Intellettuali di tutta Italia, nomi di spicco del mondo della cultura hanno deciso di spendere il proprio nome per salvare il paesaggio del Garda dalla devastazione. Non lascia spazio ad equivoci il «Manifesto per un Parco delle colline moreniche» firmato nelle ultime settimane dagli scrittori Vittorio Messori e Mario Rigoni Stern, dai filosofi Massimo Cacciari e Vandana Shiva, con il cantante Roberto Vecchioni, l’astrofisica Margherita Hack, il regista Franco Piavoli, l’alpinista Fausto De Stefani, il poeta candidato al Nobel Andrea Zanzotto e altri ancora. Insieme, gli intellettuali hanno accettato di mobilitarsi nell’iniziativa lanciata a novembre da un nucleo di associazioni locali (fra queste, il Cai e Legambiente) per vincolare, con la formula giuridica di «Parco», le aree più pregiate comprese fra Salò e le colline moreniche del basso lago, sconfinando nel Mantovano e nel Veronese. Destinatari del manifesto sono dunque le amministrazioni delle Regioni, delle Province e dei 38 Comuni coinvolti. Con la speranza che l’adesione di tanti illustri personaggi possa essere da stimolo per i politici. All’elenco dei firmatari, con Cacciari e gli altri, si potrebbero aggiungere d’ufficio anche i nomi di Catullo e di Virgilio, di Goethe e di Carducci, di Byron e di Maria Callas, di tutti gli artisti che nei secoli hanno abitato sul Garda e lo hanno immortalato come uno dei posti più belli del mondo. Lo è ancora? E fino a quando? Una risposta implicita è nelle parole di Vittorio Messori, scrittore di fama mondiale che abita a Desenzano e dichiara: «Il territorio delle colline moreniche del Garda va salvaguardato dall’invadente cementificazione prima che sia troppo tardi». L¹impressione che l’edilizia speculativa stia causando danni irrimediabili traspare nelle parole di Roberto Vecchioni, che ha casa ai Barcuzzi di Lonato e aderisce all’appello con queste parole: «Interveniamo, prima che il lago di Garda con il suo entroterra non venga irrimediabilmente deturpato». Intervenire come? L’idea è di porre un vincolo paesaggistico con la formula del parco: ai politici trovare un sistema che funzioni, che lo si chiami «Parco sovracomunale» o «Parco regionale» o «Parco agricolo» si vedrà. Intanto, forte degli autorevoli sostegni raccolti, il comitato sta organizzando iniziative per i prossimi tre mesi. La prima, di estrema importanza e da mettere in pratica all’inizio del mese di febbraio, riguarda la presentazione dell’iniziativa ai sindaci dei 38 Comuni, nonché agli assessori delle Regioni Veneto e Lombardia e delle province di Brescia, Mantova e Verona. Con loro è giunto il momento di aprire un confronto diretto, concreto e il più possibile immediato sulla volontà politica di aderire all’iniziativa. Si tratta, insomma, di giocare finalmente a carte scoperte, di stabilire chi è pronto a impegnarsi e chi invece aderisce solo a parole. La seconda iniziativa, anch’essa entro febbraio, servirà per presentare la proposta del Parco alle associazioni del territorio: dalla Comunità del Garda all’Associazione colline Moreniche, dalle Pro Loco alle aziende di promozione turistica, incluse le categorie economiche come albergatori, ristoratori, agricoltori. L’obbiettivo è in questo caso di raggiungere le persone che, dalla tutela del patrimonio naturalistico, possono avere anche un ritorno economico. La proposta non è infatti di ingessare il territorio, di trasformare il basso Garda in un santuario intoccabile, ma di difendere le caratteristiche del paesaggio che fanno di questa zona un territorio unico al mondo. Vittorio Messori non usa a caso le parole, e dice: «Limitare l¹invadente cementificazione». E chi è favorevole alzi la mano.
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