All’inizio era solo una idea strampalata e adesso è un appuntamento da non perdere. Scatta a ferragosto, nello specchio d’acqua antistante il centro nautico Acquafresca, la settima edizione della Regata pazza, la più assurda delle competizioni nautiche del lago di Garda. Partita per gioco dalla fantasia di quei mattacchioni della polisportiva Fior d’Olivo, sobillati dalla segretaria del centro nautico Giulia Seppi, la competizione tra imbarcazioni costruite con materiali rigorosamente riciclati è diventata un appuntamento cult dell’estate benacense. Saranno una decina gli equipaggi che si affronteranno mercoledì pomeriggio a partire dalle ore 15 in un campo di regata semplice e lineare. Poco meno di 500 metri da coprire con mezzi che nulla hanno a che spartire con il mondo dell’acqua dolce. Come in tutte le sfide che si rispettano, la tensione e l’attesa salgono sempre prima del via della gara, anche se in forma e in modo un po’ diverso dal consueto. Già, perché l’attesa è solo dettata dalla curiosità di vedere i nuovi prototipi di barche varati per l’occasione mentre l’ansia, per modo di dire, deriva dalle percentuali di possibilità di tagliare il traguardo degli scafi in acqua. Si tratta di mezzi a vela o a remi, ovviamente non nautici, con l’assoluto divieto di utilizzare imbarcazioni a motori. Alcuni equipaggi da qualche giorno sono al lavoro nel centro nautico Acquafresca per assemblare il natante più originale e dalle indiscrezioni sembra ritornare di moda il vecchio e caro armadio della nonna da buttare in acqua. Ai nastri di partenza anche un baby boot e una isola hawaiana. «Rispetto al passato sono aumentati i premi in palio», spiega Giulia Seppi. Oltre al trofeo pazzo assegnato alla barca che per prima taglierà il traguardo, ci sono in palio riconoscimenti come il Leonardo da Vinci, per l’idea più originale, il Narciso per il natante più bello, e la targa Ferragosto assegnata all’equipaggio più numeroso.
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