lunedì, Maggio 6, 2024
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Alta Velocità realizzerà una galleria a 50 metri dai portici

Tav, treni sotto al Frassino I frati bocciano il progetto

Preoccup azione. Pessimismo. Stanchezza. «La prima perchè l’ empasse in cui s’è arenato il progetto dura da troppo tempo e non vedo soluzioni all’orizzonte». Il secondo «perchè in altre città i cantieri sono già aperti mentre noi stiamo ancora a discutere sulle carte». La terza perchè «è da nove anni che si parla di Tav, che si cercano soluzioni intelligenti capaci di accontentare tutti ma ogni volta che si crede di essere arrivati al quid c’è sempre qualcosa che non va e qualcuno che rimette in discussione le scelte fatte». Se tre parole bastassero a riassumere la fase in cui è arrivato il progetto dell’Alta Velocità nel Veronese, Gilberto Pozzani, assessore alla viabilità della Provincia, non ne troverebbe di più indicate. «Niente di positivo» sboffonchia, «e il guaio grosso è che se non ci diamo una mossa rischiamo di perdere letteralmente il treno estromettendo Verona da un circuito importante. Questo qualcuno non lo vuol capire e questo, alla fine, costerà un caro prezzo». A non voler capire – più che i comitati contro, gli ambientalisti, i cittadini ostili e le amministrazioni comunali ancora da convincere – sono gli stessi politici. «E’ così» sottolinea Pozzani, «adesso dipende tutto da loro: al punto in cui siamo arrivati, a decidere se andare avanti o se fare una clamorosa retromarcia, possono essere solamente i poteri forti: la faccenda deve essere risolta a livelli più alti del quartiere o del piccolo centro, va oltre il municipio o la stessa Provincia». «Ora sono chiamati a prendere in mano questa bagarre , perchè così mi sento di definire questo eterno progetto della Tav», chiosa Pozzani, «la Regione e il Governo, Venezia e Roma devono dare l’ imput per far decollare i lavori e trovare le soluzioni giuste per quadrare il cerchio. Se non si decide qualcosa in fretta, Verona come Vicenza possono salutare l’Alta Velocità, contente forse per aver evitato tanti disagi ma certamente costrette, a mio avviso, a dannarsi per il futuro». Uno dei punti dolenti del tiramolla veronese che impegna le Ferrovie dello Stato in lunghi incontri con controparti mai disponibili ad accettare progetti e studi di fattabilità, è quello del Santuario della Madonna del Frassino. «Confermo» replica Pozzani, «quello è proprio un grande interrogativo insieme al tracciato nella zona est della provincia, da Porta Vescovo a San Bonifacio. Bene, le Fs hanno presentato diversi progetti mai del tutto accolti dai religiosi e dall’amministrazione comunale di Peschiera, solo che adesso è arrivato il momento di mettere dei punti fermi e rinunciare al proprio orticello nell’interesse comune. Che la zona richieda particolare attenzione» riconosce Pozzani, «è vero; che il complesso religioso abbia un valore storico-artistico e sia meta di pellegrinaggi da tutta Italia e quindi necessiti di tutele particolari, anche quello nessuno lo può mettere in discussione; che le Fs si debbano quindi muovere con un particolare occhio di riguardo, pure su quello siamo tutti d’accordo, Ferrovie in testa, e fin qui hanno dimostrato massima disponibilità. Credo però che la richiesta arrivata da più parti – dal comune e dall’ordine dei frati in primis – di non voler la Tav in zona Frassino e di farla passare 10 chilometri a sud del paese, non possa essere presa in considerazione. L’Alta velocità deve correre parallela all’autostrada e se questo da un lato crea enormi difficoltà per la presenza di alcuni ostacoli» conclude Pozzani, «dall’altro porta enormi vantaggi in termini di impatto ambientale, perchè sfrutta un tracciato già segnato che non ha bisogno, seguendo la linea della A4, di interventi eccessivamente invasivi. Nel caso in cui la linea in superficie, come è per il Frassino, non sia possibile, si ricorre alle gallerie sotterranee. Non c’è alternativa e perdersi ancora in estenuanti discussioni può essere deleterio. Per tutti». E’ stato proprio per aggirare l’ostacolo del santuario mariano e per evitare di passargli troppo vicino, che le Fs hanno previsto un tunnel sotto l’autostrada. «L’importante adesso, per partire» ha concluso Pozzani, «è che le parti coinvolte sottoscrivano il progetto e che a Roma decidano in fretta chi tocca realizzarlo. Di tempo ne è stato perso troppo ed è dovere di tutti, adesso, cercare di fare il possibile per recuperare». Un appello che cade immediatamente nel vuoto perchè «se fosse per noi, per quello che qui facciamo e rappresentiamo, la Tav non passerebbe nemmeno sotto terra…». A parlare è il priore del Frassino, padre Oreste Marcato, che usa le stesse parole di Pozzani, preoccupazione – pessimismo – stanchezza, per descrivere la totale chiusura dei religiosi verso il progetto, ma le usa con spirito diverso. «Primo: sono terrorizzato e quindi pure io preoccupato dalla Tav» spiega, «per tutto quello che significherà prima realizzarla e poi sopportarla. Secondo: nemmeno io sono ottimista soprattutto se penso al giorno in cui qui arriveranno le ruspe: per noi, sarà la fine perchè i binari ci correranno praticamente sotto ai piedi e le vibrazioni non ci daranno tregua. Il santuario è stato costruito nel 1500, non è certo antisismico nè anti-rumore: chi garantisce per l’incolumità delle migliaia di visitatori? Terzo: se l’assessore è stanco di attendere soluzioni arenate da tempo, io invece lo sono di scervellarmi e di combattere contro questa ineluttabile realtà. Ma come si può pretendere che non protestiamo? La gente viene qui per cercare serenità e per stare in pace, con la ferrovia non sarà più così e questo posto perderà di valore. Comunque sia chiaro» garantisce il priore, «noi non ce ne andiamo, siamo una decina di religiosi e qua, a Dio piacendo, abbiamo intenzione di concludere la nostra vita». Posizioni rigide da parte anche del comune che, attraverso il vice sindaco Umberto Chincarini, su un punto in particolare non demorde: «L’ultimo progetto che le ferrovie ci hanno sottoposto l’abbiamo rifiutato. Siamo in attesa del nuovo in cui pretendiamo risposte chiare a dubbi mai risolti. Per esempio: durante i lavori, la viabilità ordinaria per raggiungere il santuario e il vicino cimitero, come sarà organizzata? Il terreno sopporterà la galleria? E questa, sarà scavata a cielo aperto e poi ricoperta o realizzata lavorando direttamente sottotterra? Quanto alle vibrazioni, è possibile predisporre dei test che garantiscano la loro inconsistenza? Insomma» conclude Chincarini, «giù a Roma la fanno troppo facile sotto tanti punti di vista, da quello dell’impatto ambientale a quello dei reali disagi che graveranno sul convento. Ritengo, come l’assessore Pozzani, che i vari problemi vadano risolti attraverso un ampio confronto tra Comune, Provincia e Regione. E’ l’unica alternativa per evitare di ritrovarci tra 10 anni a parlare ancora di tracciati e di impatto ambientale».

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