lunedì, Aprile 29, 2024
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Sanità di prima categoria a Trento, di seconda altrove, dove si colmano le lacune ricorrendo sempre più al volontariato. Mai un medico in ambulanza e anche gli infermieri scarseggiano

Organico ridotto all’osso al 118 di Riva

L’assistenza sanitaria dovrebbe essere garantita in pari misura e qualità a tutti i cittadini. Così Rovereto rivendica uguale trattamento rispetto a Trento, dove a bordo di ogni ambulanza, 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno, c’è anche un medico. Ma se non altro a Rovereto l’organico degli operatori del 118 non è proprio ridotto all’osso. A Riva invece sì. Qui la pianta organica prevede che tra autisti-barellieri (più esattamente operatori tecnici o soccorritori) e infermieri gli addetti siano 21.Un numero forse mai raggiunto nella storia del servizio, che oggi dispone di 11 autisti e 6 infermieri professionali. Bè, si dirà, la situazione non è poi così tragica. Piano: in realtà da qualche mese a questa parte, gli infermieri in servizio a tempo pieno sono tre, perché due sono in congedo per maternità ed un altro lavora part-time. Inoltre non tutti i posti liberati dai soccorritori andati in pensione negli ultimi anni sono stati rioccupati. Dunque quando nel nostro comprensorio succede un’emergenza nelle ore in cui l’elicottero non può intervenire (di notte o quando il maltempo impedisce il volo), oppure nei giorni in cui è impossibile per carenza d’organico garantire la presenza di un infermiere, l’equipaggio dell’ambulanza è composto da due operatori tecnici. Che per quanto preparati, esperti, attenti e rapidi siano (e il 118 di Riva in quanto a specifiche professionalità non ha nulla da invidiare a Trento o Rovereto), non sono in grado di fornire l’assistenza di un infermiere o un medico. Va detto a questo punto che l’Azienda sanitaria non ignora il problema e per colmare le lacune ha scelto due strade: il ricorso sempre più massiccio al volontariato e la libera professione. A Riva negli ultimi anni una fetta sempre più ampia degli interventi è coperta dalla Croce Rossa, la quale peraltro si occupa del trasporto sanitario (comprese le urgenze) in molte zone periferiche, ad esempio la Valle di Ledro. Inizialmente i volontari si sobbarcavano gli interventi di routine, oggi sono allertati anche per le urgenze. Significa che se si verificano contemporaneamente due emergenze, alla seconda chiamata parte l’equipaggio dei volontari. La libera professione invece pone rimedio, almeno sotto il profilo economico, allo «sfruttamento» eccessivo del personale dipendente, al quale in passato era richiesto di saltare i riposi settimanali per coprire tutti i turni. Riposi non goduti che accumulandosi formavano una montagna di arretrati quasi impossibile da smaltire. Ora gli stessi infermieri possono decidere di rinunciare ad un riposo settimanale, offrendo però la propria prestazione in libera professione e con compensi adeguati. L’Azienda dispone di un budget di spesa sufficiente a far fronte ai costi del 2003. Nel 2004 si vedrà, perché se l’utilizzo della libera professione si dimostrerà troppo oneroso, bisognerà trovare un’altra soluzione. Ci si deciderà ad assumere infermieri? Forse, sempre che ce ne siano in circolazione. La categoria, si sa, non è tra le più folte. Inoltre per effetto di vecchi accordi anche sindacali, la figura dell’operatore tecnico-soccorritore è destinata a scomparire. I posti che gradualmente si liberano per pensionamenti o dimissioni, dovrebbero essere reintegrati con infermieri.

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