Una festa piena, una cerimonia senza retorica e venata di emozione, quella che si è celebrata domenica pomeriggio nell’aula consiliare del municipio di Salò in occasione della consegna dei tradizionali premi «Gasparo da Salò». Premi che l’amministrazione comunale conferisce ai suoi cittadini distintisi in attività benemerite nei confronti della collettività e che ha visto quest’anno insigniti il comm. Francesco Dolfo e i coniugi comm. Tullio Foffa e prof. Maria Cruciani. Tutti e tre venerabili per età e ancora arzilli, non salodiani di origine, ma perfettamente integrati nella comunità. Di fronte ad un uditorio numeroso e compìto il sindaco Giampiero Cipani e il presidente della Comunità montana Bruno Faustini hanno illustrato il senso dell’iniziativa e dell’attestato (una statua che riproduce il busto del musicista Gasparo da Salò, opera dello Zanelli, una delle glorie artistiche lacustri) che non a caso coincide con la ricorrenza del santo patrono della cittadina rivierasca, S. Carlo Borromeo. Poi la parola è toccata ai due mentori, ai due correlatori, che hanno ripercorso le biografie dei premiati, sottolineando i meriti nelle rispettive sfere di intervento ed evidenziando come le loro sorti, quasi un segno del destino, si siano sfiorate una cinquantina di anni fa nell’ambito dello stesso plesso edilizio: il primo come direttore del collegio Civico, gli altri come responsabili dell’osservatorio meteorologico, che è ancor oggi ubicato nella torre adiacente l’ex-convitto . Il dottor Vittorio Pirlo, testimone oculare di ferrea memoria nonché adrenalico animatore della vita salodiana, con parole molto appassionate ha delineato il profilo umano e professionale del comm. Francesco Dolfo (classe 1909), «un friulano figlio della laboriosa cultura contadina…uomo burbero ma benefico», primo sindaco dopo la Liberazione di un piccolo paese dell’hinterland pordenonese, che a Salò arrivò nel lontano 1946 per dirigere il Collegio Civico, caduto in malarnese dopo gli anni della guerra. Poi nei primi anni ’60 il comm. Dolfo rilevò la gestione del convitto delle suore Orsoline, con scuola privata annessa, dando vita ad un complesso scolastico che ospitava centinaia di studenti. Una lunga storia insomma, padagogica e imprenditiva, conclusasi solo qualche anno fa per raggiunti limiti di età e soprattutto per il venir meno del modello scuola-convitto. Pino Mongiello, ex-sindaco di Salò, ha avuto l’onere e l’onore di magnificare le figure e i ruoli del comm. Tullio Foffa e di sua moglie, la prof. Maria Teresa Cruciani, responsabili fin dal 1951 del locale osservatorio meteorologico, uno dei più antichi e più importanti a livello nazionale. Tullio Foffa (classe 1919), bresciano di nascita, all’epoca era un «uomo d’arme» reduce dalle traversie belliche che lo avevano visto prima impegnato in Libia, poi prigioniero in India. Al ritorno della guerra, Tullio Foffa aveva conosciuto la moglie, laureata in chimica all’Università di Pavia e successivamente docente all’istituto tecnico «Battisti». La loro è stata una vita di totale abnegazione, nel segno della militanza scientifica e del servizio civile: non sono mai andati in ferie per poter ottemperare ai loro doveri giornalieri, riuscendo a coniugare tuttavia le necessità della famiglia con l’impegno. Molto emozionati, come comprensibile, i premiati che hanno rilasciato alcune dichiarazioni a caldo. «Ho passato una vita tra i giovani e ne sono orgoglioso – ha commentato il comm. Francesco Dolfo -. Oggi leggo e sento dire che i giovani sono cambiati, ma non ci credo. Non so se sono degno di questo premio. Spero di essere giudicato con la stessa magnanimità anche più in alto, quando sarà l’ora». «Ero andato sotto le armi per fare solo qualche mese, e invece di mesi ne ho fatti più di ottanta», ha detto invece Tullio Foffa, che si è poi soffermato a spiegare metodologie ed esperienze del suo lavoro, rivelando una passione inesausta. Va da sé che gli applausi sono stati lunghissimi. Per tutti i presenti quella di domenica scorsa è stata l’occasione per recuperare le opere e i giorni di una microstoria locale che non può e non deve essere dimenticata. Salò, ha ricordato il sindaco Cipani, è un paese che vuole conservare la propria memoria.