venerdì, Ottobre 11, 2024
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A Montichiari e a Ghedi prosegue la sorveglianza anti-terrorismo: schierati i bersaglieri. Controlli a tappeto: i soldati resteranno fino a primavera

Aeroporti, guardia senza sosta

Operazione Domino. Obbiettivo: vigilare sulla sicurezza di luoghi considerati potenziali bersagli di atti terroristici, aeroporti, basi militari, centrali elettriche, industrie, all’indomani dell’attentato di New York. Fucile Beretta Ar 70/90 in dotazione, giubbotti antiproiettile e robusti guanti per proteggersi dall’inverno gelido, i soldati dell’11° reggimento bersaglieri di Orcenico Superiore (Pordenone) vigilano sulla sicurezza dell’aeroporto civile di Montichiari, dell’aerobase di Ghedi, per spingersi fino al complesso industriale dell’Enichem a Mantova. Sono un centinaio gli uomini al comando del ten. Paolo Rosato, tutti soldati di professione. I volontari in ferma annuale ormai possono essere impiegati solo in situazioni definite di basso rischio. Da un paio di mesi i bersaglieri pattugliano le strade e lo spazio aeroportuale monteclarense; a Ghedi controllano solo l’esterno dell’aerobase italiana poichè l’aeronautica dispone della vigilanza interna, la Vam. In servizio dal 23 novembre, l’11° reggimento ne avrà ancora per un mesetto; poi il comando di Vittorio Veneto deciderà a chi affidare i restanti tre mesi di sorveglianza. In tutto sei mesi, tanto dovrebbe durare il compito, semprechè il Governo non decida una proroga che dipenderà dalla situazione internazionale. I Defender della Range Rover (scordatevi la Campagnola, anche se si continua a chiamarle così le jeep dell’Esercito) e i Vm90 lasciano, giorno e notte, a turni di sei ore, la caserma Serini a due passi dalla Fascia d’Oro che li ospita. La formazione, due o tre veicoli a seconda delle esigenze, marcia ad andatura moderata 30-40 chilometri all’ora; nel solo mese di dicembre il pattugliamento ha macinato ben 30mila chilometri. La radio di cui è attrezzato ciascun veicolo invia messaggi criptati e tiene i collegamenti con le centrali, mentre un militare su tre dispone di uno speciale telefono cellulare di servizio. Il «diario di bordo» finora è rimasto privo, fortunatamente, di segnalazioni di pericolo. I militari possono effettuare controlli su automobili ritenute sospette e nell’ipotesi peggiore trattenere persone in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine non avendo la qualifica di Polizia giudiziaria. Ma finora non ce n’è stato bisogno. L’unico episodio movimentato, se così possiamo definirlo, è stato un violento tamponamento di qualche sera fa quando un automobilista che ha perso il controllo della propria auto ha centrato un veicolo militare. Gran spavento, la macchina sfasciata, per fortuna senza conseguenze gravi per il civile alla guida e i soldati. L’Operazione Domino ha schierato quattromila uomini. Il Nord-ovest, uno delle grandi aree in cui è stato suddiviso il territorio nazionale, vigila sugli obbiettivi sensibili di Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta. I reparti schierati sono tutti alle dipendenze del 10° reggimento guastatori di stanza a Cremona con a capo il colonnello Zambuco. La Lombardia, a sua volta, con una ventina di siti e circa 500 uomini a disposizione risponde al ten. col. Silvio Zagli, comandante del battaglione Ticino, inquadrato sempre nel 10° reggimento. Per una coincidenza sia il 10° guastatori che l’11° bersaglieri appartengono alla Brigata Ariete. Tra un mese Vittorio Veneto deciderà a chi affidare il compito ora assegnato a Cremona, ma per chi torna in caserma si annunciano subito nuovi impegni. Come per il battaglione Ticino che in luglio raggiungerà il Kosovo. C’è da rendere inoffensivo un bel mucchio di ordigni, opera nella quale a Cremona vantano una consolidata esperienza e disponibilità di mezzi sofisticati. Proprio per le loro capacità una cinquantina di uomini del reggimento sono in Afghanistan. E adesso, a completare la gamma, l’arrivo delle unità cinofile per l’individuazione degli esplosivi. La stessa esperienza possono vantarla i bersaglieri che conoscono Bosnia e Kosovo come le loro tasche. D’altra parte la proiezione internazionale dell’Esercito italiano è confermata dalle numerose missioni in corso oltreconfine che vedono impegnati circa 8mila uomini.

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