domenica, Gennaio 26, 2025
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Ivo Bertamini prevede mille quintali in più di produzione rispetto al 2000

Abbondante e sana: questo è l’anno dell’oliva

Per l’olivicoltura del Basso Sarca si annuncia un’annata d’oro. Da primato. Sono previsioni già indicate dall’Assoiazione Agraria di Riva e confermate da Ivo Bertamini, proprietario del frantoio di Vignole che proprio ieri è entrato in funzione. Rispetto alla produzione dello scorso anno, che si è attestata attorno ai 7 mila quintali, il 2001 dovrebbe riservare 8 mila quintali di oliva, forse più. La resa, cioè il rapporto tra il peso dell’oliva e quello dell’olio ricavato con la spremitura, per ora è pari al 10%, ma più avanti, quando i frutti si asciugheranno, migliorerà fino al 17%.La lunga estate calda, caratterizzata da piogge frequenti ma non abbondanti, ha determinato il boom dell’oliva nostrana, al quale ha contribuito l’adozione delle nuove tecniche di lotta alla mosca olearia. In luglio sono state collocate le «trappole» che inducendo confusione sessuale nell’insetto ne hanno impedito la riproduzione e la diffusione. «Questo sistema si è rivelato molto efficace: ha funzionato per il 95% delle coltivazioni, considerando che nelle zone pianeggianti la copertura è stata totale, un po’ meno invece in collina – dice Ivo Bertamini, che è un esperto del settore – E così le olive cadute a terra sono molto poche. Comunque l’incremento della produzione in Busa va attribuito, almeno in parte, anche al diffondersi dell’olivicoltura. Da qualche anno a questa parte, in primavera si mettono a dimora dalle 800 alle 1000 nuove piante. Di conseguenza il frantoio lo dovrò far funzionare tutti i giorni e gran parte delle notti fino alla metà di febbraio». Dal «torchio» di Bertamini passa circa un terzo degli 8 mila quintali di oliva della Busa. Ad esso si rivolgono i coltivatori che preferiscono la spremitura secondo il metodo tradizionale che utilizza le macine di pietra. Una peculiarità che attira a Vignole decine di scolaresche e diverse emittenti televisive estere. I tempi di lavorazione sono ovviamente quelli lenti di un tempo, tuttavia la recente installazione di una seconda macina consente a Bertamini di trattare in un’ora 6 quintali di olive rispetto ai 3 degli anni passati. «Il vecchio metodo è una prerogativa che attira noi produttori – commenta Enzo Bonetti, che in quel di Ceole possiede un oliveto di ben 800 piante e, tra l’altro, fa parte del direttivo dell’Associazione olivicoltori del Triveneto – Il prodotto non viene alterato. Basta osservare l’olio che in questo momento sta uscendo dal frantoio di Bertamini: le analisi hanno rilevato un’acidità dello 0,01%, praticamente nulla, sicuramente lontana dal limite fissato dalla legge che è tra lo 0,1% e lo 0,3%. Rimane il problema dell’antieconomicità della coltivazione dell’oliva. Se dovessi mettere in conto il mio tempo, dovrei chiedere almeno 50 mila per un litro d’olio, contro le 20 mila circa del mercato.

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