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Romanzo d’infanzia di Abbondanza-Bertoni

Creato nel 1997 su un testo di Bruno Stori, che ne ha realizzato anche la drammaturgia e ne ha curato la regia assieme a Letizia Quintavalla, «Romanzo d’infanzia» è stato tradotto in quattro lingue e rappresentato in tutto il mondo con più di seicento repliche. Lo spettacolo, co-prodotto da «Teatro Testoni Ragazzi» e spettacolo «cult» della compagnia Abbondanza-Bertoni, vincitore di numerosi premi fra cui lo «Stregagatto» 1997/98, va in scena giovedì 4 aprile al Palacongressi di Riva del Garda con inizio alle ore 21.

Romanzo d'infanziaNato esplicitamente per un pubblico giovane, è stato costruito sulle musiche originali di Alessandro Nidi e coreografato da Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, che ne sono anche gli interpreti in palcoscenico. E che definiscono «Romanzo d’infanzia» uno spettacolo dedicato a tutti coloro che non possono fare a meno dell’amore; uno spettacolo che danza e parla della relazione tra genitori e figli, che commuove gli adulti e fa ridere i bambini. La parte testuale dello spettacolo è affidata alla voce fuori campo di Silvano Pantesco; il disegno delle luci è di Lucio Diana, le elaborazioni sonore di Mauro Casappa e i costumi di Evelina Barilli. La proposta è nell’àmbito di «Circuito danza» di Trentino InDanza. A Riva del Garda i biglietti (il cui costo varia da 8,50 ad un massimo di 12 euro) sono acquistabili nelle Casse Rurali del Trentino e sul sito www.primiallaprima.it.

Romanzo d'infanzia

«Romanzo d’infanzia – scrivono Letizia Quintavalla, Antonella Bertoni, Michele Abbondanza e Bruno Stori – è uno spettacolo in cui il linguaggio del teatro-danza, normalmente riservato ad un pubblico non di giovanissimi, si propone in una formula più narrativa e immediata in modo da renderlo fruibile anche dai bambini. L’infanzia è il diamante della nostra vita, è grezza e abbagliante. Si può scheggiarlo e offuscare la potenza della sua luce. E questo è male? Non so, ma fa male, molto male. Se è vero che d’amore si può impazzire è ancor più vero che senza amore si diventa matti e infelici. E che disastro i bambini senza amore o con troppo amore. Tra gli eterni deboli ci sono i bambini. Crediamo che la diversità sia un diritto che va ribadito in ogni epoca e in ogni paese. Insomma è sempre tempo di trovarsi dalla parte di chi perde, di chi è più debole. Da questi presupposti deriva un metodo di lavoro che influenza e definisce soprattutto la drammaturgia e il lavoro con i danzatori-attori, considerati più importanti del personaggio, del testo e portatori di materiale umano prezioso e vivo. Questo lavoro parla del disagio infantile all’interno dei rapporti primari-affettivi, della violenza fisica e psicologica che l’infanzia subisce a casa o nelle istituzioni, del delitto di non ascoltare i propri figli, di colpe senza colpevoli. In scena due danzatori che si alternano tra essere genitori e figli e poi di nuovo padre e figlio e madre e figlia e poi fratelli, sì, soprattutto fratelli, e alternano il subire e il ribellarsi e fuggire e difendere e proteggersi e scappare e tornare e farsi rapire per sempre senza ritorni: insomma vivere. Una dedica a tutti coloro che non possono fare a meno dell’amore».

 

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