venerdì, Maggio 3, 2024
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Il gioiello più ammirato del paese tornerà di proprietà comunale, il Banco Popolare paga i lavori Finanziati i restauri

San Nicolò può risorgere

Con l’avvio della bella stagione il lago si rianima. Il sole porta i turisti a girovagare per le viuzze e per le calli lacisiensi. Non manca la visita al porto vecchio e alla attigua chiesetta di San Nicolò al Porto. Grazie alla disponibilità di alcune signore volontarie la chiesetta, da pochi giorni, è aperta al pubblico dalle 7,30 ininterrottamente fino alle 20,30 di ogni giorno. L’afflusso dei visitatori è continuo e l’ammirazione in crescendo. Sono soprattutto gli stranieri a rimanere estasiati nell’ammirare gli affreschi e lo stile romanico del minuscolo tempio. Ma gli affreschi e la staticità di San Nicolò sono, giorno dopo giorno, sempre più in pericolo. L’umidità del sito, la vicinanza all’acqua del porto, un certa incuria, stanno portando la chiesetta verso uno stadio di non ritorno. La proprietà della chiesetta è della parrocchia di Lazise, grazie all’ultimo concordato fra Stato e Chiesa. Un tempo però, non tanto lontano, negli anni Cinquanta, l’immobile era stato restaurato a cura dell’amministrazione comunale con l’allora sindaco conte Everardo Macola. La proprietà, a quel tempo, era infatti ascritta al Municipio, come del resto ben si evince sul portale d’entrata dalla scritta L.C., ovvero Lacisiensis Comunitatis. La parrocchia ha già espresso, ancora un anno fa, la disponibilità a cedere al Comune di Lazise il bene, previo uno scambio di lettere fra le due amministrazioni nelle quali si evinca che la chiesa resta deputata al culto religioso e che, qualora l’amministrazione comunale intenda utilizzarla per iniziative di carattere culturale, dovrà richiederne l’utilizzo alla parrocchia di Lazise. A questo proposito si sta interessando il segretario comunale per redigere un atto che preveda sia il passaggio della proprietà, sia le modalità di utilizzo. Frattanto il Comune, ancora con l’amministrazione Sebastiano, nel 2002, ha dato incarico all’ingegnere Narciso Munari di redigere un progetto per il restauro totale della chiesa e per il recupero dei bellissimi affreschi in essa contenuti. Per far fronte a questa spesa, importante per le casse comunali, il sindaco si era rivolto alla presidenza del Banco Popolare di Verona e Novara. La banca ha dato l’assenso di massima a un importante contributo per dare corso ai lavori. Le lungaggini buracratiche, la necessità del passaggio di proprietà fra parrocchia e Comune di Lazise, con il preventivo assenso della Curia vescovile di Verona, stanno rallentando l’inizio dei lavori di restauro. Gli affreschi e gli intonaci stanno cadendo giorno dopo giorno. Occorre quindi fare presto per salvare il più possibile del patrimonio conservato nella chiesetta di San Nicolò. Per iniziativa della Soprintendenza ai beni architettonici, mesi orsono, è stato restaurato l’affresco della Madonna del latte. La pala della Pietà, posta nell’abside, è stata restaurata grazie all’intervento di alcuni privati, come pure cornice e candelabri. Nel 2002 è stato restaurato il tetto, dopo la terribile grandinata dell’agosto 2002, a totale carico dell’amminstrazione comunale. Ora resta da fare la parte più importante e sicuramente la più onerosa. Occorre però accelerare le procedure burocratiche, perché finalmente possano partire i lavori di resaturo e quindi attingere ai fondi che il Banco Popolare di Verona e Novara, presieduto da un lacisiense de soca , ha messo a disposizione per questa opera d’arte tanto amata. San Nicolò se lo merita, eccome. Sergio Bazerla Lazise. La chiesetta di San Nicolò sorge a fianco del porto. Fu costruita, probabilmente, nel XII secolo dalla classe degli Originari che la dedicarono a san Nicolò di Bari, venerato nel Medio Evo, quale protettore delle scuole e dei naviganti. In origine aveva un’abside semicircolare, tutta decorata a fresco; ma la confraternita della Disciplina nel 1595 la demolì, per sostituirla con l’attuale. Il Comune, però, in segno di giuspatronato, impose che fosse posto alla sommità dell’arco trionfale il suo stemma con la scritta «C.L. MDCXCV» (Communitatis Lacisiensis, 1695). Il lato settentrionale aveva un atrio dalla forma di portico, sotto il quale si facevano atti notarili, come si usava in quei tempi, e si depositavano merci, per le quali la confraternita riceveva una tassa «a lauda di Dio et Santo Nicolò». Il portico fu demolito per deliberazione consigliare del 1792 perché nei giorni piovosi i conducenti vi ricoveravano i propri animali e perché certi pescatori lo usavano, di giorno e di notte, come fosse un pubblico dormitorio. Il governo del regno Italico, sciolta nel 1806 la confraternita, tentò di incamerarla, ma il Comune seppe sventare quei rapaci propositi. Dopo l’ordine vescovile del 1879, invece di averne restauro, fu convertita a usi profani diventando successivamente magazzino, teatro, alloggio di soldati, abitazione e perfino cinematografo. La chiesa è interamente affrescata al suo interno. Questi affreschi, scrive don Agostini nel suo libro su Lazise, per lo più sarebbero stati eseguiti dopo che Giotto dalla corte degli Scaligeri aveva influito, come scrive il Simeoni, sui pittori veronesi, promuovendo un grande rinnovamento nella pittura, ancora bizantineggiante nei primi anni del Trecento.

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