mercoledì, Maggio 1, 2024
HomeAmbienteLivelli delle Acque del Lago di Garda«Spartizione del lago, si faccia subito l’accordo»
Senza intesa tra le Regioni, la riforma resta sulla carta

«Spartizione del lago, si faccia subito l’accordo»

Si fa presto a dire «federalismo demaniale». Il governo l’ha approvato, il neoministro Aldo Brancher (alle prese in queste ore con ben altri problemi) dovrà attuarlo. Ma sul Garda già si discute su quali benefici porterà. Sulla carta, i sindaci dei comuni lacustri possono tirare un sospiro di sollievo: le esangui casse dei loro comuni dovrebbero rimpinguarsi, una volta che lo Stato vi cederà la proprietà dei suoi beni. Basta pensare alle spiagge e ai porti, che potrebbero trasformarsi in vere e proprie galline dalle uova d’oro se i comuni potranno incassare direttamente i proventi delle concessioni. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il lago. Sì, perché il testo approvato dal parlamento prevede che per i laghi divisi tra territori diversi – com’è il caso del Garda, le cui sponde bagnano Veneto, Lombardia e Provincia autonoma di Trento – ci debba essere un accordo tra le regioni di competenza per concordare l’utilizzo delle acque e spartirsi così il bottino. «Sarà un accordo molto semplice», profetizza Daniele Molgora, presidente della Provincia di Brescia e parlamentare leghista, che ha ricostruito l’iter della legge ieri mattina in un convegno a Garda, dal titolo «Federalismo fiscale e demaniale: cosa cambia ora sul Garda?» (organizzato dall’associazione Giovani Giornalisti di Verona). Il suo ottimismo è condiviso anche dall’assessore al turismo della Regione Lombardia, Monica Rizzi: «Trovare un accordo non sarà un problema». La storia insegna tuttavia che simili intese sono in realtà tutto fuorché facili. Sul Garda, i tentativi di creare organismi di coordinamento interprovinciale si sono scontrati con l’indisponibilità dei diversi livelli di governo di abdicare a parte della propria sovranità. E così i nodi non sono stati sciolti: Claudio Molinari, senatore del Pd ed ex sindaco di Riva del Garda, ricorda il caso della navigazione pubblica sul lago. «È tutto fermo da vent’anni proprio a causa del mancato accordo tra le Regioni». Per Giampaolo Fogliardi, deputato veronese del Pd e già sindaco di Castelnuovo, «andava valorizzata la comunità del Garda». Per ora, sono le Province ad aver preso l’iniziativa. Verona, Brescia e Trento daranno vita ad un comitato delle Province del Garda, con lo scopo di coordinare le proprie politiche sul turismo, l’ambiente e la pesca. «Ma prima di tutto è necessario un accordo tra le Regioni, che deve essere portato a casa velocemente sulla base dei desiderata dei 26 comuni rivieraschi – avverte Molinari – Solo dopo possono entrare in gioco i diversi livelli di governo». «Il federalismo demaniale? Per il momento sul Garda non dovrebbe cambiare molto, in assenza dell’accordo tra le Regioni – riconosce il sindaco di Brenzone Rinaldo Sartori – Già oggi, per altro, la gestione dei beni lacustri è delegata ai comuni, ma le somme ricavate vanno alla Regione, che ce le dovrebbe poi restituire, in ogni caso con molto ritardo». Se una riforma a costo zero per lo Stato, come il federalismo demaniale, incontra già così tanti ostacoli alla sua concreta applicazione, si può solo immaginare quanto sia accidentato il percorso del federalismo fiscale, che comporta una radicale redistribuzione di risorse tra nord e sud (a vantaggio del nord). La manovra di Tremonti – con i suoi tagli «orizzontali» e basati sulla «spesa storica» e non sui costi standard – non va certo in questa direzione. «Sarà un bagno di sangue – dice il sindaco di Verona Flavio Tosi – serve un patto tra virtuosi, perché in Parlamento c’è gente come l’ex sindaco di Catania o l’ex presidente dell’azienda rifiuti di Palermo, entrambi del Pdl, che non stanno certo lì per portare a casa il federalismo». 

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