giovedì, Aprile 25, 2024
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Da febbraio ad oggi trovati 10 casse di detonatori, 800 chili di esplosivi, 12mila ordigni funzionanti. Brillate in loco quelle al fosforo

Trimelone, bombe senza fine

Le bombe recuperate nelle acque circostanti l’isola del Trimelone non finiscono mai. Solo questo si può dire dando conto degli ultimi ritrovamenti da parte degli uomini della Marina militare italiana, sull’isolotto agli ordini del Capitano di Fregata, Bruno Marconi. Dalle acque del Garda sono state infatti recuperate 10 casse contenenti detonatori e cariche esplosive, perfettamente in grado di funzionare e tutte depositate l’una vicina all’altra, a 20 metri di profondità, sul costone a sud del Trimelone. Ogni cassa contiene qualche migliaio di detonatori di pochi centimetri che, se percossi, esplodono.Oltre a questo, dal 29 gennaio ad oggi altri 12 mila ordigni di vario tipo e grado di pericolosità, 800 chili di balistite (propellente esplosivo delle bombe) in strisce e tubetti; 20 chili di esplosivo sfuso. Il tutto va sommato al cairco di 36mila chili, tra cui bombe a caricamento speciale, cioè ordigni incendiari al fosforo bianco, recuperati già nel 2006 grazie all’intervento dei militari e della ditta Bo.sca di Venezia.Oggi sul Trimelone ci sono otto militari del nucleo Sdai, sminamento difesa anti mezzi insidiosi, della Marina militare di Ancona, praticamente la squadra quasi al completo, e tre o sei uomini a seconda dei momenti, dell’ottavo reggimento del Genio guastatori della Folgore di Legnago, agli ordini del tenente Giuseppe La Ianca. Tra questi, soldati con brevetto Eod (che sta per bonifica ordigni esplosivi). Sull’isola i militari stanno facendo brillare moltissime bombe incendiarie al fosforo bianco, recuperate dalla Marina a pochi metri di profondità. «Questi ordigni», spiega il capitano Marconi, «sono i più pericolosi se recuperati da gente inesperta. Sembrano delle lattine arrugginite e in realtà, a contatto con l’aria, prendono subito fuoco e non c’è modo di spegnerle se non con il solfato di rame». Una di queste bombe, una volta accesa, fa fuoco per 15 o 20 minuti, oltre ad un densissimo fumo bianco, e i militari le trasportano sul lato nord dell’isola trattenendole in secchi pieni d’acqua, e incendiandole poi una ad una. «Qui sotto», prosegue Marconi, «abbiamo trovato di tutto: prevalentemente ordigni della seconda guerra mondiale, bombe a mano, mine antiuomo e mine anticarro. Bombe tedesche o inglesi, quasi tutte funzionanti. Si deteriorano solo l’involucro o le spolette di innesco ma l’esplosivo rimane valido, se innescato correttamente». La collaborazione tra la Marina e gli uomini dell’ottavo Genio gastatori della Folgore di Legnago è quotidiana: i primi recuperano dalle acque, pattugliano e mappano i fondali, i secondi distruggono i residuati bellici sull’isola o li portano a brillare nella cava di Caprino.«Anche da questo punto di vista», dice il tenente La Ianca, «non abbiamo avuto alcun problema e, grazie al supporto dei carabinieri di Malcesine, che pattugliano da terra l’isola, tutto si svolge in sicurezza, anche alla cava Campagnari». Tra i militari della Marina c’è un infermiere, pronto a prestare i primi soccorsi in caso di bisogno. Qualche giorno fa al Trimelone c’è stata una simulazione di intervento d’urgenza con l’elicottero e il medico del 118 di Verona atterrato sull’isola. «Abbiamo voluto accertarci», spiegano i militari, «che in caso di necessità si possa soccorrere, per garantire a noi stessi margini di sicurezza adeguati». Tutto è andato per il meglio.«La gente di Assenza», dice Davide Benedetti, assessore ai lavori pubblici di Brenzone, «si è spaventata vedendo l’elicottero, e in molti hanno chiamato in municipio». Ma l’assessore è preoccupato per il continuo recupero di ordigni. «Pensavamo», afferma, «che il quantitativo di bombe recuperate sarebbe iniziato a calare dopo il lavoro fatto lo scorso anno e invece no. Finora la Regione e il dipartimento centrale della protezione civile hanno stanziato un milione e 260 mila euro. Il termine dei lavori dovrebbe essere a fine aprile o, al più tardi, ai primi di maggio. L’unico problema è che, nonostante i lavori siano andati finora benissimo, quanto già stanziato potrebbe non bastare per portare a termine la bonifica dei fondali fino a 35 metri».Solo nelle prossime settimane si saprà se questo timore si tramuterà in una seconda richiesta straordinaria e urgente di contributi. Già a metà dello scorso anno infatti, a fronte della quantità industriale di ordigni recuperati, il sindaco di Brenzone, Giacomo Simonelli, e lo stesso Benedetti avevano dovuto firmare una simile richiesta.

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