martedì, Aprile 30, 2024
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Mario Degani, classe 1923, votato per acclamazione presidente Associazione Combattenti e Reduci

Votato per acclamazione nel corso della conviviale per le celebrazioni della festa dell’Unità Nazionale, Mario Degani, classe 1923, è il nuovo presidente dell’associazione nazionale combattenti e reduci.

E’ uno dei sei reduci che ancora sono in vita nel comune di Lazise. Nonostante l’operazione subita oltre venti anni, una brutta tracheotomia che lo ha reso privo della voce, Mario Degani gode di ottima salute e da aviere motorista, partito volontario per la guerra alla giovane età di 17 anni, ha accettato subito e di buon grado il nuovissimo incarico.

Soddisfazione da parte della sezione ANCR, ma non da meno da parte dei cinque figli.

“Dire che è una soddisfazione è dire poco – afferma Tullio Degani – perché mio padre a 91 anni suonati , nonostante la sua afonia, è ancora in gamba. Vive da solo, dopo la morte di mia madre, è autonomo. E’ lucidissimo e sta scrivendo alcune memorie della sua “vicenda bellica”. Ripete sempre che è stato fortunato. Lui si è salvato e tutti gli altri suoi compagni sono tutti deceduti nella tremenda guerra mondiale.”

Mario Degani è conosciutissimo in paese. Ha lavorato una vita intera come meccanico di biciclette e di motorini. Ha venduto migliaia e miglia di bombole di butano in tutto il paese. Quando le bombole alimentavano i fornelli di casa e dei ristoranti per Degani non c’era tempo per riposare. Un continuo andirivieni fra la campagna ed il paese per essere sempre pronti ed efficienti.

“Ricordo la fine della guerra come fosse ieri – precisa Mario Degani – ed in quel periodo mi trovavo in Francia. Ero aviere scelto motorista. Mi arruolai volontario a 17 anni. Il nostro comandante ci comunicò che la guerra era finita, ci consegnò il congedo e ci disse di tornare a casa evitando di farci prendere dai tedeschi. Iniziò il calvario. Un lunghissimo viaggio salendo su treni di fortuna. Arrivai a Peschiera. Era pattugliata dai tedeschi. Vidi una donna con un bambino di circa due anni in braccio. Mi avvicinai – continua Degani commuovendosi ancora adesso – e le chiesi di darmi in braccio il bambino. Passammo davanti ai tedeschi e non ci fermarono. Passato il blocco tedesco ci salutammo e non la rividi mai più. Mi salvò la vita di sicuro. A piedi ho proseguito per le campagne fino ad arrivare a Lazise. Mi accolsero come un redivivo. Ed ora sono qui a rappresentare i reduci. Non lo avrei mai pensato.”

Sergio Bazerla

Degani racconta….

…Ho 92 anni e ricordo la fine della guerra come se fosse ieri.

Poco più che ventenne, in quel periodo mi trovavo in Francia, ero aviere scelto motorista, mi arruolai volontario nell’esercito all’età di 17 anni.

Il nostro comandante ci comunicò che la guerra era finita, ci consegnò il congedo e ci disse di tornare a casa, evitando di farci prendere dai tedeschi.

Iniziò cosi il “calvario” per il ritorno verso l’Italia, un lungo viaggio…..

Passando per le campagne arrivammo alla linea ferroviaria e al giungere del treno si cercava di salire al volo e il macchinista che sapeva, rallentava per dare la possibilità di salire o scendere e fu così fino in Italia. Ma alla stazione di Peschiera c’erano i tedeschi e dovevo subito trovare una soluzione. Accanto a me era seduta una giovane donna con suo figlio, le chiesi di poter tenere in braccio il piccolo di circa due anni fino al passaggio davanti ai tedeschi. La donna capì e mi aiutò dandomi in braccio il bambino.

Quindi siamo scesi assieme dal treno e i tedeschi, vendendomi con il piccolo in braccio e la sposa a fianco, non mi fermarono. Quando finalmente eravamo fuori dalla stazione, ringraziai la donna, che con un grande sorriso mi auguro’ buona fortuna. Se non avessi incontrato quella giovane mamma, probabilmente i tedeschi mi avrebbero arrestato… Così a piedi, ho proseguito per le campagne fino a Lazise, a casa, dalla mia famiglia… FINALMENTE!

 

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