al­caselle, dove però è rimas­to solo pochi mesi; un inten­di­tore l’ha scop­er­to e seg­nala­to all’Au­totech­nik Muse­um di Sin­sheim, in Ger­ma­nia, che lo ha subito acquis­ta­to e ora lo espone tra le sue rar­ità. Nel­la sto­ria di ques­ta orig­i­nale «gal­le­ria» non è sta­ta ques­ta la pri­ma vol­ta che appas­sion­ati del set­tore, pas­san­do da queste par­ti, si siano fer­mati e abbiano acquis­ta­to pezzi esposti. Così come suc­cede anco­ra oggi che in azien­da arriv­i­no fax e seg­nalazioni su mac­chine di vario genere. «Il mon­do del collezion­is­mo è così», con­tin­ua Gam­bi­ni. «Quan­do si entra nel cir­cuito degli addet­ti ai lavori gli scam­bi di infor­mazioni sono agevolati. Al momen­to, però, non preve­do altri acquisti». Tan­to Cav­al­caselle è già famosa come «il pos­to dove ci sono gli aerei sul­la stra­da».

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