domenica, Settembre 24, 2023
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Nella Limone degli anni Cinquanta: Finalmente il nuovo edificio scolastico! (XIX parte)

Il prog­et­to 

Nel­l’aprile 1956 un arti­co­lo del Gior­nale di Bres­cia sul­la scuo­la a Limone denun­cia che gli sco­lari sono «in locali che a rig­ore dovreb­bero essere per­lomeno dichiarati inab­it­abili». E poi: «Per sop­perire alla man­can­za di ambi­en­ti idonei, il Comune è sta­to costret­to a cedere una parte del­la casa comu­nale per allog­gia­rvi alcune clas­si che non si rius­ci­va a sis­temare altrove. Ma purtrop­po anche la casa del Comune è in con­dizioni deplorevoli: è, dici­amo­lo pure, poco decente tan­to che per essa altro rime­dio non v’è all’in­fuori del pic­cone. Basti dire che le stanze in cui si ten­gono le lezioni sono pun­tel­late o comunque poco sicure».

Intan­to il prog­et­to per il nuo­vo edi­fi­cio sco­las­ti­co si sta definen­do, pur tra mille dif­fi­coltà, soprat­tut­to eco­nomiche. E la buro­crazia sem­bra trop­po esi­gente nel­l’im­porre le sue regole: «Le com­pe­ten­ti autorità han­no cre­du­to bene di appli­care le vigen­ti dis­po­sizioni in modo piut­tosto pesante pre­scriven­do mis­ure riguar­do agli spazi, cuba­ture, cor­tili ecc. che, gius­tifi­cate per uno sta­bile cit­tadi­no, appaiono net­ta­mente esuber­an­ti e spro­porzion­ate in un paese in cui ai ragazzi l’aria e lo spazio non man­cano cer­to per ogni dove. E ciò con notevolis­si­mo aggravio per il Comune, cui d’al­tra parte nes­sun aiu­to e con­trib­u­to viene con­ces­so dagli organi statali».

Un po’ di sati­ra…

In effet­ti si trat­ta di un buon prog­et­to per allo­ra! E anche il sin­da­co del­la Mez­za-Quares­i­ma del 1957, nel suo abit­uale dis­cor­so satiri­co sui fat­ti locali, lo prende di mira evi­den­zian­done i pre­gi: sì, è fuori dal cen­tro, però ha molte porte e molte finestre ed è roba da “atom­i­ca”:

Tut l’en­sè­ma l’è studià en d’en sis­tema par­ti­co­lare
così, se ‘n del 2000 no ghé vorà pió scóle, farom stanse da afitàre:
gh’è en sach de pórte e de finèstre per­ché èntre le arie sane,
le uniche robe che mancherà sarà i sùs e le pan­tegàne.
Sicome i è en pó dis­tan­ti e a pé no se ghé rìva mai,
vedaré che prèst o tar­di ghé farom en servi­sio de tramvài;
en dele aule i sco­lari basterà che i schise ‘n botù
e sen­sa bišògn de studiàr i arà bèl e che ‘mparà la lesiù.
Na vol­ta, ü, per rivàr a far la clase quin­ta,
el gašéa bišògn de dés agn e qualche spìn­ta,
adès che gh’è l’atom­i­ca, envéce, séo quel che ‘l farà?En de dés agn l’arà ša fat àca l’!
Come vedé, i è tanc’ i ben­efi­ci de sté scóle…

Un sog­no che si avvera

Del finanzi­a­men­to del­la costruzione del nuo­vo edi­fi­cio sco­las­ti­co si dis­cute in Con­siglio comu­nale nel gen­naio 1957. Devono però pas­sare anco­ra parec­chi mesi per pot­er dis­porre del­l’­opera! Trovare i sol­di non è facile. L’im­por­to del prog­et­to ammon­ta a L. 23.950.000. Si pro­cede quin­di per stral­ci. Il 1° lot­to prevede una spe­sa di L. 16.571.937; il Min­is­tero dei Lavori Pub­bli­ci appro­va il prog­et­to e con­cede un con­trib­u­to del 5%.

Nel­l’agos­to 1959 la Giun­ta munic­i­pale delib­era di portare a ter­mine la costruzione assumen­dosi la spe­sa per le opere murarie per L. 7.378.073; per l’ac­quis­to del­l’arreda­men­to si prevede una spe­sa di L. 1.780.000. Il Min­is­tero dei Lavori Pub­bli­ci e quel­lo del­la Pub­bli­ca Istruzione con­ce­dono un con­trib­u­to di L. 9.000.000; res­ta a cari­co del Comune la spe­sa di L. 1.000.000.

La fes­ta

Per il nuo­vo edi­fi­cio, sep­pur non com­ple­ta­to in tut­ti i det­tagli, c’è gran fes­ta il 15 novem­bre 1959. Ne scrivono dif­fusa­mente, sui loro reg­istri di classe, quat­tro delle cinque maestre allo­ra in servizio a Limone:

Car­oli­na Dal­dos­si Fran­chi­ni, in classe 1ª e 2ª: «18 novem­bre. Inau­gu­razione del­la nuo­va scuo­la alla pre­sen­za del sign­or Ispet­tore, sig­nori Diret­tori didat­ti­ci di Gargnano e Gar­done Riv­iera, sign­or Par­ro­co, Sin­da­co e Giun­ta comu­nale. L’in­au­gu­razione inizia con la San­ta Mes­sa. Il cor­teo for­ma­to dagli alun­ni di Limone si por­ta alla scuo­la. Seguono le autorità, la ban­da cit­tad­i­na e la popo­lazione. Benedi­zione del­la bandiera e del­l’ed­i­fi­cio sco­las­ti­co, sag­gio, can­ti e dis­cor­so delle autorità. Parole di riconoscen­za ver­so col­oro che si sono adoperati per la real­iz­zazione di ques­ta opera pub­bli­ca».

