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L’orto botanico piace ai turisti

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L’Or­to botan­i­co sper­i­men­tale Gior­dano Emilio Ghi­rar­di, sit­u­a­to a , in via Reli­gione, è di pro­pri­età del­l’ statale di , Dipar­ti­men­to di Biolo­gia. Che autor­iz­za­va solo qualche visi­ta. Ora per far fronte alle richi­este dei tur­isti e degli appas­sion­ati, il ret­tore Pao­lo Man­tegaz­za e la respon­s­abile sci­en­tifi­ca Ori­et­ta Servet­taz han­no deciso di tenere aper­to due giorni alla set­ti­mana (mart­edì e ven­erdì, dalle 16.30 alle 19). Nato nel ’64 come spazio per la colti­vazione e lo stu­dio di piante med­i­c­i­nali (il pro­fes­sor Ghi­rar­di era tito­lare del­la Simes Car­dioter­api­ca), è sta­to dona­to alla Statale nel ’91. L’Or­to si estende su una super­fi­cie di cir­ca 10 mila metri quadri. Sul ter­reno, tenu­to a pra­to, si inter­se­cano aiuole con alberi di varia prove­nien­za. Tre le serre, uti­liz­zate per le sem­i­ne, la sper­i­men­tazione e il ricovero inver­nale delle specie che sof­frono il fred­do. I botani­ci con­sigliano di ammi­rare queste rar­ità: tre alberi di olea africana, che vive nelle zone pre­deser­tiche del Sahara, prog­en­i­tore sel­vati­co del­l’o­li­vo (il nos­tro ha le foglie argen­tate; quel­lo, invece, gial­lo-rug­gi­nose, e i frut­ti sono pic­coli come grani di pepe); un paio di esem­plari di Pino delle Canarie e la Camp­tothe­ca acumi­na­ta (è arriva­ta nel ’64, la pri­ma che sia mai giun­ta in Italia), usa­ta nelle ricerche sui tumori. Ma non c’è che l’im­baraz­zo del­la scelta. La Gled­itschia tri­a­can­thos, ad esem­pio, è curiosa per­ché sul tron­co pre­sen­ta lunghe spine: le adop­er­a­vano a Pasqua per creare la coro­na da met­tere sul­la tes­ta del povero Gesù Nazareno, nelle pro­ces­sioni di paese. La Catha edulis, del Nepal, ha le foglie che provo­cano un effet­to-dro­ga, ma sul lago tale pro­pri­età si perde. La Cae­salpina gilliesi, del­l’Amer­i­ca aus­trale, assomiglia a un pavone. Il Tossi­co­den­trum rhux è velenoso. Poi ci sono la Cas­va­ri­na toru­losa del­l’Aus­tralia, la Cara­gana arborescens del­la Siberia, il Lyci­um del­la Cina, il tamarindo, il «fal­so pepe», le Labi­atae del­l’In­dia ori­en­tale (ser­vono per le tisane), la Pas­si­flo­ra del Brasile, che con­tiene vit­a­m­i­na C, l’Aberia caf­fra, lo zen­ze­ro, le sen­si­tive (sfio­rate da una mano, le foglie si arro­tolano, come gat­ti che fan­no le fusa), varie qual­ità di tabac­co, la sequoia del­la Cal­i­for­nia, ecc. In tut­to, 650 specie. L’U­ni­ver­sità di Milano ha deciso di isti­tuire il diplo­ma in tec­niche erboris­tiche. Un modo per favorire il costante uti­liz­zo e la cresci­ta di ques­ta strut­tura sul lago. Da anni gli stu­den­ti ven­gono per le ricerche. La Statale col­lab­o­ra con parec­chie isti­tuzioni. Fre­quen­ti gli scam­bi inter­nazion­ali. Ogni tan­to arrivano semen­ti dal Nepal, dal­l’A­maz­zo­nia o da altre nazioni. E da Toscolano partono le piante di Razone, Bri­ano o del­la . Molti i tur­isti stranieri. In pri­mav­era arrivano bam­bi­ni dal­l’Olan­da e dal­la Ger­ma­nia, in gita sco­las­ti­ca. Ragazzi e pro­fes­sori ital­iani, invece, non se ne vedono: preferiscono altre mete.

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