giovedì, Maggio 2, 2024
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Gli amici del museo vogliono coinvolgere le scuole in campi scavo e a supporto della collezione. Esperti a disposizione per esaminare sul luogo i potenziali reperti

Pronto soccorso archeologico

Attenzione, ora c’è il gruppo Amici del museo. Sono loro le persone da contattare se si incontrano pezzi di storia o di preistoria per strada. Camminando lungo un sentiero, lavorando in un campo o seminando fiori, stando ai bordi di una cava, scavando qua e là, può accadere di scorgere un coccio, un pezzo di ferro arrugginito, un ossicino che fa capolino da terra. Per esempio, il mitico anello mancante tra la scimmia e l’uomo, se veramente sarà dimostrato che lo è, è affiorato alla periferia di Barcellona, tra i rifiuti di una discarica. Potrebbe accadere anche nell’area di Caprino, disseminata di siti archeologici. Allora, se si scorge qualcosa di strano, la prima telefonata da fare è al museo comunale, il numero è 045.620.9929. «L’Istituzione biblioteca museo è uno tra i pochi in Italia che, esistenti prima della Soprintendenza, può raccogliere e conservare materiale senza per forza spedirlo a Verona, alla Soprintendenza ai beni archeologici», spiega Franco Zeni, presidente del consiglio di amministrazione del museo. E così, con Vasco Senatore Gondola, presidente, hanno lanciato un’idea. In occasione dell’incontro con Martina Benati e Giovanni Ridolfi, gli archeologi che hanno appena terminato la ricatalogazione di quanto in possesso del museo, sono state raccolte le firme di chi ha accettato di diventare, appunto, amico del museo. Si tratta del primo passo concreto su una strada che potrebbe portare lontano. «Chiunque trovi o noti qualcosa può fare una segnalazione qui ed innescare un meccanismo di attenzione verso siti locali importanti. Come amici del museo saremo un gruppo di persone sensibili e attente e, anche trovando materiale, contribuiremo a scoprire le radici della nostra storia». Altre idee ruotano attorno all’iniziativa: «Per abituare anche i più giovani a guardare con occhio vigile il territorio, vorremmo organizzare una giornata della scuola in cui porteremo i ragazzini in un luogo ove è possibile trovare reperti ed organizzare una raccolta di superficie». E Zeni aggiunge: «I ragazzi potrebbero poi familiarizzare con l’Istituzione anche facendo un lavoro utile, che darebbe loro soddisfazione. Il nostro allestimento, infatti, è essenziale, ma un professore di applicazioni tecniche delle medie ci ha dato un suggerimento. Insegnerebbe agli studenti come tagliare supporti in plexigas per gli oggetti, cosicché l’esposizione diventerebbe più piacevole. Se l’amministrazione ce lo permettesse, potremmo sistemare qualche vetrina con l’aiuto dei ragazzi». E poi da cosa nasce cosa. «Come istituzione siamo sempre in contatto con altri musei e con la Soprintendenza, potremmo realizzare scavi, fare ricerche sul territorio». Intanto tutti possono diventare amici del museo. «Accade spesso, soprattutto durante lavori sulle strade, che sia rinvenuto qualche reperto. Raramente, purtroppo, le ditte avvertono la Soprintendenza, ma talvolta in effetti farlo potrebbe essere inutile perché l’oggetto potrebbe non aver valore. Tuttavia, in attesa di un responso, la Soprintendenza bloccherebbe comunque ogni operazione e si innescherebbe un lungo iter burocratico per nulla. Chiamando invece il museo, un archeologo professionista uscirebbe, farebbe una valutazione e, se il ritrovamento fosse di valore, chiamerebbe la Soprintendenza fungendo dunque da filtro fidato», conclude Ridolfi.

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