martedì, Aprile 30, 2024
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Ieri l’inaugurazione della struttura di 1600 mq, in pieno centro storico, recuperata con una spesa di 500 mila euro. Recuperata da Comune e Regione, sarà come un museo turistico-didattico

Rivive la limonaia del «Castel»

Osservando le immagini che la ritraggono prima del recupero, che ormai è in via di conclusione (qualche rifinitura, infatti, ancora manca), la limonaia del Castèl, a Limone sul Garda, potrebbe giustificare le parole dello scrittore inglese David Herbert Lawrence: «Questi enormi, brutti capannoni sporgono come escrescenze dal fianco del monte, uno dietro l’altro, scuri e uniformi, squallidi a vedersi. Luoghi lugubri». Ospite sulla riviera gardesana tra settembre 1912 e aprile 1913, l’autore di «Viaggio in Italia» ed altri celebri romanzi ha probabilmente perso quel periodo dell’anno in cui la carica di suggestione e di vita sprigiona dalle limonaie o, meglio, dai “Giardini di limoni”: l’intenso colore verde delle piante, il terreno soffice da cui queste si innalzano, i muri in pietra che le proteggono. E ancora: il profumo intenso della fioritura, lo sbocciare del frutto, il suo colore inseriti in un contesto che dà vita ad un’architettura unica, dotata di impianto di irrigazione scavato nella pietra e arricchita da una lunga serie di oggetti in legno, utili a chiudere e coprire queste serre che costituiscono un arredo connaturato con l’alto Garda da oltre mezzo millennio. Qualche cosa di inseparabile dal paesaggio, ormai. L’ultimo intervento di recupero di una limonaia è stato presentato ieri a Limone sul Garda, presenti il sindaco Chicco Risatti, gli assessori regionali Mario Scotti (Commercio, Fiere e Mercati) e Ettore Albertoni (Culture, Identità e Autonomie), il Presidente della Comunità Parco, Bruno Faustini. Il “Giardino di Limoni”, rinato con obiettivi turistico-culturali e museali-didattici è quello dedicato a Giuseppe Segala e si trova in pieno centro storico, con entrate da via Orti e dalla soprastante gardesana. L’immagine che offre di sé la limonaia del Castèl dopo i lavori di restauro indurrebbe forse lo stesso Lawrence a riconsiderarne la definizione. Una scala in legno collega i tre livelli del casello e le coperture sono state ripristinate nella posizione e inclinazione originali, manto di copertura in coppi vecchi di recupero, canali di gronda e pluviali di scarico in rame, il tamponamento dei fronti posteriore e anteriore al secondo e al terzo livello eseguito in doppio tavolato in legno di abete. Torna, dunque, a risplendere nel centro benacense che traina il turismo bresciano, uno dei principali supporti dell’economia agricola gardesana del passato, grazie a un’operazione che ha restituito alla attività produttiva alcuni terrazzamenti mentre qualcosa da rifinire resta ancora. I lavori, comunque – assicura il sindaco Risatti – sono in via di definizione e per agosto saranno ultimati mentre, dall’autunno, le scolaresche potranno prenotare visite guidate. La struttura risale al primo Settecento e si estende su oltre 1.600 metri quadri. Il Comune l’ha in proprietà dal 1995, quando la ottenne nell’ambito di un piano integrato di recupero. I lavori più recenti hanno avuto un costo di 500.000 euro coperti per il 70% dalla Regione, intervenuta attraverso la Comunità Montana. Il resto lo ha messo il Comune. Altre spese erano già state effettuate con 100.000 euro della Regione e 14.000 euro il Comune. Le opere, iniziate lo scorso mese di settembre, sono state progettate da Beatrice Angelini e Adriano Volpato. La ricerca storica è stata curata da Domenico Fava, mentre Carlo Simoni e Fabio Festi coordinano l’inserimento di questo intervento nel sistema museale che và prendendo forma sull’alto lago e che include altri “Giardini di Limoni”.

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