mercoledì, Maggio 1, 2024
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Ospedali al bivio. Annuncio a sorpresa del presidente della Comunità montana. Potenziare Gavardo? I gardesani sono divisi

Salò chiuderà a fine anno

Nel dubbio se sia più opportuna la costruzione di un nuovo ospedale a Roè o il potenziamento di quello di Gavardo si insinua una certezza: la chiusura di quello di Salò, dal 31 dicembre. Da fine anno i pazienti saranno trasferiti a Villa Barbarano o Villa Gemma, in seguito a una convenzione che avrà durata triennale. Lo ha affermato venerdì sera Bruno Faustini, nel bel mezzo dell’assemblea della Comunità Parco, in cui si stava discutendo, appunto, del futuro della sanità sull’alto lago. La comunicazione, ha detto il presidente, gli è pervenuta dall’Azienda ospedaliera. Una chiusura, quella di Salò, annunciata subito dopo quella di Santa Corona, a Fasano. Fino a quel momento, la discussione era stata centrata sul costo reale del nuovo ospedale di Roè Volciano. «Se la previsione di 47 milioni di spesa è davvero fondata – hanno detto in molti della maggioranza di centrodestra – questa potrebbe essere affrontata con i 29 milioni della Regione e con la vendita dei due attuali ospedali di Salò e Gavardo: mancherebbero solo pochi milioni per coprire l’importo necessario. Se, invece, la somma da utilizzare è molto superiore, perché il direttore dell’Azienda ospedaliera di Desenzano, Mauro Borelli, non fornisce risposte chiare agli amministratori nelle sedi istituzionali anziché portare avanti il dibattito sulla stampa»? Ma non bisogna dimenticare, ha sottolineato più di un consigliere, che mai, nella zona, era stata stanziata prima d’ora una cifra tanto ingente per la sanità, anche se lo sforzo potrebbe non essere sufficiente. Giorgio Venturini e Giuseppe Codenotti hanno invece ribadito un dato di fatto, che differenzia l’alto Garda dalla Valsabbia: tutti i sindaci e il presidente della Comunità montana della valle hanno firmato un unico protocollo d’intesa con l’Azienda ospedaliera. Nello scritto, condividono le strategie del direttore Borelli: potenziamento dell’ospedale di Gavardo con un nuovo blocco da 200 posti letto e sistemazione dei poliambulatori di Nozza, Vestone e Gargnano con realizzazione di punti di primo intervento ed elisuperficie. Accantonata definitivamente, di conseguenza, l’ipotesi di un nuovo ospedale a Roè. Sull’alto Garda la musica è diversa. Basti pensare che, in contemporanea con l’assemblea di Gargnano, si svolgeva, a Limone, una riunione tra i sindaci altogardesani. Non tutti, ma solo quelli «sintonizzati» con i colleghi della Valsabbia e con Borelli (ne parliamo nel riquadro). Il Comune di Gardone, dal canto suo, si dice disponibile a sottoscrivere il protocollo d’intesa già firmato dai valsabbini, «a condizione che, nel definire l’offerta sanitaria di tipo riabilitativo, resti confermata a Fasano, previo accordo con gli Spedali Civili, la riabilitazione cardiologica e non solo». Ma Battista Berardinelli ha invitato a riflettere sul protocollo firmato in Valsabbia che «parla di cancellare ogni cosa sul Garda». Situazione complessa e tutta da definire, dunque, anche se nel corso del dibattito è andata ad assumere consistenza sempre maggiore l’ipotesi di interventi di «ripiego», in caso di impossibilità di procedere alla costruzione di Roè. Ed è emerso anche il timore che la mancanza di una linea comune tra amministratori altogardesani possa avvantaggiare le richieste di altri. Il presidente Bruno Faustini ha diffuso il testo della mozione consegnata nei giorni scorsi ai sindaci e attorno alla quale si tornerà a discutere martedì. Vi si sostiene la necessità di mantenere in vita i presidi di Salò e Fasano (destinati a chiudere i battenti), di potenziare Gargnano non solo nella struttura ma adeguandone l’organico. In caso, poi, saltasse l’ipotesi di un nuovo ospedale, bisognerà provvedere alla ristrutturazione di Gavardo ma anche di Salò, potenziando Gargnano, Nozza e Vestone. Tutti d’accordo con Faustini sul «rendere più efficaci i servizi, organizzandoli adeguatamente. Servono più medici per servizi ambulatoriali e attrezzature per il servizio di telecardiologia. Non bastano le piazzole per gli elicotteri, servono anche le ambulanze per trasferire i malati». Per Zambelli, della minoranza, «il vero problema della sanità altogardesana è costituito dal continuo ridursi dell’offerta sanitaria pubblica, che ha in carico i servizi più onerosi, a favore di quella privata, che svolge i più redditizi. Quanto ai direttori sanitari, è assurdo che se ne cambi uno ogni due anni».

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