Anna Maria Tur­ri, in classe 3ª: «16 novem­bre. Ieri, più che cer­i­mo­nia d’in­au­gu­razione, ci fu l’inse­di­a­men­to e la con­seg­na del­l’ed­i­fi­cio nuo­vo alle autorità sco­las­tiche. Davan­ti ai nos­tri sco­lari ben ordi­nati, alle autorità sco­las­tiche, reli­giose e civili e a buona parte di popo­lo venne benedet­ta la nuo­va Scuo­la e la nuo­va bandiera. L’ed­i­fi­cio è vera­mente sta­to costru­ito pre­ve­nen­do e preve­den­do le neces­sità di una popo­lazione sco­las­ti­ca. Cor­ri­doi ampi che dovran­no anche servire per le ricreazioni durante il mal tem­po; aule di diver­sa misura a sec­on­da il numero degli alun­ni, ric­chez­za di servizi igien­i­ci. Dopo tan­ti anni pas­sati nelle infe­li­ci aule prive di spazio, di aria, di luce, final­mente l’an­i­mo si apre ad accogliere i nos­tri alun­ni nel­l’am­bi­ente sereno, lumi­noso, panoram­i­co di una scuo­la così bel­la».

Domeni­ca Bertel­li Fava, in classe 4ª: «15 novem­bre. Inau­gu­razione del nuo­vo edi­fi­cio sco­las­ti­co. Final­mente, dopo lunghi anni di atte­sa, siamo entrati nel nuo­vo edi­fi­cio. All’in­au­gu­razione era­no pre­sen­ti tutte le autorità locali e sco­las­tiche e un buon numero di abi­tan­ti. Dopo la benedi­zione del­la nuo­va bandiera prese la paro­la il nos­tro Ispet­tore il quale ebbe parole per i gen­i­tori, per gli inseg­nan­ti e con gli alun­ni che con vero entu­si­as­mo han­no lavo­ra­to per­ché rius­cisse bene la desider­a­ta gior­na­ta».

Cate­ri­na Segala, in classe 5ª e 6ª: «Final­mente il nos­tro grande deside­rio è sta­to real­iz­za­to. Abbi­amo un edi­fi­cio bel­lo, grande, ric­co di spazio e di luce. Inter­ven­nero il sign­or Ispet­tore Toca­bel­li, che ebbe parole appro­pri­ate per l’oc­ca­sione, assai apprez­zate dal­la popo­lazione, che gremi­va l’am­pio cor­ri­doio, i nos­tri sig­nori Diret­tori, il sign­or Sin­da­co ed altre autorità. Par­larono pure il sign­or Par­ro­co e la sig­no­ra maes­tra Gio­van­na, mad­ri­na del­la nuo­va bandiera del­la scuo­la, sus­ci­tan­do molti applausi. I can­ti, le recitazioni e la ban­da del paese con i suoi motivi alle­gri vol­e­vano ess­er l’e­spres­sione del­la gioia e del­la riconoscen­za di tut­ti, ma la felic­ità dei nos­tri bim­bi era una cosa inde­scriv­i­bile. Anche adesso dicono che sem­bra loro di sognare… e a noi inseg­nan­ti di rin­gio­vanire. Tut­to ci rius­cirà più facile e più profi­c­uo. Otter­re­mo sen­z’al­tro mag­gior dis­ci­plina sen­za tan­to affati­care e potremo curare bene l’e­d­u­cazione fisi­ca. Essa avrà come scopo, oltre a dis­ci­pli­nare i movi­men­ti degli alun­ni, l’a­bit­u­ar­li a quelle forme di edu­cazione col­let­ti­va, anche libere, che deno­tano un sicuro acquis­to delle abi­tu­di­ni di ordine, di atten­zione e di dis­ci­plina e insieme di quel­l’af­fi­na­to spir­i­to di cam­er­atismo che è indice impor­tan­tis­si­mo del­la ret­ta for­mazione del carat­tere».

Ultime opere da com­pletare

Alla fine di set­tem­bre del 1959 il Diret­tore didat­ti­co di Gar­done Riv­iera comu­ni­ca al sin­da­co che dal 1° otto­bre sarà oper­a­ti­va anche la classe 6ª ele­mentare, sen­za aumen­to del­l’or­gan­i­co degli inseg­nan­ti. Ma anco­ra molte opere restano da com­pletare, in prim­is la recinzione, il mar­ci­apiede attorno all’ed­i­fi­cio, gli acces­si ma anche la sis­temazione di tut­to il piano inter­ra­to. C’è poi il grosso prob­le­ma del­l’arreda­men­to, per il quale la spe­sa è arriva­ta a L. 2.000.000: man­can­do i fon­di, banchi, lavagne e cat­te­dre sono quel­li usati nelle vec­chie aule. L’ap­provazione con­sil­iare finale arri­va nel gen­naio 1961 con il ricor­so ad un mutuo e la con­fer­ma del­la trat­ta­ti­va pri­va­ta con la dit­ta costrut­trice, assumen­do l’ob­bli­go di «des­tinare l’ed­i­fi­cio in per­petuo ad esclu­si­vo uso sco­las­ti­co».

(Con­tin­ua)

Domeni­co Fava

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