A due settimane dal «processo» a palazzo Callas, il nodo del turismo e delle sue prospettive continua a tener banco nella penisola catulliana, che ha ospitato ieri un nuovo convegno sul tema «Sirmione: quale futuro per il turismo?», promosso dalla Società Terme e dalle associazioni albergatori e commercianti cittadine. Fulcro del dibattito, svoltosi al palazzo dei congressi, è stata una ricerca commissionata dagli stessi promotori alla società «Trademark Italia», che ha fornito «informazioni preziose sulla percezione dei turisti, sul pensiero degli operatori, sulla realtà e sull’offerta turistica di Sirmione». Dopo i saluti del sindaco Maurizio Ferrari, convinto della necessità, da parte degli imprenditori, «di formulare una proposta unitaria per il turismo», ha preso la parola l’assessore al Turismo della Provincia di Brescia, Ermes Buffoli, che ha sottolineato l’importanza delle cosiddette sinergie, individuando nella collaborazione tra gli enti coinvolti la ricetta per il rilancio di Sirmione e, più in generale, del turismo gardesano: «Vogliamo realizzare dei progetti condivisi, in grado d’indirizzare lo sviluppo del territorio. Questa è la nostra scommessa». Il pezzo forte del convegno è stato presentato da Aureliano Bonini, presidente di «Trademark Italia», che ha esposto i risultati della ricerca condotta su un vasto campione di turisti. Bonini ha illustrato le direttrici dell’indagine, sintetizzate dal bivio al quale la città si trova, «cosa essere, cosa diventare, cosa cambiare». Secondo le indicazioni degli operatori, Sirmione deve «decidere se essere città chiusa o città aperta», mentre per i turisti le richieste più numerose e interessanti dal punto di vista amministrativo riguardano il miglioramento dei trasporti (9,5% degli interpellati) e della viabilità (7,5%). Emerge come fonte attrattiva primaria la bellezza del luogo, seguita dalle Terme di Catullo e dalla qualità dell’alloggio. In sintesi, il voto assegnato a Sirmione dalla clientela turistica si assesta su un dignitoso 7,2, che risulta positivo «se comparato con risultati emersi da indagini analoghe realizzate in altre località». La rilevazione numerica presentata da Rci ha poi offerto dati confortanti sull’affluenza di turisti al castello, che in regime di alta stagione raggiunge una media settimanale di 100 mila unità, seguiti dai 17 mila trasportati dai battelli della Navigarda. Al termine di questa carrellata di risultati Dino Barelli, presidente dell’Associazione albergatori di Sirmione, ha definito la ricerca svolta «un contributo delle nostre aziende alla comunità sirmionese». A invocare poi una scelta radicale in ambito amministrativo è stato il presidente di Ascom-Fipe cittadino, Raoul Negri: «Dobbiamo trasformare Sirmione in una località turistica aperta tutto l’anno». In chiusura, dopo il piano delle «Riflessioni sulla mobilità turistica», realizzato dallo studio Agorà per l’Amministrazione comunale, l’intervento di Massimo Zanello, assessore al Turismo della Regione Lombardia, che ha accennato i contenuti della riforma sulla promozione turistica: «La Regione ha in atto un’azione di riforma in fase avanzata, che prevede il finanziamento dei progetti e non delle strutture. Si mira, in definitiva, al superamento dell’Aziende di promozione turistica».
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A due settimane dal «processo» a palazzo Callas, il nodo del turismo e delle sue prospettive continua a tener banco nella penisola catulliana